Troppo tardi, troppo poco…
Vladimir Solovyev, considerato uno dei principali propagandisti del Cremlino, viene invitato da media italiani pubblici e privati. Parliamone

Oggi nessuna bufala, ma un editoriale che riteniamo importante: una notizia di qualche settimana fa, infatti, ci era sfuggita completamente, e invece avremmo dovuto darle il giusto risalto fin da subito. Pina Picierno il 25 aprile 2025 ha presentato un’interrogazione all’Europarlamento, ve la riportiamo tradotta per intero:
Vladimir Solovyev, noto giornalista e conduttore televisivo russo, considerato uno dei principali propagandisti del Cremlino, il 23 febbraio 2022 è stato inserito nell’elenco dei destinatari delle sanzioni dell’Unione europea e ne è stato imposto il congelamento dei beni e il divieto di ingresso nei Paesi membri, inclusa l’Italia, dove sono state sequestrate sue proprietà per un valore di 8 milioni di euro.
Nel marzo 2025, la sua prevista partecipazione al programma “Lo Stato delle cose” sulla televisione di Stato italiana (Rai 3) è stata annullata in seguito a una segnalazione.
La piattaforma italiana Byoblu, da sempre allineata alla narrativa russa, si conferma strumentale alla diffusione della propaganda del Cremlino, sostenendo la guerra di aggressione contro l’Ucraina e rilanciando narrazioni ostili all’UE e ai suoi valori democratici, inclusi attacchi come quello della portavoce Zakharova al Presidente Mattarella. Il 24 aprile 2025 la stessa piattaforma ha annunciato un nuovo invito a Solovyev.
Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:
1. È a conoscenza della pratica dei due media italiani di invitare Solovyev, violando le sanzioni UE?
2. Quali misure intende adottare per garantirne il rispetto e contrastare la disinformazione filorussa nell’Unione?
Ad oggi la Commissione non ha risposto all’interrogazione, e probabilmente ci vorrà ancora un po’ perché arrivi qualche cenno in tal senso, ma è importante riportare l’interrogazione perché segna quella che ci viene da definire una svolta, ovvero il riconoscimento di come un certo genere di disinformazione stia penetrando nei nostri media.
Perché solo ora?
La prima domanda che vorremmo appunto fare alla vicepresidente del Parlamento europeo è: perché solo ora ci si muove a denunciare questo tipo di disinformazione? Per anni figure come Solovyev sono state attive nel panorama informativo europeo. La loro influenza non si è mai limitata alla TV russa: hanno trovato microfoni e schermi anche in Occidente, spesso grazie a media “alternativi” come ByoBlu, che si autodefiniscono liberi, ma che in realtà amplificano narrazioni tossiche spesso confezionate altrove. Il caso ByoBlu è solo la punta di un iceberg che fact-checker come noi, David Puente, Facta, e i vari gruppi europei come EUvsDisinfo e EU DisinfoLab denunciano da anni. La disinformazione di stampo propagandistico russo penetra nei nostri media da oltre un decennio, con gli scopi che ripetiamo spesso: far perdere fiducia nelle istituzioni e distrarre l’opinione pubblica con notizie false irrilevanti, in modo che quelle vere e più impattanti finiscano in quinta pagina o non vengano proprio trattate.
Una possibile risposta a quel “perché solo ora” potrebbe essere il fatto che Solovyev a marzo 2025 ha attaccato direttamente Picierno, come raccontato dal TG di La7:
Solovyev se la prende con la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno (Pd), prima a sollevare la questione con un appello al direttore di rete e alla Commissione di Vigilanza. …
Dai microfoni dell’emittente Rossija 1, Solovyev attacca duramente Picierno con insulti violenti: “La sua bocca puzza di tirannia”, proseguendo con un crescendo di offese: “Ecco cosa devi capire, miserabile bestia pietosa: che vai contro tutti i principi della democrazia europea” e, in italiano, “Ma va’, idiota patentata“. Non si ferma: “Se tu osi, schifosa bestia, accusare me di disinformazione, allora cosa diresti di Donald Trump che sostiene che voi europei siete dei bugiardi? Cosa dici al cyberking americano Sachs che definisce la vostra russofobia ‘pazzesca’?“, e ancora, “Vergogna della razza umana“.
