Le TAC e i tumori

Un recente studio solleva dubbi sulla sicurezza di questo importante strumento diagnostico? Cerchaimo di fare chiarezza

Il 14 aprile su Fanpage è apparso un articolo dal titolo:

Le TAC comuni potrebbero causare fino al 5% dei nuovi casi di tumore, secondo uno studio

L’articolo ci racconta dello studio, la cui prima firmataria è la professoressa Rebecca Smith-Bindman, dell’Università della California a San Francisco, che ha analizzato i dati relativi a 93 milioni di tomografie computerizzate (TAC) eseguite negli Stati Uniti nel 2023.

Utilizzando modelli di rischio basati su dati del National Cancer Institute, i ricercatori hanno stimato che queste scansioni potrebbero essere associate a circa 103.000 futuri casi di cancro, pari a circa il 5% di tutte le nuove diagnosi annuali negli Stati Uniti.​

Fanpage fin da subito specifica che:

I ricercatori non vogliono demonizzarlo ma aumentare la consapevolezza su rischi, necessità e dosi.

NPR ha intervistato la dottoressa Smith-Bindman e riteniamo sia interessante riportare parte del botta e risposta:

NPR: Molte persone che ci ascoltano potrebbero pensare: “Ho appena fatto una TAC, e ora mi state dicendo che potrebbe causare il cancro?”. Quindi, insomma, state suggerendo che non dovremmo fare le TAC?

SMITH-BINDMAN: Sto suggerendo, forse, che non dovremmo farne così tante. In molti casi, è assolutamente l’esame giusto e migliore per ottenere una diagnosi rapida e accurata. Ma l’uso delle TAC continua ad aumentare. Negli ultimi 10 anni c’è stata una crescita di circa il 35% nell’imaging tramite TAC. E la maggior parte dei medici è d’accordo sul fatto che le TAC siano usate troppo, ma non abbiamo fatto molto per ridurne l’eccesso.

E un modo per ridurre l’uso eccessivo è che i pazienti chiedano ai propri medici, quando viene prescritta una TAC: “Ne ho davvero bisogno? È così importante? Cambierà il trattamento che riceverò? Mi serve subito? Posso rimandarla? O c’è un altro esame, come una risonanza magnetica o un’ecografia, che potrebbe sostituirlo?” E quando la TAC è l’esame giusto, allora il rischio è giustificato.

Concludendo

Lo studio guidato dalla professoressa Smith-Bindman, quindi, non vuole creare allarmismi, ma stimolare una riflessione necessaria sull’uso sempre più frequente delle TAC. La tecnologia è preziosa, spesso insostituibile, ma come ogni strumento potente va maneggiata con giudizio. Sapere che le radiazioni comportano un rischio – per quanto piccolo – non significa evitarle a prescindere, ma chiedersi: è davvero necessario questo esame? Un dialogo aperto e informato tra medico e paziente può fare la differenza, evitando esami inutili e favorendo un uso più consapevole delle risorse diagnostiche.

maicolengel at butac punto it

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