Il seggiolino per bambini e gli scarelore

Una leggenda urbana che ormai ha acquistato i contorni di un fatto accertato... (spoiler: non lo è)

Oggi trattiamo, per l’ennesima volta, grazie a una segnalazione, un tema tanto spinoso quanto ricorrente: la condivisione acritica di messaggi allarmistici sui social network o via messaggi personali.

Il fenomeno non è nuovo

Ricordate la storia del “furgone bianco” che rapiva bambini? Una volta analizzata si è rivelata una bufala che ha causato inutili allarmismi e problemi a persone innocenti​​. Allo stesso modo, le leggende urbane sui “segni dei ladri“, come fiocchetti o simboli lasciati fuori dalle case, si sono ripetutamente dimostrate infondate, pur continuando a circolare ormai da decenni​​.

I seggiolini lato strada

La segnalazione che ci avete inviato chiedeva la verifica di questo lungo testo:

*Vi giro quanto segnalato dalla Polizia di Stato:*
Mentre guidate lungo la strada, se vedete un seggiolino per bambini sul lato della strada con sopra una coperta, o qualsiasi altro oggetto, *non fermatevi*.
Chiamate la *Polizia* o *Carabinieri*, saranno loro che controlleranno.
Ci sono precauzioni da prendere prima di fermarsi, i ladri ora stanno usando modi nuovi e diversi per far sì che una persona (per lo più donne), *fermi il veicolo e scenda dall’auto*.
Ci sono bande che mettendo oggetti sulla strada …con un bambino finto dentro …aspettano che qualcuno veda il bambino abbandonato.
Si tenga presente che la posizione di questo seggiolino auto è di solito in prossimità di un’area boschiva o di un prato (campo) e la persona, se una donna, *viene trascinata* nella foresta, *percossa e violentata*, fino a raggiungere persino la sua morte.
Se è un uomo, vengono spesso *picchiati* e *derubati* e forse lo possono lasciare anche morto.
*Non fermatevi per nessuna ragione*.
Chiamate il *112* o *113* e segnalate ciò che avete visto, ma non fermatevi.
Se state guidando di notte e siete vittime di *lanci di uova sul parabrezza*, non fermatevi a pulirlo, non usate il tergicristallo e non gettate acqua perché *le uova mescolate con acqua diventano lattiginose e bloccano la visione oltre il 90 %*, quindi sarete costretti a fermarvi a lato della strada e diventare una vittima di questi criminali.
Questa è una nuova tecnica utilizzata dai criminali, quindi informate amici e familiari.
Nuove occasioni, nuovi modi, per queste persone, di ottenere quello che vogliono.
È ciò che sta succedendo attualmente.
*Se l’hai letto, invia questo messaggio a quante più persone*.

Questo testo gira in maniera pressoché identica almeno da oltre un decennio. Si parte infatti dal 2009, negli Stati Uniti. Il testo che circolava all’epoca era questo:

If you see a baby car seat sitting on the side of the road DO NOT STOP!!!! These are gangs targeting people, especially women, to stop their vehicle to help a baby. They make this baby look as if it has blood on itself or on its clothes, when you get out of your vehicle in attempt to help, the gangs jump out from cornfields or tall bushes. They have beaten women to near death, and then continue to rape them with baseball bats and other torture methods. This is not just a forward of information, it is within our area. If you do happen to see a car seat DO NOT STOP CALL THE POLICE IMMEDIATELY!! Please send this on to everyone you know.
Benjamin F. Bean, State Of Tennessee, Department Of Correction, Central Dispatch
5th Floor Rachel Jackson Bldg., 320 Sixth Avenue North, Nashville,Tennessee 37242-0465

Il Dipartimento citato a fondo testo dovette rilasciare una dichiarazione per spiegare che quanto riportato era falso. Gli americani definiscono questo genere di avvisi scarelore, che potremmo tradurre con “tradizione spaventosa”, ma non rende l’idea. Forse il termine migliore sarebbe spauracchio. Storie di questo genere le vediamo circolare anche da noi e sul resto del territorio europeo in varie lingue, con traduzioni spesso malfatte, quello che non cambia mai è l’invito a condividere con tutti i nostri contatti. Perché è quella l’unica cosa che interessa a chi genera questo tipo di contenuti. Fare sì che l’appello circoli, in modo da poterlo rivedere in giro su bacheche o, peggio, su qualche testata giornalistica.

Che è poi quello che regolarmente succede, ad esempio al momento in Italia ci sono almeno due siti – che fanno in qualche modo informazione – che condividono l’appello senza in alcun modo avvisare che si tratta di una bufala:

  • Varese Press, testata registrata, che l’ha pubblicato il 27 febbraio 2024;
  • La Voce di Lucca, dove le notizie vengono inviate dagli stessi lettori, ed evidentemente almeno un lettore c’è cascato.

Onestamente troviamo inutile raccontarvi di aver fatto verifiche sui fatti, la notizia è falsa come una moneta da 3 euro, è stata già trattata da colleghi nel corso degli anni, e anche nei giorni scorsi. Quello che invece ci interessa di più è ripetere quanto detto anche pochi giorni fa.

Perché non condividere?

La condivisione di queste storie ha un duplice effetto dannoso. Da un lato amplifica inutili paure, distogliendo attenzione e risorse dai reali problemi di sicurezza. Dall’altro, contribuisce a rendere chi condivide riconoscibile come una persona facilmente influenzabile, danneggiando la propria reputazione online. Che non significa che vostra cugina Pinuccia vedrà quello che scrivete e riderà di voi insieme alla zia Maria, ma che per i malintenzionati sarà facile identificare voi e il vostro account come destinatari prioritari di tentativi di truffe varie.

Inoltre, la reazione istintiva di voler “fare qualcosa” condividendo un avviso può paradossalmente ridurre la consapevolezza personale di minacce reali, dando luogo a una falsa sensazione di sicurezza: “Ho avvisato gli altri, ora sono al sicuro”.

La responsabilità della condivisione

Ogni volta che premiamo il tasto “condividi” ci assumiamo una responsabilità. Non stiamo solo passando un messaggio, ma stiamo implicitamente affermando la sua veridicità e utilità. Prima di diffondere un avviso di sicurezza, è fondamentale verificare la fonte e chiedersi: “Questo messaggio è verificato? È utile o potrebbe causare più danni che vantaggi?” il web e i social network sono strumenti potenti, che possono sia informare sia disinformare. Usiamoli con spirito critico, ricordandoci che la vera sicurezza nasce dalla consapevolezza e dalla verifica delle informazioni, non dall’alimentare paure infondate.

Conclusione

In conclusione, la prossima volta che ci imbattiamo in un messaggio allarmistico, prendiamoci un momento per riflettere prima di condividerlo. Chiediamoci se stiamo contribuendo alla diffusione di informazioni utili o se stiamo involontariamente alimentando un clima di paura e sospetto. Ricordiamoci che, in un’epoca di informazione istantanea, la prudenza è la nostra migliore alleata.

La questione, principalmente trattata come bufala, senza particolari considerazioni sulla condivisione sconsiderata, è stata trattata nei giorni scorsi da alcuni colleghi:

maicolengel at butac punto it

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