La tassa sui cani non sterilizzati

cani

Ogni volta che si palesa qualche novità su tasse riguardanti gli animali da compagnia parte la corsa a chi si straccia meglio le vesti e questo è vero soprattutto nel caso dei cani. Notizia di questi giorni – ma in realtà non troppo, vedremo tra poco – è un emendamento proposto alla legge di bilancio, così presentato da alcuni siti:

In generale i giornali riportano la notizia, più o meno approfondita, in maniera sostanzialmente corretta, mentre alcuni portali tendono a buttarla in caciara come di consueto. Facciamo ordine.

Cosa

Al disegno di legge 4127-bis, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019, è stato presentato il seguente emendamento:

sterilizzazione

1. I proprietari o detentori di cani non sterilizzati sono tenuti al pagamento di una tassa comunale annuale, istituita da ciascun comune con propria delibera con previsione di esenzioni, riduzioni, detrazioni in favore di determinate categorie di soggetti.
2. La certificazione di sterilizzazione chirurgica definitiva è rilasciata da medici veterinari libero professionisti abilitati ad accedere all’anagrafe regionale degli animali d’affezione, i quali contestualmente provvedono alla registrazione della sterilizzazione dell’animale presso l’anagrafe.
3. Sono esentati dall’imposta:
   a) i cani di proprietà di allevatori professionali di cui alla legge 23 agosto 1993 n. 349;
   b) i cani esclusivamente adibiti alla guida dei ciechi e alla custodia degli edifici rurali e del gregge;
   c) i cani adibiti ai servizi dell’Esercito ed a quelli di pubblica sicurezza;
   d) i cani appartenenti a categorie sociali eventualmente individuate dai comuni.».

L’emendamento qua sopra presentato dai deputati Anzaldi, Cova e Preziosi è stato ritenuto ammissibile, cioè “avente una reale portata modificativa e non contrastante con deliberazioni già adottate”, e quindi verrà votato dalle Camere del Parlamento nel consueto iter legislativo. Quindi va ribadito che l’emendamento non è stato approvato, non è legge. In breve si propone di istituire una tassa “di possesso” per chi decide di non sterilizzare i propri cani; la tassa sarà definita da ciascun comune attraverso una delibera con eventuali esenzioni o riduzioni che dovessero essere ritenute necessarie. Questo vuol dire che il proprio comune potrebbe decidere di non istituire affatto questa tassa o di applicarla solo a determinate categorie. Ovviamente saranno i veterinari abilitati ad accedere all’anagrafe regionale a certificare e registrare la sterilizzazione dell’animale.

Quando

L’emendamento proposto è recentissimo, ma non è né inaudito né una sorpresa. Nonostante alcuni giornali la presentino come una scoperta improvvisa, Anzaldi aveva già presentato nel gennaio scorso questa idea, ricevendo anche l’endorsment di Legambiente, nello specifico Antonio Morabito:

“E’ urgente avviare il percorso virtuoso per chiudere questa vergogna e grazie all’onorevole Michele Anzaldi, che ha presentato uno specifico emendamento, ponendo in discussione il tema ed offrendo una possibile soluzione, la Legge di stabilità in discussione può compiere il primo, fondamentale, passo: autorizzare i Comuni, Enti locali espressamente
delegati dalla norma vigente, a poter deliberare, con tutte le accortezze e attenzioni alle diversità presenti nel proprio contesto sociale e territoriale, gli strumenti idonei a ridurre la percentuale di cittadini che sono fonte di questo fenomeno, così da eliminare il randagismo ed i suoi pesanti costi etici ed economici.”

Che aggiunge anche:

“Da tutti i rapporti nazionali sul fenomeno, compreso il rapporto Animali in Città di Legambiente, emerge come sterilizzazione e anagrafe canina siano le chiavi fondamentali per superare il randagismo ed emerge che i cittadini che amano ed hanno cura dei propri amici a quattro a zampe siano attenti ad anagrafarli e sterilizzarli, anche e soprattutto per il loro benessere e la loro sicurezza. Anzi tutti chiedono l’attivazione di un’anagrafe nazionale efficiente che consenta di rintracciare tempestivamente i loro amici laddove fossero stati persi in qualsiasi regione italiana.”

