Totò Riina, la disinformazione e il sensazionalismo

[message_box title=”NOTIZIA” color=”red”]Circola un memoriale che racconta dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, come mandante viene fatto il nome di Totò Riina[/message_box]

[message_box title=”FATTI” color=”green”]Il racconto terrificante che sta circolando è vero, il problema è che chi parla in prima persona è Vincenzo Chiodo, uomo di Brusca,  ci sono moltissimi motivi per indignarsi nei confronti di Totò Riina, ma la morte del piccolo Giuseppe non rientra tra questi[/message_box]

Mi tocca scrivere questo articolo, e non lo faccio a cuor leggero. Parlare di mafia mi fa sempre sentire sporco, come se avessi rovistato nella fogna, ma il caso che andiamo a trattare è un classico caso di condivisione ad mentula canis.

Sta girando un post condiviso da un utente di Facebook sulla pagina di un’Associazione Poliziotti Italiani. Il post è un copia e incolla, si narra della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, solo che lo si fa nella maniera errata. Perché chi ha postato la storia sulla bacheca dell’Associazione Poliziotti Italiani ha dato a intendere che si tratti di una citazione di Totò Riina, ma non è vero.

Non ve lo riporto per intero, se volete ve lo cercate, io nel leggere le parole riportate ho avuto un crollo, quella descrizione così lucida è un pugno nello stomaco. Credo possa bastare il primo paragrafo:

..Io ho detto al bambino di mettersi in un angolo, cioè vicino al letto, quasi ai piedi del letto, con le braccia alzate e con la faccia al muro. Allora il bambino, per come io ho detto, si è messo faccia al muro. Io ci sono andato da dietro e ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l’ho appoggiato a terra. Enzo Brusca si è messo sopra le braccia inchiodandolo in questa maniera (incrocia le braccia) e Monticciolo si è messo sulle gambe del bambino per evitare che si muoveva. Nel momento della aggressione che io ho buttato il bambino e Monticciolo si stava già avviando per tenere le gambe, gli dice ‘mi dispiace’ rivolto al bambino ‘tuo papà ha fatto il cornuto’.

Quel testo terrificante che tanti stanno condividendo non ha nulla a che fare con Riina, si tratta di un estratto dalla testimonianza di Vincenzo Chiodo, esecutore materiale dell’orrendo omicidio, ma il mandante era Giovanni Brusca, come da sua dichiarazione:

Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta: avevo già adoperato l’auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento.

Totò Riina all’epoca dei fatti era già in carcere, non è mai stato accusato di avere nulla a che fare con la morte del piccolo Di Matteo. Per indignarsi contro Riina ci sono migliaia di altri fatti e morti, sfruttarne uno che non ha a che fare con lui è dimostrazione di ignoranza e menefreghismo. Quello che rende il tutto più fastidioso è vedere l’iniziativa presa da soggetti che si professano poliziotti o amici degli stessi, supporter delle Forze dell’Ordine. Il primo compito di chi supporta le Forze dell’Ordine e di chi ne è membro è la difesa della verità, non la diffusione di notizie errate.

Spero vivamente che il post venga rimosso quanto prima, specie da quelli che riprendendolo dalle pagine dell’Associazione lo stanno trasformando in un acchiappalike per le proprie pagine FB. Sfruttare un racconto di questo genere per raccogliere nuovi amici, like e condivisioni è decisamente da soggetti disturbati.

Vorrei aggiungere che la storia che viene fatta circolare sulla morte dignitosa a Riina è fuffa, la Cassazione sta solo applicando la legge, ma anche qui eravamo di fronte ad un caso di pseudogiornalismo fatto per indignare, messa in circolazione alla boia d’un giuda da testate che non hanno alcun interesse a informare, e commentata e diffusa da indignati non più abituati a pensare ma solo a cliccare condividi.

maicolengel at butac punto it

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