Un terzo dei contagi viene da clandestini?

Un articolo che Libero ha giudicato sostituibile

maicolengel butac 17 Giu 2021
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Azzurra Barbuto nel suo blog La finestra di Azzurra ha pubblicato il 15 giugno (dopo che in precedenza era stato pubblicato su Libero e poi “giudicato sostituibile“) un articolo con un titolo un po’ stile Lina Wertmuller (cioè, per chi non capisse la battuta, molto prolisso)…

Ve lo riporto così come è sul suo sito, maiuscole incluse:

Un Terzo Dei Contagi Viene Da Clandestini, Ma Accogliamo Tutti. In 7 Giorni Quasi 2 Mila Sbarchi. Migranti Provenienti Soprattutto Dal Bangladesh, Paese Da Cui È Vietato L’ingresso In Italia. Speranza E Lamorgese Muti

Io leggo un titolo del genere e la domanda che mi faccio è se sono di fronte a un bambino delle elementari, ché si sa, a quell’età piace scrivere le maiuscole, magari è in prima e ancora non gli hanno spiegato come si usano… Vabbè.

Il testo dell’articolo è sicuramente più interessante. Barbuto comincia così:

Impressionano gli ultimi dati relativi agli sbarchi di migranti sulle nostre coste. Nel giro di appena 7 giorni sono giunti in Italia via mare 1.752 clandestini, una media di 250 al dì. Il record è stato registrato sabato scorso con 1.169 approdi in poche ore. Sale così a 16.817 il numero di immigrati accolti dal primo gennaio a ieri, nonostante la pandemia in corso e la circolazione di pericolose varianti che spingono i governi europei alla prudenza nell’allentamento delle restrizioni.

Cominciare l’articolo con il verbo “impressionare” onestamente ci fa venire da ridere, si capisce da quella scelta che l’autrice ha un bias insopprimibile sul tema immigrazione. Questo che vi mostro qui sotto è il grafico degli arrivi per mare nel Mediterraneo da gennaio 2015 ad oggi:

Non ci vuole un esperto per rendersi conto che quest’anno i numeri sono praticamente uguali al 2020 o al 2019. Gli sbarchi maggiori comunque solitamente cominciano da luglio per culminare a settembre. Oltretutto se riduciamo il grafico ai soli anni 2020 e 2021 ci si accorge che l’anno scorso sono stati nettamente di più a gennaio, un po’ di più a febbraio, per poi calare causa pandemia. I numeri che riporta Barbuto direi siano tutti corretti, ma non devono sorprenderci, sono piccole cifre se paragonate agli anni di crisi migratorie. Per capirci, a gennaio 2016 il numero di migranti sbarcati era di oltre 70mila, direi che i 4000 e rotti di gennaio 2021 siano davvero piccola cosa, assolutamente gestibile.

Ma quello che ci interessa vedere sono le altre informazioni che riporta Barbuto.

Qualcosa qui non quadra, anzi diciamo pure che non quadra proprio un bel niente, tanto più se consideriamo due elementi tutt’altro che trascurabili: innanzitutto, la prima nazionalità dei migranti che toccano le nostre coste è proprio quella bengalese (da gennaio ad oggi abbiamo incamerato 2.704 cittadini del Bangladesh);

Barbuto si lamenta che arrivino tanti migranti da uno dei Paesi sulla lista nera del Ministro della Salute. ma forse avrebbe dovuto fare lo sforzo di verificare un po’ di cose prima di pubblicare il suo articolo. Sì, è vero che il Bangladesh è il Paese da cui è arrivato il maggior numero di migranti, ben il 15,4% delle persone che si sono mosse nel 2021 viene da lì, l’11,7% invece arriva dalla Tunisia, poi Siria, Costa d’Avorio e tutti gli altri Paesi a seguire.

Ma vedete, il dettaglio che sfugge alla solerte giornalista è che i migranti che sono arrivati coi barconi col rischio di essere malati di Covid non sono sul nostro territorio liberi di far danni. Come tutti i migranti che si avvicinano alle nostre coste e non vengono respinti sono stati visitati, tamponati e messi in isolamento. Ad esempio, facendo riferimento ai migranti dal Bangladesh arrivati alla fine di maggio a Lampedusa, come riportava TPI:

…i positivi al Covid si trovano in isolamento su una nave quarantena al largo dell’isola. I migranti sono arrivati lo scorso mese in Sicilia attraverso la cosiddetta rotta libica: i tamponi sono infatti stati effettuati alla fine di maggio. Il sequenziamento ha invece richiesto qualche altro giorno ed è stato effettuato presso il Policlinico di Palermo su impulso del Dipartimento di Diagnostica dell’Asp del capoluogo regionale, che ha analizzato i test sospetti. I positivi erano comunque stati sottoposti a quarantena, come previsto dalle norme per la sorveglianza sanitaria dei migranti.

Quindi non sono di nessun pericolo per la popolazione italiana. Venendo alle affermazioni di Fedriga, tutto vero quello che ci dice Barbuto:

…come ha spiegato Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia, in una intervista pubblicata ieri su Libero, attualmente un terzo dei contagi viene da immigrati clandestini.

Ma i migranti di cui parla Fedriga sono soggetti già residenti sul suo territorio, quindi non nuovi arrivi che portano il contagio, bensì persone che si sono contagiate in Italia. Ma la cosa che ci fa sorridere di più è quell’uso della percentuale. Vedete, in FVG c’erano dieci nuovi contagi quando Fedriga ha parlato, di quei dieci tre erano migranti, e sia chiaro, dire “un terzo” è abbastanza corretto. Ma usando la percentuale si dà a intendere un numero lasciato all’immaginazione (e ai bias) di chi legge, mentre invece dire che su dieci contagi c’erano tre migranti riduce un po’ l’effetto sensazionalistico. Trucchetti da esperti di marketing.

Barbuto poi lancia l’ennesimo allarme:

La seconda nazionalità dichiarata al momento dello sbarco dopo quella bengalese è quella tunisina, pur non essendo la Tunisia in balia della guerra e della carestia. Ovvio che il popolo italiano si senta preso in giro, beffato, sfruttato, e ne abbia abbastanza.

In sei mesi dalla Tunisia in Italia sono arrivate meno di duemila persone, non un numero preoccupante. Barbuto si chiede come mai arrivino dalla Tunisia, che come dice non ha guerre in corso o altro, e su questo ha ragione, sia chiaro. In Tunisia non ci sono guerre e dopo il termine della rivoluzione hanno un governo democratico. Ma la Tunisia resta al momento un Paese povero, con alcune regioni dannatamente povere, un po’ come era l’Italia negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando tantissimi giovani italiani, specie dal sud del Paese, scelsero di emigrare in altri Paesi, Belgio, Germania, Francia ecc.

Ecco, i tunisini che vengono qui sono molto simili a quegli italiani degli anni Cinquanta. E bastava fare cinque minuti di ricerche online per capirlo. Qui ad esempio un bell’articolo sulla pagina di MEDU, Medici per i diritti umani. Ma Barbato scrive per Libero Quotidiano, è probabile non la paghino abbastanza per impiegare tempo in verifiche.

Non credo di dover aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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