Il negazionismo patriottico sul vino

Viviamo ormai in uno stato di infodemia perenne?

Lo sappiamo, questo non è un argomento che vi piaccia molto, ma continuiamo a ritenere i modi con cui la questione viene trattata da determinati giornalisti uno schiaffo in faccia ai fatti.

Ad esempio, sul blog di Nicola Porro in due giorni la virologa Antonella Viola – rea di aver ribadito che le evidenze scientifiche dimostrano che l’alcol, compreso il vino, fa male, e che non c’è una dose sicura – è stata attaccata due volte, la prima da una firma che già conosciamo, Claudio Romiti, la seconda dall’anonima “redazione”.

Riprendo Claudio Romiti, che il 23 gennaio 2023 scriveva (grassetti nostri):

…ecco che sulla misura decisa dall’Irlanda – che personalmente considero una idiozia allo stato puro, al pari delle avvertenze stampate sui pacchetti di sigarette – di imporre sulle etichette del vino un avvertimento che sembra scritto dal buon Savonarola, l’immunologa tarantina pubblica sulla Stampa il suo giudizio definitivo e incontrovertibile: il vino fa male e non c’è una dose sicura, la dose sicura è zero. Questo, in sintesi, il suo anatema nei confronti di tutto ciò che contiene anche solo modiche quantità di alcol.

Romiti evidentemente non conosce l’inglese, perché bastava poco per rendersi conto che quelle di Viola non sono “il suo giudizio” o il “suo anatema” ma sono esattamente le parole usate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – non gli ultimi arrivati in tema di salute – che il 4 gennaio ha pubblicato un articolo che qui su BUTAC abbiamo già ripreso più volte, dal titolo:

No level of alcohol consumption is safe for our health

Romiti, e chi gli dà spazio senza limiti, farebbero bene a leggere quell’articolo, perché smonta via via ogni loro affermazione. Come quando qualcuno per difendere l’italico nettare sostiene che il consumo di vino faccia eccezione rispetto agli altri alcolici. Basta leggere sempre sul sito dell’OMS:

It is the alcohol that causes harm, not the beverage

Ma ecco arrivare in soccorso l’oncologo Mariano Bizzarri, che dalle pagine de La Verità ha ribadito il concetto:

La Viola, non ha competenze e lo si vede da quello che afferma. I miei studi, pubblicati su riviste scientifiche internazionali, hanno mostrato che l’uso moderato di vino rosso, uva e succo d’uva ha una riduzione significativa nell’incidenza di diverse malattie, tra le quali alcuni tipi di tumore.

Bizzarri dovrebbe mostrare le sue ricerche all’OMS: anche la maggiore autorità sanitaria mondiale sui temi di salute probabilmente non ha competenze (un po’ come i giornalisti che non sanno che non si mette la virgola tra soggetto e verbo, probabilmente), o forse le sono sfuggiti gli studi pubblicati da Bizzarri. Infatti l’OMS afferma:

Alcohol causes at least seven types of cancer, including the most common cancer types, such as bowel cancer and female breast cancer. Ethanol (alcohol) causes cancer through biological mechanisms as the compound breaks down in the body, which means that any beverage containing alcohol, regardless of its price and quality, poses a risk of developing cancer.

Sul blog di Porro però la redazione, sempre in risposta ad Antonella Viola – come se fosse l’unica a sostenere che l’alcol fa male (vi abbiamo appena mostrato per la decima volta che non è lei a sostenerlo bensì la comunità scientifica internazionale, ma dopo le posizioni prese durante l’emergenza Covid ormai il nome della virologa è un trigger a cui un certo tipo di lettore risponde in automatico, nonché un ottimo modo per spiegare che cos’è una fallacia logica) – riprende anche la lettera di un altro medico inviata a Quotidiano Sanità, che purtroppo o per fortuna nella sua sezione dedicata alla corrispondenza generalmente pubblica qualsiasi lettera pervenga in redazione così com’è, senza niente aggiungere e senza nulla togliere (e immaginiamo anche senza verificare se le informazioni che vi sono contenute sono corrette). La lettera in questione, più che un discorso scientifico, suona solo e unicamente come una presa per i fondelli verso l’OMS.

La lettera del dottor Pietro Cavalli, classe 1951, ha toni faceti (come se l’alcol non facesse, tra danni diretti e indiretti, tre milioni di morti l’anno: qui una notizia al riguardo pubblicata proprio su Quotidiano Sanità riprendendo un report dell’OMS del 2018), a partire dal titolo:

Lambrusco e culatello

Il problema continua a essere questo sfottò che, cercando di minimizzare i rischi, fa solo un sacco di confusione. Riporta Cavalli:

Che dire poi dell’abuso del pesto alla genovese che, lo sanno tutti, è a base di basilico e contiene metileugenolo, sperimentato carcinogeno nell’animale e classificato come tale da IARC?

