Matteo Salvini e il costo dei migranti

Un lettore mi ha segnalato il servizio del TG1 del 24 luglio 2018. Titolo del servizio “Bruxelles e migranti”. Si parla dell’ipotesi di offrire 6mila euro ai Paesi europei per ogni migrante accolto. Della storia ha parlato per prima una testata britannica, il Financial Times, ripresa da testate varie italiane. L’uso del condizionale è d’obbligo, come fa infatti il Corriere della Sera:

Financial Times: «Ue offrirà 6 mila euro per ogni migrante accolto»

Sarebbe una delle proposte della Commissione europea per arginare il flusso di migranti in arrivo in Europa

Condizionale, perché la proposta a cui si fa riferimento circola almeno dal 2013, non è una novità. La notizia ha fatto il giro di tante testate, e non metto in dubbio se ne sia parlato in Commissione Europea, ma ripeto, sono cinque anni che viene sventolata l’ipotesi.

Reuters ci spiega:

Under the proposal, the Union’s common budget would pay out 6,000 euros ($7,000) for each migrant taken in, as well as funding the cost of hundreds of expert personnel to help process mostly African migrants seeking asylum in Europe.

Che tradotto:

Secondo la proposta, il bilancio comune dell’Unione verserebbe 6.000 euro (7.000 dollari) per ogni migrante preso in esame, oltre a finanziare il costo di centinaia di persone esperte per aiutare a processare i migranti sopratutto africani in cerca di asilo in Europa.

Sul sito della Commissione Europea si trova il comunicato che racconta l’offerta fatta in sede europea:

  • pieno sostegno operativo, con squadre di sbarco formate da guardie di frontiera europee, esperti di asilo, addetti allo screening di sicurezza e agenti addetti ai rimpatri, i cui costi sarebbero coperti integralmente dal bilancio dell’UE;
  • gestione rapida, sicura ed efficace che riduca il rischio di movimenti secondari e sveltisca la determinazione dello status della persona;
  • pieno sostegno finanziario agli Stati membri volontari per la copertura dei costi delle infrastrutture e i costi operativi e sostegno finanziario agli Stati membri che accettano i trasferimenti delle persone sbarcate (6 000 € per persona).

Il progetto non prevede solo 6000 euro a migrante, ma anche di fornire pieno sostegno operativo con squadre di sbarco europee, quindi non più a carico dei Paesi che accolgono. Aiuto nella gestione rapida dei processi di accoglienza (che è uno dei nodi della faccenda di cui pochi parlano volentieri) e infine i tanto reclamizzati 6000 euro a testa.

Matteo Salvini, incalzato da un giornalista, al TG1 delle 13 del 24 luglio ha detto:

Per l’Italia non esiste. Anche perché nel corso del tempo ogni richiedente asilo costa al contribuente italiano tra i 40 e i 50 mila euro. Quindi l’elemosina Bruxelles la può tenere per lei.

La frase è forte, anche io m’indignerei. La spesa per gli immigrati si aggira intorno ai 5 miliardi l’anno, di cui solo una parte piccola arriva oggi dall’Unione Europea. Stando così le cose potremmo dire che Matteo Salvini ha ragione.

Nel 2017 sono arrivati in Italia circa 120mila immigrati, che sono costati circa 4,6 miliardi di euro, si tratta di circa 40mila euro per immigrato.

Ma occorrono alcune precisazioni.

Intanto come spiegava un documento dell’INPS ripreso da molti giornali a inizio giugno 2018, così riassunto da Il Fatto Quotidiano:

Gli immigrati versano 8 miliardi di contributi annui e ne ricevono 3 in prestazioni: un saldo positivo di 5 miliardi.

Quindi gli immigrati che lavorano in Italia versano 8 miliardi di contributi annui, 3 vengono usati per ii servizi che vengono erogati, 5 coprono la spesa della gestione immigrati. Senza quei contribuenti oggi non guadagneremmo di più, andremmo in pari.*

A questo va aggiunto il problema gestione dei centri accoglienza. Vedete, l’idea sarebbe che ogni immigrato venga processato in breve tempo (mettiamo quattro mesi?). Ogni immigrato costa alle casse dello stato circa 35 euro al giorno, se tutto è fatto a regola d’arte quei quattro mesi di centro d’accoglienza costano alle casse dello stato circa 4/5mila euro (più ovviamente tutte le altre spese, che non voglio sminuire). Da noi, in alcune situazioni, si tende a tenerli nei centri d’accoglienza a lungo, perché sono soldi che entrano nelle tasche di italiani. Di questi piccoli particolari (e non solo) andrebbe tenuto conto prima di sostenere che quella offerta dall’Unione Europea sia davvero un’elemosina o un aiuto concreto.

Quanto sopra è la mia piccola analisi dei fatti. Qui sotto invece un piccolo approfondimento sulla questione INPS, infarcito di personali opinioni, per chiunque abbia voglia.


*Come spiegava sempre l’INPS sulle pagine del Fatto:

Per compensare il calo delle nascite, “la minaccia più grave al nostro sistema pensionistico”, per Inps servono i contributi di 140 mila immigrati in più ogni anno. O dovrebbero emigrare meno gli italiani: nel 2016 se ne sono andati in 115 mila. Il problema è che gli arrivi di stranieri sono in forte calo: 16mila sbarcati nel primo semestre 2018, contro i 76mila del primo semestre 2017, mentre il trend di emigrazione italiana non diminuisce. Se dovessero azzerarsi gli arrivi dall’estero, l’Inps calcola che nei prossimi 22 anni tra i 73 miliardi in meno di entrate e i 35 in meno di prestazioni, mancherebbero 38 miliardi. Col tempo i vantaggi tendono ad annullarsi: chi versa contributi oggi maturerà il diritto alla pensione, in buona parte dal 2060. E molti immigrati lasciano il Paese senza averlo maturato, regalando all’Inps 300 milioni all’anno.

Avete letto con attenzione? Secondo la tendenza attuale a noi servono 140mila contribuenti in più all’anno per poter continuare a gestire il sistema pensionistico. Non vogliamo gli immigrati, non concordo ma posso capire. Ma allora perché in ormai due mesi di governo ho visto solo parlare di loro e nemmeno un cenno a nuove politiche per la famiglia e per i giovani lavoratori? Due mesi, e poco si è fatto di concreto per fare sì che gli italiani figlino di più ed emigrino di meno. Sì, certo, si è parlato di reddito di dignità e cose simili. Ma guardiamoci in faccia, crediamo davvero che l’italiano che va all’estero lo convinciamo a stare in Italia per due spicci? L’italiano che davvero molla tutto lo fa per migliori offerte lavorative, migliori condizioni contrattuali, migliori prospettive per il futuro. A oggi ho letto di porti chiusi, crocifissi nei luoghi pubblici e reddito per chi non lo ha (oltre a esternazioni di vario tipo sulle vaccinazioni pediatriche).

Vedete, siamo di fronte all’ennesimo caso dove quanto detto dal ministro non è errato, ma manca di dettagli che permettano all’elettore di comprendere. Ovviamente una domanda fatta a bruciapelo per strada non può aspettarsi una risposta elaborata e attenta. Ma sarebbe bello che a questi dati forniti dall’INPS e alla gestione dei centri accoglienza (perché va bene chiudere i porti, ma se non si migliora la gestione di alcuni di quelli lo spreco statale resta) seguissero fatti concreti.

maicolengel at butac punto it
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