No, il NYT non ha minimizzato l’omicidio di Davide Giri

Analizziamo come il NYT ha parlato della vicenda

Sono abbonato al New York Times da circa un anno e mezzo, la trovo una delle testate migliori del panorama internazionale, e preciso che sono poche le testate a cui pago un abbonamento o dono qualcosa. Il NYT rientra tra quelle. Pertanto, quando il 7 dicembre ho visto il titolo del Corriere della Sera sull’omicidio di Davide Giri, ci sono rimasto un po’ male.

Il Corriere titolava:

Davide Giri, il New York Times minimizza l’uccisione del ricercatore italiano

Ma io avevo letto un primo articolo, uscito poco dopo l’omicidio, e non mi era parso che minimizzasse alcunché. Titolava il NYT:

Columbia University Student Dies in Stabbing Near Campus

L’articolo è del 3 dicembre, il giorno dopo l’uccisione di Giri. Nell’articolo viene fatto un sunto dei fatti e viene raccontato dell’arresto del sospettato dell’omicidio, Vincent Pinkney, e sono riportate le parole del preside della Columbia, così come quelle di altri che esprimono il proprio cordoglio e il proprio rammarico per quanto avvenuto, ricordando la persona di Davide. In tutto l’articolo non c’è mai quello che ci pare un tentativo di minimizzare i fatti.

Federico Rampini sul Corriere lamenta che:

L’articolo di cronaca è stato confinato nelle pagine locali, con scarsa visibilità. Sul sito del giornale, alla prima versione non è seguito alcun aggiornamento. Brevi testimonianze dei colleghi di studio, una dichiarazione del rettore della Columbia University, compongono un articolo evasivo e lacunoso. Zero notizie sull’autore di quella che poteva essere una strage.

L’articolo a cui fa riferimento Rampini è un pezzo scritto chiaramente a caldo, poco dopo l’omicidio, che riporta le testimonianze che può, spiegando quanto la polizia avesse dichiarato fino a quel momento. È vero che è un articolo presente nell’edizione locale del NYT e non sulla home page nazionale, ma perché questo dovrebbe essere minimizzare? Giri, a quanto sappiamo, non è stato ucciso in quanto italiano, è stato ucciso dal membro di una gang newyorkese descritta dallo stesso Rampini come particolarmente feroce. Stiamo parlando di un omicidio a New York City, non a Casal Pusterlengo. Il giornalista sa quanti omicidi avvengono tutti i giorni a New York?

A settembre ci sono stati 46 omicidi, a ottobre 37, è raro che abbiano la prima pagina dell’edizione nazionale di uno dei quotidiani più letti al mondo. Non perché si cerchi di minimizzare, ma perché non sono più notizie ma, purtroppo, la “normalità”. Non è come in Italia che, visto il trend, in prima pagina ci si mette chiunque sia morto dopo il vaccino, anche se magari erano passati due mesi. Oltretutto all’omicidio di Davide Giri il NYT ha dedicato un secondo articolo, pubblicato il 10 dicembre, un editoriale firmato da Ginia Bellafante, dove si analizza il rapporto tra il campus universitario e la realtà circostante.

Cercando online ci si accorge come ogni giorno ci sia almeno un omicidio in città, anche più cruenti di quello del povero studente della Columbia, e quasi nessuno di questi episodi ha particolare risalto sul NYT. Ad esempio, la mattina dell’11 dicembre è stato ucciso un 27enne nel suo appartamento sulla 98^ strada nel Queens, l’assassino è ancora a piede libero. Sul NYT non c’è traccia della notizia, nemmeno nella cronaca locale. Il 9 dicembre sempre a New York un uomo di 28 anni è stato ucciso e altri due sono stati feriti, anche questa notizia non trova spazio sul NYT. Il 6 dicembre Alfonso Dennis, 40 anni, è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa e uno al torace, insieme a lui è rimasto ferito un 25enne, anche di questa notizia non si trova traccia sul NYT. Tutte per minimizzare? Dimenticavo: in nessuna delle tre notizie che ho riportato, anche quando c’è stato un arresto, si riportavano informazioni sull’arrestato.

Anche perché il giornalismo, quello fatto benino, finché non c’è una condanna evita di dare troppe informazioni ai lettori. Ma noi in Italia non ne sappiamo molto di giornalismo fatto benino, e ci piace sbattere in prima pagina chiunque possa portare un minimo di vendite o click in più, anche se magari è solo un sospettato che si rivelerà di lì a breve estraneo ai fatti.

Sull’onda dell’articolo di Rampini, il cui sottotitolo recita:

Nessun interesse per la storia del killer afroamericano: se l’ autore dell’omicidio fosse stato un bianco e la vittima un nero, tutto sarebbe stato diverso

ho visto più di una persona sostenere che se invece che un italiano ucciso da un afroamericano fosse stato il contrario la gente si sarebbe mobilitata in piazza come per il Black Lives Matter, ma è evidente che chi sostiene una cosa del genere non abbia la più pallida idea di cosa stia parlando. Il BLM è nato per la violenza sistemica, e spesso ingiustificata, delle forze dell’ordine nei confronti delle minoranze etniche, afroamericani soprattutto.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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