Insulti che hanno spinto i membri del PD in Vigilanza Rai a presentare un’interrogazione, che ha poi portato all’esclusione del giornalista russo dal programma di Rai 3 condotto da Giletti.
Onestamente troviamo questa possibile risposta pericolosa, perché saremmo daccapo: per caso, di nuovo, si tenta di contrastare la disinformazione solo quando tocca personalmente i politici?
No! La disinformazione va contrastata sempre, anche se chi disinforma non diffonde bugie che toccano gli ambiti della vita privata di un politico. Anche perché, come stiamo vedendo, la disinformazione è un fenomeno sistemico e come tale va affrontato, non è pensabile eliminare solo qualche sintomo senza risolverne le cause.
La disinformazione fa male sempre, non bisogna attendere che ci colpisca direttamente. E chi contribuisce alla diffusione della disinformazione non va fatto ministro, non va lasciato a gestire trasmissioni televisive, il suo comportamento va condannato, non premiato.
Troppo tardi, troppo poco!
Insomma, come è evidente dal titolo che ho scelto per questo editoriale, ritengo che questa iniziativa arrivi troppo tardi e sia troppo poco. Ma è un passo avanti, oltre che un’ammissione del fatto che per troppo tempo si è preferito girarsi dall’altra parte, magari in nome di una “libertà di parola” senza alcuna regola. La cosa che non deve sfuggire è che nell’interrogazione, oltre a ByoBlu – che ha comunque la propria indipendenza editoriale – sia citata anche Rai 3. Nel momento in cui un canale del servizio pubblico invita a parlare (e poi solo su segnalazione ritira l’invito) un personaggio considerato uno dei principali propagandisti del Cremlino, che ha ricevuto sanzioni europee con il ritiro del visto e non può nemmeno mettere piede sul nostro territorio, non possiamo più parlare di “sviste”. E non si tratta solo di un problema legato ai contenuti, ma di vera e propria responsabilità editoriale, come sottolineavamo nell’articolo sull’Operazione Doppelgänger. Che un direttore del TG venga promosso a ministro della Cultura dopo che ha autorizzato un servizio come quello sulla Sharia in Svezia è, a nostro avviso, dimostrazione di come questa responsabilità nel nostro Paese sia quasi svanita. È la dimostrazione che certe linee che non venivano superate ormai sono diventati confini indistinti e dunque opinabili, per volontà ben precisa delle redazioni e degli editori.
Se poi una piattaforma digitale privata può tranquillamente invitare e dare spazio a una figura sanzionata dall’UE, senza conseguenze concrete, allora il problema è a monte: chi dovrebbe vigilare non lo sta facendo.
Noi, come sa chi segue BUTAC da tempo, abbiamo dedicato tanti fact-checking a ByoBlu e ottenuto “risposte” di vario genere – incluse le classiche minacce legali – dalla loro redazione. Oggi ce ne occupiamo meno, non perché non continuino a condividere notizie di propaganda, ma perché capita sempre meno che ce le segnaliate. E come sa chiunque segua BUTAC noi, senza segnalazioni da parte vostra, non riusciamo a stare dietro alle tonnellate di disinformazione che ogni giorno finiscono sui media italiani ed esteri.
Quello che vorremmo che fosse evidente a Picerno e al Parlamento europeo è che inseguire i singoli episodi di disinformazione sta diventando un gioco al massacro. La penetrazione della propaganda filorussa nei nostri media non è un’emergenza di ieri o del giorno prima, ma una realtà che ci accompagna da anni. Fingere che non esista o che non abbia impatto sulle nostre vite è di per sé una forma di quella che ci viene da definire complicità.
