Gli ambientalisti finanziati da Gazprom?

Molti indizi non fanno una prova, ma rimangono indizi

Siete in tanti ad aver portato alla nostra attenzione un articolo apparso su Italia Oggi il 18 marzo 2022, a firma Tino Oldani, che titola:

Rivelazione shock: gli ambientalisti contro il nucleare e pro-gas russo sono stati finanziati da Gazprom negli Usa e in Germania

La domanda che ci fate è quanto sia affidabile quello che raccontano. La prima risposta da dare a chi ce l’ha segnalato è che Oldani cita (anche se non la linka) la sua fonte:

Fonte della rivelazione è il francese Dominique Reynié, direttore di Fondapol (Fondazione per l’innovazione politica), sede a Parigi, che ha appena pubblicato un’ampia ricerca sui punti di forza e su quelli deboli di 55 democrazie nel mondo, intitolata «Libertà: la sfida del secolo». Nel commentare lo studio, scrive il giornale liberale Contrepoints, Reynié ha detto: «Abbiamo trovato finanziamenti Gazprom, in particolare alle Ong ambientaliste, che hanno fornito ministri ad alcuni paesi, che poi hanno intrapreso una sorta di restituzione del favore schierandosi per l’uscita dal nucleare».

Quindi la fonte è la dichiarazione fatta dallo stesso Dominique Reynié, autore dello studio citato, durante un’intervista. Dichiarazione che potete sentire in francese qui:

La citazione è solo lievemente diversa (si cita il Belgio come esempio, nulla di più) da come la riporta Italia Oggi, ma il senso è quello:

On a retrouvé des financements de Gazprom en particulier dans des ONG écologistes qui ont fourni des ministres à certains pays d’Europe comme la Belgique, par exemple, et qui ensuite sont embarqués dans une sorte de retour d’ascenseur en défendant la sortie du nucléaire…

Questa affermazione è attendibile? Ovviamente per poter rispondere alla domanda in maniera esaustiva dovremmo verificare tutte le fonti su cui Reynié basa la propria affermazione, fonti che sono presenti nel lavoro pubblicato dalla Fondazione che dirige tra gennaio e febbraio 2022. Il materiale da leggere è tantissimo, ma senza vere pistole fumanti, solo prove circostanziali.

Noi non siamo titolati per poter affermare che ogni fonte citata sia attendibile al 100%, quello che però notiamo è che non siamo di fronte a una novità. Già nel 2014 il Guardian britannico, riportando le parole del segretario generale della NATO Anders Fog Rasmussen, raccontava cose molto simili:

I have met allies who can report that Russia, as part of their sophisticated information and disinformation operations, engaged actively with so-called non-governmental organisations – environmental organisations working against shale gas – to maintain European dependence on imported Russian gas

Frasi simili sono state scritte da Hillary Clinton nelle famose mail apparse su WIkiLeaks, e Nick Merrill, portavoce di Clinton, ha spiegato che si faceva preciso riferimento e ingerenze russe contro gasdotti eruopei (TAP, anyone?) che avrebbero minacciato l’approvvigionamento russo. Insomma, siamo di fronte a qualcosa che circola da anni. Qualcosa che non ci sorprende affatto visto che a suo tempo, pur non trattandole, notammo notizie disinformative contro la Trans Adriatic Pipeline, notizie pubblicate su finti siti antibufale, articoli scritti dagli stessi che oggi difendono l’operato di Putin in Ucraina e che hanno passato gli anni della pandemia a diffondere disinformazione in ambito sanitario.

Questo ovviamente non significa che esista la certezza provata di quanto riportato da Italia Oggi, ma solo che le cose che hanno ripreso e riportato hanno una fonte nota, ritenuta scientificamente affidabile, e che la fonte a sua volta ha prodotto una documentazione ampia a favore di quanto racconta.

Reynié fa l’esempio del Belgio perché è proprio in Belgio che riesce a portare un esempio di quelle prove – che potremmo definire indizi – di cui parla, la ministra dell’energia belga è Christinne Van der Straeten, del partito dei verdi GROEN. Prima di essere ministro era socia in un importante studio legale belga, di cui uno dei maggiori clienti era proprio la Gazprom russa.  Da ministra, la prima cosa che ha fatto è lavorare per smantellare completamente gli impianti civili nucleari del Belgio.

Un fil rouge che unisce tutta questa disinformazione è presente da anni. Basta approfondire i temi per rendersene conto. Ma ripetiamo, questo non dimostra senza ombra di dubbio che la Russia abbia pagato la ministra belga o i finti antibufale italiani.

Magari solleva qualche dubbio. Ma non è una prova provata. Come non lo è nessuna delle affermazioni che Italia Oggi riporta riprendendole dall’articolo su Contrepoints.

Fossi stato in Italia Oggi avrei titolato:

Rivelazione shock: gli ambientalisti contro il nucleare e pro-gas russo potrebbero esser stati finanziati da Gazprom negli Usa e in Germania

Non credo di poter aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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