La sperimentazione animale un tanto al chilo

Quando si usa la disinformazione per supportare una causa in cui crediamo, si rischia di fare più danni che altro

maicolengel butac 31 Lug 2024
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Recentemente sono stato taggato nel post di una pagina Facebook, pagina che aveva usato una mia citazione screenshottata per spiegare un concetto che qui su BUTAC ripetiamo spesso:

Ogni volta che usiamo una fake news per difendere una battaglia in cui crediamo stiamo regalando ai nostri oppositori un’arma che ci si ritorcerà contro prima o poi. Le “bugie buone” non esistono, non capirlo è grave.

La citazione in questo caso veniva usata per criticare (giustamente) certi metodi di comunicazione, sfruttati in un articolo del Corriere ricco di imprecisioni. Articolo che è stato abbondantemente confutato dal post firmato Anna Romano sempre sulla stessa pagina Scienziati, filosofi e altri animali. Ho pensato di fare cosa corretta, visto il tema che un tempo cercavamo di trattare con attenzione (la pandemia ci ha fatto dimenticare le tante battaglie sulla corretta informazione contro associazioni come la LAV), nell’occuparci anche noi dello stesso articolo, partendo dai dati di Anna Romano.

L’articolo del Corriere, pubblicato l’11 luglio 2024, s’intitola:

Lav: «Quasi 2 milioni di animali uccisi in Italia dal 2019 al 2022 per fini sperimentali. La ricerca deve guardare all’Ue»

E già il titolo dovrebbe farci capire che non si tratta di un articolo dove la giornalista si è occupata di fare verifiche ai dati che pubblica, ma dell’ennesimo caso in cui un quotidiano italiano si limita a fare da cassa di risonanza a un’associazione. Poco importa a Silvia Morosi, autrice dell’articolo, se i dati erano corretti o meno, come specificato dal titolo si sta limitando a riportare le parole di altri. Peccato che per il lettore finale questo significhi che quei dati – se è valsa la pena di riportarli su un quotidiano – siano verificati.

In realtà la notizia manipola i fatti a favore della battaglia che vuole portare avanti, e questo crea confusione e alimenta polemiche infondate. Con l’aiuto dell’AI, cerchiamo di fare chiarezza utilizzando le informazioni fornite da Research4Life in un articolo del 26 luglio 2024.

Research4Life ha pubblicato i dati relativi all’uso di animali per fini scientifici in Italia per il 2022. Sono gli stessi dati su cui si basa il pezzo del Corriere, solo che su R4L sono spiegati nella maniera corretta. Vediamo i punti principali di questa analisi:

  1. Numero di animali uccisi:
    • Il Corriere afferma che ogni anno vengono “uccisi” oltre 482.000 animali per fini sperimentali. Tuttavia, Research4Life chiarisce che questa cifra si riferisce agli animali usati per la ricerca, non necessariamente uccisi. Molti di questi animali, infatti, vengono dati in affido dopo l’uso, se ritenuti idonei dal veterinario.
  2. Utilizzo di scimmie:
    • L’articolo del Corriere riporta che solo 16 delle 1.579 scimmie impiegate nei test provenivano da allevamenti registrati nell’UE, insinuando che le altre siano state catturate illegalmente. In realtà, la maggior parte dei primati utilizzati nella sperimentazione proviene da allevamenti in Africa e Asia. Questo perché gli allevamenti in Europa non sono sufficienti a soddisfare la domanda.
  3. Interpretazione dei dati:
    • Il Corriere sembra suggerire che il 28% degli animali venga usato per fini regolatori, implicando che gli altri usi potrebbero essere illegali. Research4Life spiega chiaramente che la ricerca di base, che rappresenta il 60% degli animali utilizzati, non è obbligatoria per legge ma è essenziale per i progressi scientifici.

Le cifre riportate dal Corriere quindi non distinguono tra animali utilizzati e animali uccisi, creando un’impressione errata. La realtà è che non tutti gli animali usati nella sperimentazione vengono soppressi; molti vengono affidati a famiglie o strutture specializzate. L’articolo sottolinea il problema della provenienza dei primati, senza spiegare che la maggior parte degli allevamenti si trova fuori dall’Europa a causa di limitazioni imposte proprio da gruppi come la LAV. Questo provoca un paradosso: spingere per il divieto di allevamento in Europa porta a condizioni peggiori negli allevamenti esteri. Distinguere tra usi regolatori e ricerca di base è fondamentale. Gli obblighi di legge riguardano principalmente i test su farmaci e altre sostanze commercializzate, mentre la ricerca di base è fondamentale per lo sviluppo scientifico e medico, anche se non obbligatoria per legge.

Conclusione

L’articolo del Corriere contiene diverse imprecisioni e interpretazioni fuorvianti dei dati. Per un’analisi e una verifica più accurate e dettagliate della situazione della sperimentazione animale in Italia, vi invitiamo, come sempre, ad andare direttamente alla fonte e consultare i dati forniti da Research4Life. Questo modo di fare da parte di un quotidiano nazionale importante come il Corriere è, a nostro avviso, dimostrazione pratica di quanta strada ha ancora da fare il giornalismo italiano per uscire da questo modo di fare, che predilige cavalcare il sensazionalismo e discapito dei fatti.

maicolengel at butac punto it (ma il lavoro stavolta è grazie al post di Anna Romano e all’articolo di Research4Life).

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