Tutte cose che diciamo da tempo, inascoltati. In altri Paesi hanno capito da anni i pericoli del lasciare questi soggetti liberi di fare il bello e il cattivo tempo, in Italia siamo lontanissimi da questa presa di coscienza, anzi, più si va avanti più appare evidente come parte della maggioranza di governo in questa costante disinformazione ci sguazzi. Grazie a questa alcuni soggetti fanno carriera, aumentando di giorno in giorno il proprio potere. Figuriamoci che interesse hanno a prendere una posizione netta contro questo fenomeno devastante per la democrazia.
La difesa di Messora
ByoBlu, nel difendersi, sostiene di essere stato attaccato dalla vicepresidente del Parlamento europeo solo e unicamente perché fanno informazione libera, difendendo la loro scelta d’invitare Vladimir Solovyev come appunto espressione della pluralità di voci. Peccato che nella loro intervista al giornalista russo si siano ben guardati da chiedergli conto delle tante affermazioni che hanno portato l’UE a sanzionarlo. Ve ne facciamo un elenco, giusto perché sia chiaro a tutti il motivo per cui non è un soggetto gradito sui media europei (e americani, se è per questo):
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26 gennaio 2022: Solovyov ha dichiarato che gli Stati Uniti stessero cercando di spingere l’Ucraina alla guerra con la Russia per distruggere l’economia europea e renderla dipendente dal gas americano.
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29 gennaio 2022: Solovyov ha affermato che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è mentalmente instabile e che Kyiv stesse pianificando un enorme attentato terroristico nel Donbas.
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30 gennaio 2022: Solovyov ha sostenuto che Gran Bretagna, Polonia e Ucraina stessero pianificando un attacco contro la Russia.
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31 gennaio 2022: Solovyov ha dichiarato che gli anglosassoni sognano una guerra tra Russia e Ucraina.
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2 febbraio 2022: Solovyov ha detto che gli Stati Uniti stavano pianificando di imporre sanzioni anche ai bambini russi, nonché di scatenare il caos in Europa.
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6 marzo 2022: Solovyov ha sostenuto che gli ucraini abbiano inscenato falsi attacchi russi.
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12 marzo 2022: Solovyov ha affermato che il Pentagono stesse sviluppando armi biologiche in Ucraina.
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16 marzo 2022: Solovyov ha dichiarato che gli ucraini stessero uccidendo i propri civili per poi attribuire la colpa alla Russia, mentre Mosca colpirebbe solo obiettivi militari.
Chiunque dotato di spirito critico comprende bene la strategia di propaganda russofila dietro a queste dichiarazioni. Un giornalista che sappia fare il proprio mestiere come prima cosa chiederebbe conto di ogni singola affermazione, specie quelle fatte prima dell’invasione da parte delle milizie russe dei territori ucraini. Nella mezz’ora d’intervista fatta a Solovyov non c’è traccia di questo approfondimento. Dunque a chi giova questo modo di fare giornalismo?
Concludendo
Noi, come sempre, non siamo qui a proporre censure, ma a chiedere a gran voce che redazioni, editori e politici si assumano di volta in volta le proprie responsabilità, senza nascondersi dietro alla libertà di parola. La libertà non può e non deve diventare l’alibi per dare sempre più spazio a voci già sanzionate, né per offrire spazi a chi, esplicitamente, sta tentando di delegittimare il Parlamento europeo e sostenere regimi autoritari.
A voi che siete arrivati fino qui chiediamo di continuare a segnalarci i casi che vi sembrano falsi o sospetti, non limitandovi a un commento sul blog: scriveteci, inviateci messaggi WhatsApp, e non smettete di essere attenti a quanto raccontato dai media: solo così si può sperare di combattere la propaganda dilagante. Il pluralismo di voci è sacro, ma la propaganda non è pluralismo; chi la ospita senza filtri e senza verifiche ha scelto da che parte stare, è ora di smetterla di difenderli.
maicolengel at butac punto it
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