Lo scontrino NON fiscale

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Non è un sistema che hanno le grandi aziende per evadere il fisco, ma sono anni che questa storia gironzola su siti di medio dubbio gusto! La storiella è stata fatta girare alla grande specie da tutti, prima i destrosi venivano attaccati perché si sosteneva questo fosse il sistema con cui i big dell’industria evadevano il fisco, poi sono i sinistrosi a venire attaccati: Hai visto? La COOP fa gli scontrini NON fiscali, ‘sti comunisti del menga… 
Ma è tutta fuffa, tutta la grande distribuzione può emettere scontrini Non fiscali e scegliere di trasmettere i propri dati fiscali all’agenzia delle entrate per via telematica, usando sistemi di controllo e registrazione degli incassi approvati dalla stessa.  Come riporta la legge 311 del 2004, al comma 429:

429. Le imprese che operano nel settore della grande distribuzione possono trasmettere telematicamente all’Agenzia delle entrate, distintamente per ciascun punto vendita, l’ammontare complessivo dei corrispettivi giornalieri delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi di cui agli articoli 2 e 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni.

Lo capite vero che è sciocco, davvero sciocco? La grande distribuzione ha rigidi controlli, sugli acquisti, sulle vendite, sulla tenuta dei magazzini e dei DDT delle merci. Evadere è molto più difficile per loro che per il barista che non emette lo scontrino o il ristoratore che rilascia un foglietto scarabocchiato (ma dico due categorie a caso, perché in realtà quasi tutti i medi e piccoli se vogliono riescono ad evadere più facilmente, ovvio che le cifre sono inferiori, ma se su 2000 caffè alla settimana riesco a non fare lo scontrino per 300 e lo faccio tutto l’anno sono almeno una decina di migliaia di euro evase. Moltiplicato per ogni singolo bar della città sono soldi fitti, che dovrebbero arrivare allo stato, e che invece s’intascano altri. Ma il singolo cliente quando non riceve lo scontrino per il suo singolo caffé questo conto non lo fa, si tratta di spicci, che vuoi che sia? E invece (tenendo l’esempio del barista, ma potrei farne mille, non è che ce l’ho coi poveri baristi, si tratta ripeto di ipotesi, nulla di più) quello spicciolo, moltiplicato per i bar di tutta Italia.

Ma andiamo oltre, la storia degli scontrini che non pagano tasse viene cavalcata da almeno un anno da Beppe Grillo, che da sempre lotta contro le Feste dell’Unità, sagre immense che si vedono in tutta Italia. Grillo, Libero e tanti altri sostengono che li le tasse siano evase (legalmente) al 100% sostenendo che non sia giusto. Innanzitutto la regola non è fatta per le Feste dell’Unità ma vale per tutte le feste legate a dei partiti e anche alle feste religiose.
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Ma si parla di tasse su donazioni e incassi fatti direttamente dal partito. Insomma se alla Festa dell’Unità c’è un ristornate gestito da un imprenditore lui pagherà un affitto a chi organizza la Festa (PD, PDL, M5S, UDC o chi per lui) e rilascierà scontrino fiscale (e non) sulle vendite che farà. Alla festa dell’unità esiste una vecchia tradizione, invece di appaltare ad altri molti dei punti ristoro sono gestiti autonomamente dagli organizzatori, spesso usando volontari non pagati come forza lavoro, tutto ciò è legale, e in questo caso gli incassi andranno a chi gestisce la cosa. Alle Feste dell’Unità questi volontari accorrono a iosa, alle feste di altre fazioni c’è meno pubblico, sono organizzate in altra maniera, si guadagna di meno, e questo evidentemente a qualcuno rode.
Io sono contrario alle “Feste”  in generale, vorrei tutti pagassero uguale, che si tratti della parrocchia o del partito, del privato o dell’imprenditore.
E vorrei che i controlli fossero più seri.
Ma tristemente anche questa è un’utopia!