Se però scorriamo indietro nel tempo, vediamo che durante il Governo Letta era già stato presentato un emendamento molto simile:

cova1

1. I proprietari o detentori di cani non sterilizzati sono tenuti al pagamento di una tassa comunale annuale, istituita da ciascun comune con propria delibera con previsione di esenzioni, riduzioni, detrazioni in favore di determinate categorie di soggetti.
2. La certificazione di sterilizzazione chirurgica definitiva è rilasciata da medici veterinari libero professionisti abilitati ad accedere all’anagrafe regionale degli animali d’affezione, i quali contestualmente provvedono alla registrazione della sterilizzazione dell’animale presso l’anagrafe.
3. Sono esenti dall’imposta:
   a) i cani di proprietà di allevatori professionali di cui alla legge 23 agosto 1993, n. 349;
   b) i cani esclusivamente adibiti alla guida dei ciechi e alla custodia degli edifici rurali e del gregge;
   c) i cani adibiti ai servizi dell’Esercito ed a quelli di pubblica sicurezza;
   d) i cani appartenenti a categorie sociali eventualmente individuate dai Comuni».

Giudicato inammissibile, era stato presentato dallo stesso Paolo Cova che firma insieme ad Anzaldi e Preziosi l’attuale emendamento, ed è chiaramente lo stesso emendamento.

Perché

Questione non da poco, rimane spiegare il perché proporre questa norma, e Anzaldi sia a gennaio che ora su Facebook lo spiega così:

Il randagismo rappresenta un problema sentito dal punto di vista etico ed è anche una questione di carattere economico. In alcune città, in particolare al Sud, diventa una vera e propria emergenza. Partiamo dai numeri: in Italia, nei canili, dovrebbero esserci circa 750mila cani che aspettano e sperano di essere adottati. Una cifra impressionante, che diventa drammatica se si pensa che per molti animali quelle gabbie diventeranno un insopportabile ergastolo. Una prigionia dura, anzi durissima, se si considera che un cane, oltre al movimento, ha particolarmente sviluppato fiuto e udito, peculiarità che nei canili vengono esasperatamente uccise. Una drammatica emergenza che fingiamo di non conoscere. Un problema mal gestito che ha anche delle ripercussioni economiche rilevanti.
La stima dei costi randagi/in canile non è facile e non è mai stata fatta seriamente. Lo stesso sito del ministero cita dati del 2006, quando i cani in anagrafe erano 6 milioni e si stimavano i randagi in circa il 10%, quindi 600.000. Oggi i cani in anagrafe sono oltre 7 milioni e mezzo, il 10% corrisponde a 750.000 esemplari. I randagi catturati nell’anno 2014, l’ultimo disponibile sul sito del Ministero, sono stati 97.859: con una crescita di circa 100mila animali all’anno, si può immaginare quali siano i contorni che il fenomeno sta assumendo.
Secondo le stime, un cane in canile costa al comune da 3 a 8 euro al giorno, cioè 1000-3000 euro all’anno, ma evidentemente questa è la retta che i comuni pagano esclusi altri costi come personale, gestione ecc. che devono per forza afferire ad altri capitoli di spesa. Non vengono considerati, inoltre, i bandi straordinari, come le spese del SSN per anagrafe, sterilizzazioni, profilassi, farmaci, visite, test e cure di malattie, antiparassitari. Non sono riportati interventi straordinari come le operazioni anti-randagismo a Pompei e in altre aree del Paese.
Una proiezione più aderente alla realtà dei costi potenziali del randagismo, ottenuta considerando tutte le variabili, è di 7000€ per ciascun cane, che moltiplicato per 750.000 cani randagi porta a un totale di 5,25 miliardi all’anno.

Aggiunge anche:

Va promossa la cultura della sterilizzazione. Occorre creare una rete di centri convenzionati, con tariffa agevolata per la sterilizzazione, che consentirebbe di garantire la salute dell’animale e la tutela del padrone consumatore.

Il costo della sterilizzazione in realtà rischia di essere la vera tassa sui cani. Su Facebook è rimasto molto vago sulla questione, ma a gennaio si parlò di cifre:

Prevedere un piano di sterilizzazione nazionale, consentirebbe prima di tutto di abbassare i costi. “Oggi da un veterinario privato la sterilizzazione costa 300-400 euro. L’obbligo della sterilizzazione- aggiunge Anzaldi- consentirebbe invece di prevedere un costo vicino a quello reale, che e’ intorno ai 70 euro, da effettuare in un rete di centri convenzionati. Per chi non sterilizza il suo animale, si puo’ prevedere una tassa annuale sul possesso. E’ una misura necessaria, sia per finanziare il sistema che per rendere la sterilizzazione una pratica competitiva. Per le famiglie la sterilizzazione e’ un risparmio significativo, a fronte di benefici per l’animale e per il contesto sociale”. Anzaldi non teme che la proposta possa creare polemiche tra gli animalisti.

