La torta allo zinco

Una storiella che ha tutte le caratteristiche per diventare virale

Il numero di testate italiane che ha ripreso la notizia della nonnina che avrebbe ucciso otto soldati con una torta allo zinco è impressionante. Praticamente tutti la riportano alla stessa identica maniera, perché tutti hanno come fonte l’unica che circola.

E quindi si ripete a pappagallo la storiella che vede i soldati russi abbandonati al loro destino che mandano messaggi così al comando:

Non abbiamo niente da mangiare qui. Ieri abbiamo rubato un’anatra! Stiamo bombardando i negozi. Stiamo morendo di fame!…”. 

E della nonnina che avrebbe offerto loro una torta allo zinco che ne avrebbe uccisi otto. Tutta la storia suona di propaganda pro-Ucraina, fatta circolare forse dagli stessi ucraini per cercare di abbassare il morale dei soldati russi, e continuare in questa scrittura eroica della loro resistenza. Ma non c’è una singola prova a dimostrare che quanto raccontato sia avvenuto veramente. Nemmeno una piccolina. Anzi, più si cerca più si cerca di approfondire, più la storia suona stonata.

Per capirci, sulla Gazzetta del Mezzogiorno si dice che la fonte sia un’agenzia di stampa ucraina, ma sul sito della stessa agenzia di stampa cercando parole chiave come zinco, soldati, veleno, torta, dolci o anatra in ucraino o inglese non salta fuori nessuna notizia.


AGGIORNAMENTO

Sul sito dell’agenzia di stampa esiste un audio (lo stesso che avevamo già visto ricondividere sui social) che non aggiunge alcuna prova al racconto, ma perlomeno l’hanno pubblicato, casualmente solo nella sezione in lingua russa. Nello stesso articolo raccontano di come le razioni dei soldati russi sarebbero scadute nel 2015.


Come ripeteremo fino alla noia ogni volta che c’è un conflitto tutte le informazioni che arrivano, e che non hanno come fonte delle testate internazionali con giornalisti sul campo che si possano considerare affidabili e il più possibile imparziali, vanno prese con le pinze. E non dovrebbero essere rilanciate dai quotidiani con la leggerezza che vediamo fare.

Come ho scritto qualche giorno fa su Facebook:

Ogni volta che usiamo una fake news per difendere una battaglia in cui crediamo stiamo regalando ai nostri oppositori un’arma che ci si ritorcerà contro prima o poi. Le “bugie buone” non esistono, non capirlo è grave.

Non credo di poter aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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