EDITORIALE: Quei tristi paragoni

CECAPROFUGHI

Premessa: questa che segue non è una sbufalata, è vero la polizia ceca scrive il numero di treno e vagone da cui sono arrivati i profughi. Se v’interessava sapere solo questo potete andare, l’articolo è terminato.
Se invece siete interessati agli sproloqui di un piccolo blogger che ama(va) il giornalismo SIETE I BENVENUTI a proseguire.
Non so, io l’ho detto più volte, amo il giornalismo, quello vero. Ma quando vedo titoli di questo genere tutto l’amore che avevo mi passa:

Polizia ceca marchia migranti con numeri sul braccio

Così usciva l’ANSA di ieri alle 15:39.
poliziaceca
 
Quel “marchia” nel titolone di ANSA fa sembrare  che la polizia ceca stia tatuando i prigionieri con il loro numero seriale. Quando invece la polizia non sta tatuando nessuno, ma solo scrivendo con un pennarello da che vagone e treno sono scesi i profughi.
La norma prevede difatti che sia il primo paese in cui arrivano ad occuparsi dell’identificazione dei richiedenti asilo. Ma il governo ceco spiega che quelli che arrivano in treno sono arrivati dall’Ungheria e lì non sono stati identificati. Quindi, invece che fare finta di nulla e lasciare passare, i cechi stanno facendo il proprio dovere: gli altri non li hanno identificati, bene, prima di farli proseguire nel viaggio cercano di farlo loro. Non trovo ci sia nulla di cui indignarsi. Anzi. Non volere l’identificazione significa accettare che persone senza documenti circolino per l’Unione, e questo è profondamente errato. Come trovo sia corretto dare asilo ai profughi credo sia un dovere di ogni stato membro assicurarsi di verificare l’identità di coloro che passano sul proprio territorio.
Esattamente come quando in un locale ci mettono un timbrino sulla mano, poi si lava via, ma serve a confermare al buttafuori che ho già pagato, ho diritto ad entrare ed uscire.
Certo che fa molto più impressione titolare con la “marchiatura”. Non è errato, ma è ridicolo!
Anche la BBC è caduta nella paragone:

Images of Czech police officers writing numbers on the hands of migrants are an uncomfortable reminder of a different event and a different era.

Pur spiegando subito la ragione e il sistema usato:

This, said a spokeswoman, was a difficult task when many had no documents and did not speak English; hence the numbers in felt-tip pen on their arms.

Chi è scandalizzato e si lamenta con la BBC della cosa è Hana Frankova, ed è lei che sta cercando di smuovere l’indignazione della rete insieme ad altri membri della sua NGO.

“It’s absolutely against the provisions of the Refugees Convention, that asks signatories not to punish refugees who came without documentation,” she told the BBC, adding that there was an established procedure for identifying asylum seekers.

La Frankova è disgustata, ma le foto che circolano non mostrano affatto scene terrificanti:

Dall’articolo della BBC- immagine AP

Non so, a me sembrano immagini ben differenti, identificare da dove sia sceso il richiedente asilo, e magari le altre persone che erano con lui, senza bisogno di ricorrere a nomi che magari non si sanno pronunciare, o altri sistemi meno pratici. In mancanza di meglio non ci trovo nulla di male. E nulla che debba per forza riportare a memoria un altro tipo di schedatura.
Mi piacerebbe sentire il vostro parere nei commenti, per capire se sono io che sbaglio o le testate che esagerano.
maicolengel at butac.it