L’aborto consigliato alla mamma di Bocelli

Una piccola analisi dei fatti su cui si basa uno degli ultimi interventi del cantante

Sul Corriere della Sera del 5 luglio è apparsa un’intervista ad Andrea Bocelli. Intervista che ha lasciato un filo sorpresi molti nostri lettori, cerchiamo di capire il perché. Nell’intervista con Bocelli si parla di libertà, di religione e pure di aborto, ed è proprio l’ultima tematica che ha fatto alzare qualche sopracciglio.

Domanda a Bocelli Barbara Visentin, autrice dell’intervista:

Alcune idee, come l’essere contro l’aborto, non contrastano con la libertà?

Risponde Bocelli:

«Non si pretenderà mica che la Chiesa approvi l’aborto? E non si può neanche pretendere che una corte come quella Corte Suprema americana si esprima diversamente: fa il suo lavoro e va presa per quello che è: a volte piace, a volte non piace. Io ho il culto della libertà, ma sono a favore della vita. A mia madre quando era incinta di me fu consigliato di abortire. I medici videro dei problemi durante la gravidanza e fu così consigliata. Il resto delle considerazioni, le lascio al lettore».

Non c’interessa trattare la presa di posizione su Chiesa e Corte Suprema, sono opinioni di Bocelli, non è compito di BUTAC giudicarle.  Ci interessa invece quell’affermazione successiva:

A mia madre quando era incinta di me fu consigliato di abortire. I medici videro dei problemi durante la gravidanza e fu così consigliata.

Perché questa frase ci suona strana? Perché Bocelli è nato il 22 settembre 1958 a Lajatico, in provincia di Pisa.

Oltretutto non è la prima volta che sentiamo raccontare questa storia, perlomeno nella prima versione il racconto spiegava il perché non si parla degli esami appena citati:

Bocelli sits at a piano and tells the camera that he wants to recount a “little story” about a young pregnant woman who is admitted to hospital with a misdiagnosed case of appendicitis. After tests, “the doctors advised her to abort the child. They told her that would be the best solution because the child would doubtless be born with some kind of disability. But the courageous young wife decided not to terminate the pregnancy, and the child was born. The woman was my mother, I was the child.”

Che tradotto:

Bocelli si siede al pianoforte e dice alla telecamera che vuole raccontare una “piccola storia” su una giovane donna incinta che viene ricoverata in ospedale con un caso di appendicite mal diagnosticato. Dopo i test, «i medici le hanno consigliato di abortire. Le dissero che sarebbe stata la soluzione migliore perché il bambino sarebbe nato senza dubbio con un qualche tipo di disabilità. Ma la giovane moglie coraggiosa decise di non interrompere la gravidanza e nacque il bambino. La donna era mia madre, io il bambino”.

Quindi nessun esame pre-parto, solo la convinzione medica che a causa della appendicite il feto potesse aver sviluppato delle disabilità. Sulla base di questo, senza che vi fossero pericoli per la salute della madre, è molto poco probabile che un medico suggerisse di procedere a un’interruzione di gravidanza volontaria.  Bocelli è nato nel 1958, e all’epoca un aborto veniva punito così:

  • causare l’aborto di una donna consenziente era punito con la reclusione da due a cinque anni, comminati sia all’esecutore dell’aborto, sia alla donna stessa (art. 546)
  • procurarsi l’aborto era invece punito con la reclusione da uno a quattro anni (art. 547).

Non credo di poter aggiungere altro, ma ritengo che tutte le info riportate qui sopra siano importanti, anche se purtroppo la mamma di Bocelli è venuta a mancare quest’anno e non si possono avere conferme o smentite da parte sua. Quello che trovo importante però è che le testate nazionali non caschino in narrazioni di questo genere, che servono solo e unicamente a portare avanti una battaglia pro-vita: un giornalista dovrebbe rimanere imparziale e approfondire i fatti quando qualcosa stona. Riportarli senza alcun approfondimento è, a nostro avviso, sbagliato.

redazione at butac punto it

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