Calenda e l’Europa che vieta di mandare in castigo i figli

Una (non-)notizia de Il Messaggero ricondivisa senza alcuna verifica o approfondimento. Cerchiamo di mettere insieme i fatti

Stavolta la segnalazione me la sono praticamente fatta da solo, vedendo nel mio feed diversi amici che condividevano un post di Carlo Calenda che ha subito attirato la mia curiosità. Il post è questo:

Calenda condivide un articolo de Il Messaggero usando queste parole:

Il crollo della società Occidentale

L’articolo de Il Messaggero titolava:

Castigo dei genitori ai figli “obsoleto”. Per l’Europa è vietato dire “basta, fila in camera tua”

L’articolo, a dimostrazione della sua scarsa affidabilità, è già stato rimosso dalla testata romana che ricordo sempre con affetto*. Ovviamente come tutte le non-notizie che si rispettino è stata sì cancellata dai primi che l’hanno diffusa, ma la è reperibile sia nella cache di Google che ripresa da altre testate che si fidano a priori, come Orizzonte Scuola, il quale si è limitato a riportare alcune considerazioni sulla base di quanto scritto da Il Messaggero. Peccato aver evitato qualsivoglia verifica, specie visto che si tratta di un sito dedicato alla scuola italiana, ma forse è specchio dello stato in cui si trova il Paese.

La fonte originale che per prima ha diffuso la notizia, a quanto ci risulta, era un articolo di Le Figaro, articolo al momento dietro paywall, ma non è importante, poiché il Consiglio d’Europa ha già smentito quanto sostenevano, e la notizia è stata ripresa, nella sua forma corretta, da Le Parisien, senza paywall alcuno.

Vi riassumiamo i fatti. Dal 2008 nei documenti ufficiali del Consiglio d’Europa era presente il “time out”, cioè il classico castigo – adottato in tantissime famiglie – che consiste nel mandare i propri figli in camera loro (o comunque “nell’angolo”) a “riflettere” su qualsivoglia comportamento errato che abbiano avuto. All’epoca il CdE aveva creato una serie di consigli pratici per genitori, per sensibilizzare in merito a una genitorialità non violenta. Il time out era ritenuto uno dei modi non violenti per mettere in castigo i bambini. Nel 2022 quel consiglio è stato criticato da alcuni pedagogisti, e la responsabile dei diritti dei bambini all’interno del CdE, Regina Jensdottir, ha ammesso che quel testo è vecchio e andrebbe rielaborato alla luce dei pareri attuali.

Nessuno sta vietando nulla, titolare come hanno fatto Il Messaggero e Orizzonte Scuola non è giornalismo, condividere come ha fatto Calenda è la dimostrazione che la classe politica rappresenta alla perfezione il Paese: se fa comodo si fa da cassa di risonanza a qualsiasi messaggio senza aver approfondito e verificato, sempre e comunque.

Il vero crollo della società occidentale è quando un politico condivide notizie sui social fidandosi a occhi chiusi di una testata giornalistica, dopo quasi dieci anni che si parla di information disorder…

maicolengel at butac punto it

*BUTAC era nato da poco più di un anno e mezzo e ci scrisse un loro redattore, minacciandoci di querela, sostenendo che loro erano quelli che si consumavano le scarpe per raccontare i fatti ai lettori, noi solo dei blogger in pigiama. Da allora abbiamo fatto nostra questa simpatica definizione.

Calenda probabilmente è indispettito in quanto, come Bottini, in castigo non ci finiva mai, ma all’epoca le punizioni corporali erano la norma. Per non dimenticare:

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