No, al Sant’Anna di Como (ad oggi) non ci sono bambini con la Covid-19

Sta circolando l’ennesimo audio per spingere la gente a stare in casa, la persona che parla non ci dice come si chiama ma si presenta come mamma di un bimbo di cui dice nome e cognome. Non sto a riportarli, ma sono nell’audio. Si qualifica come infermiera del Sant’Anna, e con tono molto concitato racconta di come sia importante seguire le indicazioni del Governo e restare a casa, nel giardinetto sotto casa dice che ci sono molti bimbi che giocano. Ascoltando l’audio si riesce a identificare anche la posizione dove vive la signora, anche se non viene detto esplicitamente un indirizzo: usando Google Maps è facile arrivarci.

Nell’audio ci vengono raccontate molte cose, molte reali, una invece fasulla (al momento). Ve la riporto perché ci sono voluti pochi secondi per un controllo e una verifica. La donna dice che al Sant’Anna sono ricoverati molti giovani e bambini per colpa del coronavirus.

In pochissimi secondi ho trovato quicomo.it che riporta:

Una cosa va detta forte e chiara alla popolazione comasca: al momento non ci sono casi di bambini ricoverati per coronavirus all’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia. L’ospedale ha tenuto a precisare che “non ci sono casi al di sotto dei 19 anni”. Certo, questo significa che c’è anche qualche giovane, ma statisticamente – è triste usare questo termine quando si parla di persone – rappresentano una percentuale minima, sono casi rari allo stato attuale.“

Ho contattato la struttura, che conferma l’assenza di under 19 tra i ricoverati con la Covid-19. Purtroppo invece la notizia che sia stata allestita la camera calda dell’ospedale con lettini per chi arriva e si sospetta sia già contagiato dal coronavirus è vera.

Quello che però va spiegato è che non si tratta di una struttura esterna al freddo e gelo, come sembra trasparire dal messaggio, ma si tratta appunto del punto di scarico delle ambulanze, chiuso e coperto, e riscaldato, da lì il nome camera calda. Sicuramente non è una bella cosa pensare a questa gente che attende in quello che, da vedere, è più uno scantinato che una corsia d’ospedale, ma è la soluzione meno rischiosa per tutti.

Come spiego da giorni (anzi in realtà da anni) bisognerebbe evitare di diffondere messaggi non verificati, poco conta come si qualifica la voce che sentiamo. Se non abbiamo verificato quanto viene riportato evitiamo sempre di diffondere a nostra volta. Rendersi inconsapevoli complici di un procurato allarme può costare caro. E con tutto il Paese fermo, credo che la Polizia Postale abbia tutto il tempo per fare accurate indagini.

Detto ciò, come riportato all’inizio l’invito a stare a casa resta valido, siamo nella stessa barca, girare quando fuori non c’è davvero nulla da fare è sciocco. Come lo è perdere il tempo a non fare nulla, se non praticare l’ozio più totale. Io sono per il giusto mezzo: dormite di più, svagatevi, magari non perdendo due ore a scegliere che film guardare tra i tanti a portata di dito. E non limitatevi a film e giochi, leggete! Leggete un libro, ché siamo tra i Paesi al mondo dove si legge di meno. I libri aiutano la mente, i libri possono insegnare tante cose.

Leggeste di più, forse avreste meno il telefono in mano, ed evitereste di condividere l’ennesima sciocchezza sull’emergenza sanitaria in corso.

Stiamo ricevendo una media di venti segnalazioni all’ora tra mail e social, più i messaggi privati di amici. Purtroppo a scrivere ci sono solo io, Noemi sta facendo l’impossibile tra BUTAC (vi aspettiamo tra le storie Instagram per rispondere alle vostre domande) e Dottore ma è vero che?, ma non riusciamo a stare dietro a tutto. Facciamo il possibile per tenervi aggiornati su quanto di non corretto stia girando in rete, perdonateci se non riusciamo a rispondere a tutti.

maicolengel at butac punto it
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