La Lega e la riforma del regolamento di Dublino
In questi giorni la questione migranti e salvataggi in mare la sta facendo da padrone. Gira online uno screenshot di un commento su Facebook di Elly Schlein riguardo a quanto fatto, o non fatto, dalla Lega relativamente alla riforma del Regolamento di Dublino:
La Lega non ha MAI partecipato a nessuna delle 22 riunioni di negoziato che abbiamo svolto nel corso di due anni sulla riforma di Dublino. La riforma, ricordiamolo, è necessaria per cambiare la norma in base alla quale le persone sono costrette (salvo certi casi) a chiedere l’asilo nel primo Paese dove arrivano. La stessa norma per cui per anni altri Paesi hanno potuto rimandare in Italia migliai di persone che non volevano tornarci, solo perché sono entrate in Europa dall’Italia. Ah, dimenticavo, quando dopo due anni di negoziato (e da parte mia 145 emendamenti) abbiamo ottenuto questo straordinario risultato facendo votare ai due terzi del Parlamento la cancellazione di quel criterio per sostituirlo con il ricollocamento automatico e permenente obbligatorio per tutti gli Stati, la Legna si è astenuta, e i 5 stelle hanno votato contro. A voi il giudizio.
Non so sotto quale post sia stato pubblicato il commento e non sapevo chi fosse Elly Schlein, ma, come si può intuire dal commento, si tratta di una europarlamentare di Possibile, forte sostenitrice della riforma del Regolamento di Dublino (versione breve della “Convenzione sulla determinazione dello stato competente per l’esame di una domanda di asilo presentata in uno degli stati membri delle Comunità Europee”).
Certamente l’Italia è un Paese dove c’è un forte problema di memoria a breve termine perché quanto raccontato nel commento è accaduto non molto tempo fa, ma andiamo per ordine. Riguardo alle “22 riunioni” alle quali Fontana, attuale Ministro per la Famiglia e le Disabilità ma ai tempi portavoce del gruppo ENF al Parlamento Europeo, non avrebbe mai partecipato, bisogna fidarsi di quanto dice perché:
Delle 22 assenze di Fontana – nell’arco di due anni di lavoro culminati con l’approvazione del testo in commissione il 6 novembre 2017 – non c’è riscontro documentale, spiega Schlein, “per il semplice fatto che si tratta di incontri informali tra gruppi”. Enf ha “inspiegabilmente ha rinunciato al negoziato”
Gli incontri erano propedeutici alla approvazione da parte del LIBE – la Commissione per le libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento Europeo – della proposta di modifica del Regolamento di Dublino del maggio 2016, votazione avvenuta il 19 ottobre 2017 quando Fontana ha votato contro. La proposta è stata comunque approvata ed è arrivata al Parlamento Europeo dove è stata votata e “approvata” il 16 novembre 2017:
Ho scritto approvato tra virgolette perché in realtà la palla passa al Consiglio Europeo che dovrà decidere cosa modificare e cosa tenere di questa proposta di modifica del regolamento. La modifica più importante del trattato è la seguente:
Con la proposta del Parlamento, il Paese in cui un richiedente asilo arriva per primo non sarebbe più automaticamente e unicamente responsabile di valutarne la richiesta. I richiedenti dovrebbero invece essere distribuiti in tutti gli Stati dell’Ue e sarebbero ricollocati in un altro Stato membro rapidamente e in maniera automatica. In base al testo della relatrice, la liberale svedese Cecilia Wikstrom, gli Stati membri che non accetteranno la loro quota di richiedenti asilo correrebbero il rischio di veder ridotto l’accesso ai fondi Ue.
Il testo prevede tra i vari punti anche un periodo transitorio di tre anni e un meccanismo ‘filtro’ per scremare, tra i richiedenti asilo, quelli con poche chance di vedere accolta la loro domanda. Per questi ultimi la domanda resterebbe a carico del Paese di ingresso, che dovrebbe occuparsi del rimpatrio, con un sostegno aggiuntivo da parte dell’Ue.
Come Shlein racconta in alcune interviste, i 145 emendamenti ai quali fa riferimento nel commento su Facebook si sono resi necessari, in quanto il principio per il quale il Paese dove entrano i richiedenti asilo debba farsi carico totale della gestione era profondamente radicato nel Regolamento. Non era quindi un dettaglio facilmente modificabile, ma era la base sul quale si poggiava il funzionamento delle richieste di asilo, a grande svantaggio di Italia e Grecia, i due punti di ingresso principali.
Dublino 1, 2 o 3?
La Convenzione di Dublino, detta Dublino I, è il primo accordo del 1990, ratificato nel 1997. Con Dublino II si intende il Regolamento Europeo 343 del 2003. Dublino III è l’incarnazione attuale del Regolamento ed è definita nel Regolamento 604 del 2013. Di conseguenza è il Regolamento 604 che necessita di essere modificato. La revisione del 2013 apportò alcune modifiche non sostanziali all’impianto della gestione delle richieste di asilo. Dublino II è stato ratificato dal Parlamento italiano durante il Governo Berlusconi, dove la Lega era nella maggioranza e aveva ministri nell’esecutivo, mentre Dublino III durante quello Renzi. Il gioco di incolpare l’altra parte politica è quindi un gioco inutile in quanto entrambe le sponde politiche in Italia condividono parte della responsabilità di questo regolamento.
