Disinformazione in tazza

Irina e il grafene nel tè verde, Irina e la Rainforest alliance, Irina e l'acqua Kangen, Irina e Bill Gates ecc ecc

Oggi esamineremo un caso particolare: un video di TikTok realizzato da un utente noto come @IrinaMoon89, che ha fatto affermazioni piuttosto audaci sul tè.

 

Partiamo da Irina

Nel suo profilo TikTok Irina ci racconta di essere nata in Moldavia, di avere sangue russo ma di risiedere in Italia, e difatti particamente tutti i contenuti che troviamo su TikTok sono in italiano. Irina risulta essere giocatrice di poker (al momento su Facebook mostra foto di lei a Malta con la famiglia mentre partecipa a un torneo di poker) e sempre su Facebook dice di vivere a Firenze. Dei video presenti sul suo canale TikTok quasi tutti riprendono vecchi filoni complottisti già trattati da noi o da altri fact-checker. Il canale TikTok di Irina è un conglomerato di materiale disinformativo, ma anche su Facebook Irina ama diffondere contenuti in quel senso, oltre a scene di vita. Questo è un post di sabato 21 ottobre:

 

Il grafene nel tè

Nel video che ci è stato segnalato oggi Irina Moon89 mostra una bustina di tè verde, affermando che contiene grafene o addirittura ferro. In base ai dati scientifici disponibili, non c’è alcuna prova che suggerisca la presenza di grafene nel tè che troviamo normalmente in commercio. Articoli accademici e studi scientifici non hanno mai validato questa teoria. Al fine di mettere alla prova le affermazioni di Irina, abbiamo effettuato un test casalingo, analizzando la stessa marca di tè verde. Il risultato? Nessun segno di elementi metallici nelle bustine di tè. Questo dimostra ulteriormente che le affermazioni di Irina sono non solo infondate, ma dannose.

Acqua Kangen

Giusto per non farsi mancare nulla Irina è testimonial di un’azienda che vende un prodotto che noi conosciamo da anni, l’acqua Kangen, di cui parlammo già nel 2015 grazie alla nostra Thunderstruck. Irina fa video in cui elogia i benefici dell’acqua alcalina mostrando una borraccia che riporta il marchio Kangen Water/Enagic Europe. Nel 2015 riportavamo:

l’acqua Kangen merita un approfondimento per spiegarvi la marea di cazzate che spacciano per Scienza.

Direi che sia un’ottima premessa per rimandarvi a leggere il nostro vecchio articolo, tanto l’acqua non è cambiata e il sistema di vendita è sempre lo stesso.

La rana della Rainforest Alliance

A inizio video Irina cita anche un’altra teoria del complotto, collegata al logo della rana della Rainforest Alliance, presente sulla confezione. La teoria, diffusasi grazie a disinformatori seriali come Irina stessa, vorrebbe che – nei prodotti che presentano appunto il marchio della Rainforest Alliance – oltre ai normali ingredienti ci fossero anche elementi in più, non presenti nell’elenco sulla confezione. Dai vaccini mRNA all’erbicida atrazina, che dicono trasformerebbe gli uomini in donne. Ma, come spiegato da Facta:

il sigillo con il disegno di una rana e la scritta «Rainforest Alliance Certified» è reale ed è stato creato dalla Rainforest Alliance, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che lavora per la salvaguardia ambientale delle foreste. Lo scopo del sigillo è quello di indicare che il prodotto o l’ingrediente certificato è stato realizzato utilizzando metodi che supportano la sostenibilità sociale, economica e ambientale. L’organizzazione ha spiegato, inoltre, di aver scelto più di 30 anni fa come propria mascotte la raganella dagli occhi rossi perché «le rane sono ciò che gli scienziati chiamano bioindicatori, nel senso che una popolazione sana di rane indica un ambiente sano».

Non esistono riscontri fattuali o notizie secondo cui il simbolo indicherebbe prodotti contenenti parti di insetti e vaccini a mRna, come erroneamente scritto nel post oggetto di analisi. Non esistono ad oggi alimenti contenenti vaccini a mRna. Questa teoria infondata si inserisce nelle narrative disinformative sui vaccini anti-Covid a mRna e sull’utilizzo di insetti nei cibi.

Concludendo

Non crediamo serva aggiungere altro, se non che sarebbe bello per una volta che i produttori intervenissero con denunce mirate, appare evidente che Irina abbia risorse sia per pagarsi gli avvocati che un’eventuale multa per diffamazione, perché non sfruttare questa cosa?

redazione at butac punto it

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