È chiaro che serve anche un’indicazione da parte del legislatore su come procedere ad abbassare i costi di sterilizzazione dei cani e, mio modesto parere che corrisponde a anche a quanto sostenuto dal rappresentante di Legambiente citato prima, includere anche i gatti in questo progetto, se mai verrà approvato dal Parlamento. Il costo della sterilizzazione è un nodo importante che deve venire chiarito il prima possibile. Per quanto riguarda il “creare polemiche tra gli animalisti”, ecco forse non ci siamo.

Le reazioni

Se per Legambiente non ho trovato nuove dichiarazioni e la possiamo considerare in supporto alla norma – almeno fintanto che non era stata presentata ufficialmente – considerando anche la precedente militanza dell’onorevole Anzaldi tra le loro fila, anche la LAV si è espressa a favore della “tassa”, a condizione però che vengano “eliminate dalla proposta di esenzione le categoria dei pastori e, grazie al possibile intervento dei Sindaci, quella dei cacciatori, nonché con l’inserimento di quella per gli allevatori di cani”L’AMVI, Associazione Medici Veterinari Italiani, si è mostrata contraria all’emendamento sia per motivi medici che per motivi tecnici:

Sterilizzare il cane per scampare una tassa non è un buon principio di possesso responsabile né di rispetto del benessere animale, dato che non tutti i soggetti presentano una anamnesi favorevole all’intervento chirurgico.
Tecnicamente poi, la proposta è inattuabile in quanto le anagrafi regionali canine – difformi fra loro e non di rado inefficaci- non riportano il dato dell’avvenuta sterilizzazione, un dato che- secondo il parlamentare sarebbe alla base del presupposto impositivo o di esenzione. Inoltre i Comuni non accedono ai data base, anche per croniche inadempienze amministrative che rendono ancora più iniquo e aleatorio il criterio impositivo sui contribuenti.

Anche l’ENPA si schiera contro con le parole del loro presidente Rocchi, secondo la quale “L’autore di tale proposta ignora, o fa finta di ignorare, che laddove esiste un problema di sovrappopolazione canina, esso è causato non tanto dai proprietari di cani che vivono nei centri abitati, ma proprio da quegli allevatori, agricoltori e pastori che non sterilizzano i propri animali e li lasciano vagare liberamente sul territorio.”

Ci dispiace non avere nessuna notizia sulla sicuramente illuminante opinione di Lorenzo Croce, che però pochi giorni fa auspicava uno stanziamento per una campagna di sterilizzazione dei cani e gatti randagi. Tra le voci a supporto della tassa sui cani c’è il sindacato dei veterinari  SIVeLP che attraverso il suo segretario Angelo Troi dice:

La punta dell’iceberg sono le aggressioni a residenti e turisti con tanto di campagne di stampa che descrivono il nostro Paese come una copia di aree arretrate del mondo.
Più profonda è l’attenzione verso costi sanitari e sociali: miliardi di euro sottratti a Sindaci e cittadini, che vengono compresi solo oggi da associazioni di malati che si vedono tagliare la sanità a favore di spese più vantaggiose per l’opinione pubblica.

Meglio la soluzione proposta, piuttosto di un sistema marcio che contribuisce a deteriorare continuamente la nostra professione, mentre pochi furbetti ci guadagnano in un mercato che non valuta veramente il trattare bene o male gli animali.

Come giustamente fa notare i limiti tecnici sono facilmente superabili e lo spreco di risorse è veramente alto.

Quindi?

Vedremo nei prossimi giorni se l’emendamento  verrà ritirato, bocciato, integrato o approvato, e le reazioni dell’opinione pubblica e delle associazioni animaliste potranno avere sicuramente un peso importante. Come sostenne Piero Fassino quando si cominciò a parlare della proposta di Anzaldi nel gennaio scorso, in merito alla questione del randagismo, “estremamente avanzate le norme, gravemente carente l’attuazione”. Forse bisognerebbe cercare un’omogeneizzazione delle procedure regionali e comunali per combattere questo problema, non solo economico, piuttosto che inserire nuovi obblighi per i cittadini. Vero è che una “tavola rotonda” tra autorità e associazioni non sarebbe una cosa così scandalosa per cercare di trovare una soluzione al problema.

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