Guerrieri, come out to pla-a-ay

Argomentazioni che si rivelano solo tante chiacchiere

Venerdì scorso abbiamo provocato due diversi gruppi del disagio, da un lato i “guerrieri” VuVuzela che si sono arrabbiati perché, come dicono loro, ci siamo limitati ad analizzare i dati di una sola settimana su contagi e mortalità nell’articolo che sono arrivati a commentare in massa, e dall’altro i fan di Matteo Gracis che aumentano ogni giorno, merito della sua espressione innocente e dei suoi occhioni azzurri (basta vedere in quante hanno scritto “Matteo sei bellissimo” nei commenti a supporto, sì sì tutta invidia la mia ma se fossi un giornalista preferirei avere altre doti).

Ma non sono qui per parlare di Matteo, no, oggi voglio concentrarmi per pochi minuti sui nostri amici “guerrieri” VuVuzela.

Per chi non avesse letto il nostro articolo di venerdì faccio un breve sunto. Un’albergatrice ospite di Mattino5 provocava Bassetti, anch’egli ospite della trasmissione, e il conduttore dicendo che nessuno ha il coraggio di prendere i dati del 2020 e paragonarli con quelli del 2021, sarebbe secondo i componenti di questo gruppo la dimostrazione ultima che il vaccino non serve, anzi fa male. Io nel mio articolo, siccome la signora insisteva coi dati di oggi, avevo trattato la settimana in corso. Il nostro articolo era molto chiaro, e spiegava quale fosse il problema in questa richiesta di paragonare contagi e morti. Ma ai nostri amici VVVVV – che purtroppo solo raramente leggono ciò che commentano, preferendo limitarsi a incollare quello che gli viene suggerito – deve essere sfuggito questo dettaglio, o per meglio dire chi suggerisce cosa dire ha preferito ignorarlo perché non era utile al suo scopo, e i seguaci hanno espresso svariate lamentele*. Mi trovo quindi nell’imbarazzante posizione di dover fare il paragone con il periodo che hanno selezionato loro, un periodo più lungo di una settimana. Anzi, sapete che vi dico, uso proprio la loro tabella così faccio meno fatica.

Questa è la tabella che fanno girare nei gruppi Telegram dove pascolano dalla mattina alla sera:

I dati riportati così non hanno alcun senso: mancano i tamponi eseguiti, e manca il dato principale, cioè che nel 2020 tra marzo e maggio siamo stati in lockdown totale, uscivano di casa pochissime persone, con quindi rischi di situazioni contagiose molto inferiori rispetto al 2021. Tutte cose che chiunque dotato di sufficiente spirito critico avrebbe notato. Ma i “guerrieri” VuVuzela non hanno quello spirito, sono boccaloni teleguidati da qualche ignorante (probabilmente un frustrato disoccupato, non mi meraviglierei fosse un boomer senza famiglia e senza amici, insomma uno che deve riempire le sue giornate in qualche modo).

Tutte cose di cui, per rendersene conto, basterebbe leggere con attenzione uno dei tanti grafici che circolano in rete (da fonte affidabile).

Questo che vi riporto è quello del Sole24Ore, dove il lockdown del 2020 è evidente:

Guardando il grafico l’unica parte che ci interessa è la parte di rosso più intenso, quella che riguarda i ricoverati. Quella rosa riguarda il numero di contagiati, vista così fa impressione, ma nel 2020 era meno intensa solo e unicamente perché si facevano molto meno tamponi, come già spiegato la scorsa settimana sempre su queste pagine.

Per il resto il trend era molto simile a quello di quest’anno come numero di ricoveri in terapia intensiva, che scemavano via via che ci si avvicinava ai mesi più caldi. La differenza tra il 2020 e il 2021 è che oggi monitoriamo meglio il numero dei contagiati, cosa che invece nel 2020 non si faceva quasi per niente, se si escludono le regioni più colpite.

I “guerrieri” sono convinti (e questo la dice lunga sul loro acume) che tra il 2020 e il 2021 sia possibile fare un paragone usando i due dati, contagi e morti, senza inserire tutti i parametri di cui sopra. Questo a mio avviso la dice lunga sulla scarsa capacità di approfondimento di chi li sta teleguidando.

Stavolta abbiamo intenzionalmente evitato di mettere il loro simbolo tra le immagini che accompagnano l’articolo, in compenso ricordiamo da dove il tutto arriva, ennesima dimostrazione che chi li dirige è un povero cialtrone.

Non credo di dover aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

*Purtroppo chi espone il simbolo della setta sui social viene bannato all’istante, tant’è vero che un nostro lettore ha, in maniera molto suggestiva, commentato che i “guerrieri” duravano quanto lacrime nella pioggia; una decisione che faremo finta sia stata sofferta, ma che in realtà è molto facile da prendere quando degli utenti si identificano all’istante come un branco di sardine anonime e tutte uguali che incollano lo stesso messaggio, impermeabili a qualsiasi argomentazione, qualificandosi non solo come intelocutori per i quali non vale la pena elaborare una risposta ma direttamente come non-interlocutori, bot umani, privi delle capacità di dialogo e ragionamento basiche per intraprendere uno scambio non dico proficuo ma di un qualsiasi genere, come da loro stessi esplicitato nel loro “manifesto”, giustificando l’incapacità di argomentare come una sorta di “non abbiamo tempo da perdere”. “Imparare a non dare spiegazioni né a perdere tempo in discussioni. Il guerriero impara ed attua lo strumento della contropropaganda perché accetta che con i nazisti non può esserci dialogo” si legge infatti in uno dei tanti gruppi Telegram in cui si pensa alle “strategie” migliori per lottare contro la dittatura sanitaria. E se l’invito a non perdere tempo arriva da parte di gente che passa le sue giornate a organizzare raid di commenti su Facebook, come non prenderla sul serio, è evidente che al suo tempo ci tiene particolarmente. Ma dopotutto, in altra parte si dice “questa guerra si può combattere SOLO uscendo dagli schemi precostituiti: il nemico ci vuole ingabbiati in azioni che conosce e sa gestire”, da questa prospettiva utilizzare Facebook per alimentare gli algoritmi che producono soldi per i proprietari della piattaforma è una buonissima idea, che sottolinea la logica impeccabile di queste menti. E ancora: “il guerriero rompe gli schemi e compie azioni impreviste, imprevedibili e che il nemico non è preparato a contenere”. Le azioni impreviste e imprevedibili che escono dagli schemi precostituiti e che il nemico non è preparato a contenere sono ormai da mesi sempre le solite sciocchezze: ondate di commenti incollati sotto dei post sui social, che basta un click a cancellare, oppure le tremende, incontenibili conseguenze che seguono all’ordine “sfondare di dislike” un video su YouTube. Questo manifesto programmatico, che serve a giustificare con tante chiacchiere l’organizzazione di un “movimento” che ha come unico scopo quello di dare un senso alle giornate di chi lo gestisce, è in realtà una chiara ammissione dell’inconsistenza della “lotta” di questa manica di bulletti da tastiera, e del fatto che bannarli sia l’unica soluzione utile. In primis per non perdere tempo né noi né i nostri i lettori, poi per sottolineare quanto stupido e fallace sia uno strumento di lotta – il commento sui social – che ti può essere tolto con un click da parte di quello che stai cercando di colpire, molto più velocemente di quanto serva a te per fare un nuovo account, e che oltretutto grazie all’interazione che gli hai regalato fa circolare ulteriormente i suoi contenuti, su social che sono probabilmente l’esempio più lampante di qualcosa che ci tiene “ingabbiati in azioni che conosce e sa gestire”.

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