Il plagio di Von Der Leyen e gli attacchi dalle Canarie

Dopo otto anni ritorniamo a parlare di una vicenda già morta e sepolta

Sono passati sette anni da quando la storia della tesi di laurea di Ursula Von der Leyen è finita sui giornali di tutta Europa, anche in Italia. La vicenda risale difatti al 2015, quando anche RaiNews la riprese con questo titolo:

Berlino, la “maledizione del plagio” colpisce il ministro Von der Leyen

All’epoca Von der Leyen era solo un ministro tedesco, non guidava la Commissione Europea. Sono passati sette anni e la vicenda è stata raccontata in lungo e in largo, non era una bufala, Von der Leyen aveva usato alcune citazioni nelle settanta pagine della sua tesi, senza averle attribuite nella maniera corretta.

Ci sono voluti all’epoca sette mesi di discussioni all’interno della commissione dell’Hannover Medical School, dopodiché si è giunti alla conclusione (sette voti contro uno) che, pur essendo confermate le citazioni senza attribuzione, la sua tesi non veniva invalidata. Il preside della Facoltà di Medicina, Christopher Baum, ha spiegato che era evidente che non ci fosse intenzione deliberata di inganno, visto che in altri punti del testo gli autori erano regolarmente citati. La questione poteva finire lì, c’è stata una commissione d’inchiesta, c’è stato un corpo docente che ha deliberato, fine.

E invece no, perché in Europa ci sono soggetti che detestano l’Unione e chi in un modo o nell’altro la dirige al momento, soggetti che dalle Canarie, dove risiedono, pubblicano su siti come Dcnews.it, che il 5 ottobre ha pubblicato un articolo con questo titolo:

Lo strano caso della tesi di laurea scopiazzata dalla Megera di Bruxelles: cosa si sono inventati per evitarle l’infamia dell’accusa di plagio

L’articolo riporta – in toni simili a quelli del titolo – più o meno le stesse cose che vi ho riassunto prima, solo che lo fa senza spiegare che si tratta di una vicenda che risale a sette, quasi otto, anni fa, e che nel frattempo è stata risolta. I tempi verbali usati nel testo danno a intendere che la decisione della commissione universitaria sia recente, quando risale invece all’inizio del 2016, sei anni fa. Oltretutto il titolo è falso: l’accusa è stata confermata, non è stata evitata, solo che il valore scientifico della tesi di Von der Leyen si basava non sulle citazioni bensì sul metodo scientifico che, secondo la commissione, è stato seguito nella maniera corretta. Quindi le accuse, pur confermate, non invalidano il lavoro fatto.

Se l’articolo di DcNews trattasse un soggetto italiano probabilmente subirebbe una dovuta denuncia per diffamazione, visto che “megera” oltre a essere il nome di una delle furie della mitologia classica, è anche un termine usato con connotati offensivi, e nel caso in esame è evidente che l’intento era quello (e lasciamo da parte ogni considerazione sull’abitudine da terza media di dare soprannomi ai personaggi pubblici, chi apprezza questo tipo di comunicazione non bisogno di informarsi quanto di soddisfare altri bisogni). Ma ovviamente non succederà nulla, questi soggetti restano sempre impuniti. Noi abbiamo inserito il sito nella nostra Black list di siti di cui diffidare.

Giusto per completare il quadro, DcNews è il sito di riferimento del canale Telegram Capra News, a sua volta collegato alla pagina Facebook Capra News. Il sito è registrato a nome di Francesco Camillo Soro. Prima della nascita di DcNews i canali Facebook e Telegram diffondevano i link di Mag24.es e Mag24.cloud, anch’essi già in Black list da inizio pandemia, è possibile che siano tutti gestiti dallo stesso gruppo di persone con sede operativa alle Canarie, come tanti altri canali disinformativi che abbiamo avuto modo di conoscere negli ultimi dieci anni di lotta all’information disorder.

redazione at butac punto it

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