La jihad del sesso

Ne avevamo già parlato di questa storia a Luglio, ma sta tornando a circolare… e la cosa non mi piace affatto!

Il dispiego militare Usa in Medio Oriente ha aumentato la richiesta di schiave sessuali e il commercio di donne nella regione. Mentre l’Isis inaugura la guerra santa del sesso.

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Il racconto che faceva il blog Pop Off a Luglio era quello qui sopra. Evidentemente senza avere fatto serie ricerche (fact checking) in merito. Così raccontavo il 25 di Luglio 2014:

La jihad del sesso esiste, è storia, se ne parla dal 2003, ma non ha nulla a che vedere con le vergini offerte ai jihadisti: si tratta di donne per lo più sunnite (non vergini) che si offrono (si dice volontariamente nota aggiunta ora) ai soldati della milizia per ringraziarli del loro gravoso compito. La pratica è orrenda ma non mi sembra così lontana dalle prostitute che troviamo sui nostri vialoni…etto ciò anche su questa storia pare vi sia tantissima confusione, suggerisco di dare un occhio alla wiki in inglese che è più piena di dubbi che certezze…

Popoff la racconta come Yihad Al-Nikah, ma si trattava di Jihad Al-Nikah – tradotta come “guerra del sesso”.
Sull’argomento (Jihad del sesso) si era espresso (già nel 2013) il presidente di Human Rights Alliance fo Syria Maher Nana:

“We believe this is propaganda, maybe the Tunisians have some evidence but I think these are just some false claims from the interior minister that might be linked to a political agenda.”
Noi pensiamo si tratti di propaganda, forse i Tunisini hanno qualche prova ma io credo che siano solo false accuse da parte del loro ministro dell’interno che si collegano ad un’agenda politica

La cosa fa riferimento ai tunisini e alla Siria, perché questi sono i due paesi dove la notizia è circolata all’inizio. È poi passata in Germania, dove un’inchiesta di Der Spiegel avrebbe scoperto trattarsi di propaganda dello stesso Assad. Di lì a poco, ecco che la notizia fa capolino sulle nostre testate italiane.
Che per non farsi mancare nulla, si sono “divertite” ad arricchirla e a modificarla, adattandola al momento politico.
Sempre Pop Off nello stesso articolo ci racconta dei soldati americani, i quali avrebbero abusato delle donne da proteggere.

“Mentre stavamo giocando a carte e bevendo whisky ci venne l’idea di entrare in una casa irachena, violentare una donna e uccidere l’intera famiglia”, confessò uno dei tre marines dell’esercito Usa che prima rinchiusero la coppia e la figlia di 6 anni in una stanza della casa, stuprarono più volte a turno la figlia più grande di 14 anni, Abir Kasim Hamza, poi uccisero davanti a lei genitori e sorellina e tornarono ancora a violentarla prima di spararle un colpo alla testa. Non soddisfatti cosparsero il corpo di Abir di benzina, le diedero fuoco e con lei prese fuoco tutta la casa e i corpi dei suoi. A massacro ultimato i soldati andarono a mangiare pollo arrosto.

Pop Off ci spiega che la fonte viene da Redacted, il docu-film di Brian De Palma. È storia orrenda, veramente accaduta nel 2006. Cosa c’entra questa brutta storia con i fatti attuali? Forse si vuole dare ad intendere che questa sia la norma, e chi compie questi crimini resti impunito. Questa illazione è fuffa: del gruppo degli assassini americani, quelli rimasti in vita sono stati tutti giudicati e condannati per le loro malefatte. Fra i condannati, il soldato Green è morto (per i postumi di un tentato suicidio) in carcere dove stava scontando l’ergastolo; Barker è stato condannato a 90 anni, Cortez a 100 anni, Spielmann a 110 anni. Gli altri della pattuglia sono morti durante le azioni di guerra, prima di arrivare al processo.
Insomma, non mi sembra che i condannati se la siano cavata bene. Questo, ovviamente, non è di alcun sollievo per i parenti delle loro vittime.
Il problema è questo: può un singolo caso di 7 anni fa collegarsi in qualche modo alla guerra attuale con ISIS? Se sì, ha qualche nesso? Pop Off pigia sull’acceleratore del “sì”, io freno col “no”.
Pop Off cade in una “trappolina” di nome Blackwater USA: secondo loro, è la compagnia di mercenari che traffica in prostitute nei territori controllati dall’esercito americano. Può essere che ci siano giri di prostituzione nelle zone di guerra; è brutto, sebbene tristemente normale. Non mi pare vi sia alcun appiglio per collegare un’agenzia di recupero manovalanza civile e guardie di sicurezza con tutto ciò. Anzi no, forse un appiglio c’è: le persone fornite dalla Blackwater vengono definite whores of war, “puttane di guerra”. Il che non va tradotto alla lettera: chi opera per loro, lavora per il miglior offerente. Esattamente come una prostituta da strada.
E non è l’unica trappolina, ad accompagnare l’articolo ci sono due  foto, una si riferisce ad una esercitazione dimostrativa durante il SOFEX di Maggio 2014 in Giordania (quella dove si vedono delle donne obbligate a seguire un uomo armato)
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e un’altra immagine dove si vedono in piccolo scene di violenze sessuali, tratte da un porno  intitolato SEX IN WAR porno oltretutto che alcuni islamici sostengono esser stato prodotto dagli orientali (cinesi?) per screditare gli americani
del porno l’unica traccia sono questa locandina in qualità infima:
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Che su tineye riporta ad un sito chiuso, che potrebbe averla pubblicata nel 2008, ma più probabilmente nel 2004.
Spero di avere fatto un po’ di chiarezza sulla cosa.