La saga dei macachi di Torino continua…

Redazione Butac 16 Ott 2020
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo da un gruppo Facebook che conosciamo e stimiamo per l’attenta opera che fa di divulgazione sul tema animalismo e scienza.


Altra puntata della saga sui macachi di Torino (che sono a Parma). Titola Repubblica (e in maniera simile fanno tante altre testate):

Il Consiglio di Stato sospende la sperimentazione sui macachi dell’Università di Torino

Sui social hanno ricominciato a girare le immagini e le versioni più strane di questa storia, per cui facciamo chiarezza su alcuni punti.

  1.  I macachi non saranno affatto accecati, sarà provocato un punto nero, una macchia, in una parte del campo visivo, intervenendo sulla corteccia visiva, NON sull’occhio. Ciascuno di noi ne ha normalmente una in entrambi gli occhi, da dove il nervo ottico emerge dalla retina (e quindi non ci sono recettori per la visione).  E’ una cosa talmente invalidante che la scrivente ne ha una (oltre quella normale) nell’occhio sinistro da una vita e le rinnovano tranquillamente la patente, per dire.
  2.  A fine ricerca saranno messi in anestesia generale e soppressi. non dati in affido come la legge prevede nei casi in cui è possibile, perché serve esaminare il tessuto cerebrale. Il Dlgs 26/2014 infatti prevede la soppressione solo se gli animali sono sofferenti, sono infetti e/o pericolosi per la salute pubblica o, come in questo caso, se è necessario un esame post mortem.
  3. Il video horror che gira non è dei macachi in contesto; ci sono video che mostrano proprio quei macachi, pubblicati da TG Leonardo, dal Corriere e dal Fatto Quotidiano.
  4. Gli animali non soffrono, né fisicamente né psicologicamente, per il semplice fatto che devono essere in ottime condizioni psicofisiche: se stessero male, tutta la ricerca salterebbe. Sono nati da genitori nati e cresciuti a loro volta in cattività, e sono abituati alle condizioni di laboratorio, che certamente non sono l’ideale per loro, ma nemmeno condizioni che creino loro il disagio che patirebbero se fossero nati liberi, il mondo che conoscono è quello.
  5. Le sedie per primati fanno impressione a noi ma non a loro; a loro viene insegnato a considerarle parte del contesto in cui lavorano, mangiano, bevono e ricevono ricompense con il sistema del rinforzo positivo (il premio), tanto che ci entrano da soli, perché sanno che lì si gioca e si ricevono premi. Passato il primo momento di orrore, basta guardare: sono tranquillissimi ma non passivi, mosci; e hanno le braccia libere, non è necessaria nessuna contenzione, che si dovrebbe attuare se gli animali fossero impauriti o arrabbiati. E non occorre affamarli o assetarli per convincerli a collaborare: una ricompensa è positiva se si è in vena di riceverla, non se ci si trova a disagio a causa di deprivazione. Vedi punto 4: gli animali devono prima di tutto stare bene e collaborare, per essere utili alla ricerca.
  6. La ricerca serve a provare a capire cosa succede e dove in caso di cecità da lesione cerebrale (gli occhi funzionano benissimo ma c’è un danno neurologico che impedisce al cervello di analizzare le informazioni che arrivano dagli occhi).
  7. Il progetto, incluse motivazioni sul perché si devono usare proprio quegli animali e non altri a minor sviluppo neurologico (la legge obbliga ad usare quelli meno capaci di provare sofferenza fisica e psicologica, se è appena possibile), gli scopi, il destino finale degli animali eccetera, è stato approvato prima dal comitato etico dello European Research Council, poi dall’organismo preposto al benessere animale dell’Università di Parma e infine dal Ministero della Salute, il quale lo ha affidato al Consiglio Superiore di Sanità (il massimo organo di consulenza del Ministero) che si è espresso favorevolmente due volte, nel 2018 e nel 2020. Non è la sede per discutere questi dettagli qui, di cambiamenti da fare ce ne sarebbero, ma a giudicare dal livello di frustrazione e rabbia medio dei ricercatori causa progetti respinti dai comitati etici per ragioni… etiche appunto, direi che l’approvazione non è una mera formalità. Meno che mai in questo caso.

In questa sede non si prende posizione in merito all’accettabilità di questa ricerca, al solito si danno solo informazioni; il giudizio sta al lettore, una volta che avrà le informazioni.

Ultima considerazione personale: a prescindere da cosa si pensa in merito, anche se si è contrari a questa ricerca, credo che bisognerebbe sostenere le proprie ragioni, e credo che invece diffondere informazioni false per prendere la gente allo stomaco sia stupido e in ultima analisi nuoccia alla causa. Fare cose del genere serve ad una cosa, di sicuro: a non essere creduti e presi sul serio neanche quando si dice la verità. Siamo sicuri che sia una buona idea, che agli animali sia utile che chi sostiene le loro ragioni sia poco credibile?

A cosa serve la ricerca: https://www.facebook.com/animproscienza/posts/2285586504869550

Sugli impianti intracranici e i mezzi di contenzione: https://www.facebook.com/animproscienza/posts/2868033763291485/

Condizioni di vita dei Macachi in laboratorio: https://www.facebook.com/animproscienza/posts/2907100022718192/

Scienziati, filosofi ed altri animali – https://www.facebook.com/animproscienza

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