Vero che il metileugenolo è sperimentato carcinogeno nell’animale e come tale classificato dallo IARC, ma rientra nel gruppo 2B, ovvero degli elementi che è possibile che aumentino il rischio di cancro nell’uomo. L’alcol come la nicotina rientra nel gruppo 1, che include solo gli elementi che aumentano con certezza quel rischio, omettere questa differenza di classificazione a nostro avviso è grave. Specie visto che subito dopo si prosegue con questa confusione:

Sui fritti, patatine comprese, meglio sorvolare e tuttavia tra le condizioni normali della vita che incrementano il rischio di tumore e di mortalità non vanno dimenticati i cibi in scatola, alcuni tipi di pesce di grande pezzatura, i lettini abbronzanti, l’esposizione all’inquinamento della pianura padana.

Ma la lettera di Cavalli è un po’ una sagra del benaltrismo:

…forse l’indicazione “può nuocere seriamente alla salute” andrebbe scritta non solo sulle bottiglie di vino e di birra ma anche e soprattutto su automobili, motociclette, motorini e biciclette, visto che la mortalità per incidenti stradali è al 4° posto della classifica globale della cause di morte.

In chiusura di lettera Cavalli riporta anche il parere di John Ioannidis, epidemiologo alla Stanford University, che interrogato sulla materia ha detto:

These studies clearly show that alcohol is a huge health problem. But the emphasis was placed on no amount of alcohol being safe, and that’s wrong.

Ovvero esattamente quanto sostiene Cavalli. Il problema però è proprio qui, in questa affermazione. Su ScienceNews.org, dove viene riportato il parere di Ioannidis, c’è riportato un secondo parere, quello di una delle autrici di uno degli studi che evidenziano la pericolosità dell’alcol, Emmanuela Gakidou, professoressa di Metriche della salute dell’università di Washington. Dice Gakidou:

Saying to yourself, having a glass of wine presents a small risk, but I enjoy it – OK, that’s fine- But I would like people to move away from thinking drinking is good for you.

Che non è così diverso da quanto sostenuto dalla dottoressa Viola, ma mette ulteriormente l’accento sul fatto che nessuno sta proibendo di consumare alcunché, ma che il concetto che bere faccia bene è quanto più sbagliato. Quindi da una parte abbiamo un gruppo di medici – e giornalisti che li rilanciano – che:

  • sostengono non solo che il vino in moderate quantità non presenti rischi per la salute umana, ma che possa apportare benefici o addirittura ridurre significativamente il rischio di alcune malattie, tra cui i tumori;
  • a supporto di queste affermazioni hanno studi che dimostrano come esistano sostanze benefiche contenute in alcune bevande alcoliche, come appunto il vino;
  • non considerano il fatto che per assumere una quantità di queste sostanze utile a ottenere davvero questi benefici dovremmo bere in quantità “per i quali si registra sempre e comunque contemporaneamente l’incremento di rischio relativo per numerose condizioni patologiche, tra cui diversi tipi di cancro”;
  • rischiano di passare a un pubblico frettoloso il messaggio che bere alcol faccia bene, anche grazie a quello che ormai potremmo chiamare uno stato di infodemia perenne, soprattutto sugli argomenti che riguardano la salute.

Dall’altra parte, ricercatori, altri medici e autorità sanitarie che spiegano che:

  • questi rischi l’alcol li presenta in ogni quantità;
  • per avere benefici dalle sostanze “buone” presenti in alcune (e solo in alcune) bevande alcoliche dobbiamo assumere anche una quantità rischiosa di sostanze che aumentano la probabilità che insorgano svariate patologie, tra cui il cancro;
  • che non sarà quel bicchiere di vino ogni tanto a portarci al camposanto ma che deve essere chiaro che bere alcol presenta rischi e non benefici per la salute;
  • che è un diritto del cittadino sapere a quali rischi per la salute va incontro quando acquista un prodotto.

Alla luce degli studi degli ultimi quindici anni riteniamo che siano questi ultimi che stanno facendo corretta informazione, visto che non stanno chiedendo di proibire niente o favorendo qualcuno che ha degli interessi nella questione, ma soltanto proponendo di mettere il consumatore di fronte a delle scelte consapevoli. Perché questo dovrebbe spaventare qualcuno?

Questa ovviamente sarà la nostra posizione fino a che gli appartenenti al primo gruppo, Cavalli e Bizzarri davanti a tutti, non mostrino di aver condotto nuovi studi, pubblicati su testate scientifiche, che dimostrino che gli altri studi fossero errati – o che ci spieghino perché trovano corretto nascondere ai consumatori informazioni importanti, proprio in tema di quella salute di cui parlano. Fino a quel momento chiunque difenda il vino lo fa solo su una base ideologica o, peggio, prezzolata.

L’interesse principale del medico deve essere difendere la salute del paziente.

maicolengel at butac punto it

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