La manipolazione delle informazioni

Qualche riflessione scaturita dall'ultimo rapporto EEAS sulle minacce poste dalla disinformazione in Europa

Anche quest’anno è uscito un rapporto pubblicato dal European External Action Service (per comodità EEAS) che analizza nel dettaglio la disinformazione e i rischi che essa comporta in Unione Europea e per l’Unione Europea.

Titolo della relazione, tradotto in italiano:

Seconda relazione del EEAS sulla manipolazione delle informazioni estere e sulle minacce di interferenza

La prima risaliva a gennaio 2023, questa è stata pubblicata il 23 gennaio 2024. Crediamo di fare cosa utile nel riportare a grandi linee quanto viene evidenziato.

Il rapporto si concentra sui casi di manipolazione dei fatti verificatisi nel 2023. L’obiettivo di questo genere di rapporti è quello di aiutare chi opera nel settore a fornire una risposta coordinata a queste minacce, sottolineando l’importanza della collaborazione tra diversi attori, come organizzazioni politiche, media e individui.

Proprio qualche giorno fa, il 28 gennaio, sono stato intervistato (ma forse sarebbe meglio dire interrogato) per un’ora dagli studenti di un corso sulla resilienza digitale. Mi hanno contattato da L’Aja, nei Paesi Bassi, degli studenti universitari olandesi che si sono divisi in gruppi, ognuno di questi gruppi avrebbe dovuto intervistare operatori nel settore della lotta alla disinformazione, o in percorsi legati all’alfabetizzazione digitale, per capire come operiamo, cosa possiamo fare, come potremmo collaborare. Di queste cose in Italia al momento attuale, a nostro avviso, si parla ancora troppo poco.

Ma torniamo alla relazione. Uno dei focus principale del rapporto è l’impatto delle attività di Foreign Information Manipulation and Interference (FIMI)  sulle elezioni, con una discussione sulle strategie per prevenire e contrastare le interferenze. Nella relazione di EEAS viene rilevata una crescente influenza dell’intelligenza artificiale nelle operazioni di FIMI, sebbene le tecniche tradizionali rimangano predominanti. Anche noi abbiamo trattato questo aspetto della disinformazione recentemente, con un’intervista che mi è stata fatta da una redazione RAI, intervista di cui è andata in onda una parte sabato 27 gennaio 2024 nel corso della trasmissione Punto Europa su Raitre: qui potete vedere il servizio. Se durante questa settimana verrà trasmesso anche il resto cercheremo di aggiornarvi perché è un argomento davvero molto interessante.

La relazione evidenzia la necessità di adottare un approccio su più livelli e che sia facile da modificare in fretta per affrontare efficacemente le minacce di FIMI. Questo implica una continua valutazione e aggiornamento delle strategie di risposta, in modo da rimanere al passo con l’evoluzione delle tattiche di manipolazione delle informazioni.

Nelle conclusioni della relazione EEAS sottolinea l’importanza di collegare efficacemente l’analisi delle FIMI a risposte tempestive ed efficaci. Viene introdotto il concetto di “FIMI Response Framework”, ovvero un ambiente operativo che unisca fra loro il lavoro di analisi collettiva con gli sforzi di risposta collettiva, rendendo possibile l’attivazione di contromisure proporzionate in un ambiente di minaccia in costante evoluzione.

Il framework si basa su standard condivisi, aperti e collaborativi. Viene data grande enfasi all’importanza dell’integrità delle informazioni, ritenuta una delle conditio sine qua non per poter reagire alla disinformazione.

La preparazione contro le FIMI, specialmente in ambito elettorale, deve iniziare con largo anticipo per poter sperare di avere successo.

Sia chiaro, esistono opinioni contrastanti su quanto la disinformazione possa avere effetto sui voti in un’elezione, ad esempio proprio in questi giorni il Nieman Journalism Lab ha pubblicato un articolo dal titolo:

Disinformation often gets blamed for swaying elections, but the research isn’t so clear

Nell’articolo ci viene spiegato che, secondo varie ricerche, da parte di chi studia il fenomeno non c’è un consenso sul reale impatto della disinformazione sul comportamento elettorale. Alcuni studi suggeriscono che la disinformazione tenda a rafforzare le convinzioni esistenti piuttosto che cambiare radicalmente le intenzioni di voto degli indecisi. Il problema principale è la mancanza di definizioni chiare e confronti accurati tra diversi tipi di disinformazione, che rende difficile tracciare la scala del problema e interpretare l’evidenza.

Come fact-checker continueremo a fare analisi dei fatti, che possano o meno manipolare gli esiti delle elezioni o le nostre scelte quando andiamo al supermercato o dobbiamo cambiare automobile. Speriamo sempre che questo possa contribuire a un ecosistema informativo più pulito, dove sia più facile rintracciare le fonti delle informazioni per poterle verificare con i nostri occhi.

maicolengel at butac punto it con l’aiuto di chatGPT

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