Per il momento anche chi è al governo attualmente si ritrova con una responsabilità riguardo al possibile Dublino IV, dato che alla votazione sopra citata del 16 novembre 2017 i due partiti di maggioranza nell’attuale Parlamento hanno votato così:
M5s: “I migranti economici restano in Italia” – “La nuova riforma è una gabbia perché obbliga l’Italia a gestire tutti i migranti economici arrivati – il commento dell’eurodeputata grillina Laura Ferrara – per loro, non è previsto nessun ricollocamento, nessuna solidarietà europea, nessuna condivisione degli oneri. È quello che voleva la Merkel. Forza Italia e Pd hanno voluto l’ennesima truffa per gli italiani che pagheremo a caro prezzo negli anni a venire. La Lega si è accodata perché brama solo le poltrone, come dimostrato dal voto sul Rosatellum L’astensione della Lega è l’ennesima genuflessione di chi non vuole schiacciare i piedi al padrone Berlusconi”.
Salvini: “M5s difende il business delle coop” – “Dalla Lega nessun appoggio al Pd – la replica di Matteo Salvini – anzi è vero il contrario: sono proprio i grillini che oggi a Strasburgo, con il loro voto contrario, hanno difeso l’invasione continua di immigrati nel nostro Paese. La Lega si è astenuta perché peggio di così non può andare. E se possiamo ottenere un risultato attraverso una trattativa, noi non ci tiriamo indietro”. “Non abbiamo l’entusiasmo del Pd e di Fi che hanno votato a favore – dice il segretario della Lega, per giustificare l’astensione – ma siamo consapevoli che dire solo no come fanno i grillini significa solo aiutare il business delle cooperative sull’immigrazione e potenziare l’invasione”.
Quindi astenuti o votato contro la proposta di riforma, confermando come veritiero il commento della europarlamentare Schlein.
Vi consiglio caldamente questo articolo dell’Internazionale dove viene fatto un discreto quadro della situazione attuale, se volete approfondire la questione, e data l’importanza forse sarebbe il caso. Per i più pigri però faccio presente che al momento c’è un’altra proposta alternativa a quanto votato nello scorso novembre, ed è quello della attuale presidenza bulgara del Consiglio Europeo:
La proposta bulgara
A differenza della riforma approvata dal parlamento europeo a novembre, la bozza presentata dalla presidenza bulgara del Consiglio europeo, visionata da Internazionale, non prevede quote di ripartizione obbligatorie per i richiedenti asilo e implica invece che gli stati membri che non vogliono accogliere i migranti possano offrire aiuto o versare dei soldi (30-35mila euro per ogni richiedente asilo che ci si rifiuta di accogliere) agli stati che invece si occupano dell’accoglienza.La proposta bulgara non supera il criterio del paese di primo ingresso in Europa e ipotizza inoltre tre fasi possibili della crisi migratoria e per ogni livello prevede un tipo d’intervento diverso. Nel caso in cui un paese dell’Unione europea superi del 120 per cento la quota stabilita di richiedenti asilo (calcolata tenendo conto del prodotto interno lordo e della popolazione) è previsto che scattino delle misure di aiuto.
Nel caso in cui superi il 140 per cento è previsto un sistema di quote con adesione volontaria dei paesi membri. Infine solo nel caso in cui si superi la soglia critica del 160 per cento è previsto il ricollocamento obbligatorio (che comunque dovrebbe passare dal voto del consiglio). La proposta bulgara prevede inoltre delle sanzioni molto severe per i richiedenti asilo che si spostano dal primo paese d’ingresso verso altri paesi dell’Unione e non tiene conto dei loro legami familiari in altri paesi europei.
La proposta bulgara non è una proposta molto forte ed entra davvero in vigore solo quando la situazione è già gravemente compromessa. La posizione della Lega, elemento primario del commento dal quale siamo partiti, al momento è un po’ confusa in quanto si è espressa fortemente contro la proposta bulgara e si è astenuta sulla votazione della proposta del Parlamento Europeo, come abbiamo visto, inoltre non ha mai partecipato attivamente alla stesura di quest’ultima. Salvini ha detto che “Mi ha telefonato Orbán: insieme a lui cambieremo le regole di questa Europa”. Orban è fortemente contro la ripartizione tra i Paesi europei mentre nel famigerato “Contratto per il Governo del Cambiamento” Lega e M5S hanno scritto:
“Il rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità sancito dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea deve essere garantito attraverso il ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo tra gli stati membri dell’Unione europea, in base a parametri oggettivi e quantificabili”.
C’è oggettivamente un po’ di confusione nella politica della Lega. Il 28 giugno il Consiglio Europeo dovrà esprimersi sulle modifiche del Regolamento di Dublino e vedremo in questi giorni quali saranno le mosse del Governo italiano.
Ricordatevi di amare col cuore, ma per tutto il resto di usare la testa.
neilperri @ butac.it
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