Il piano della Rand Corporation…

...e lo scarso spirito critico di certi analisti italiani

ARTICOLO AGGIORNATO

Siete in tanti ad averci segnalato l’articolo di Manlio Dinucci apparso e poi scomparso (ma come ci è stato fatto notare era un repost di articolo del 2019 tutt’ora presente sul sito de Il manifesto) sulle pagine de Il Manifesto. Articolo che, subito dopo la sua scomparsa dal sito de Il Manifesto, è apparso su mille altri, quasi tutti legati alla stessa narrazione filo-putiniana.

La prima cosa che vorrei evidenziare è che è vero, esiste un documento preparato dalla RAND Corporation nel 2019 dove vengono raccontati tutti i possibili sistemi per sbilanciare il potere della Russia nel panorama mondiale. Si tratta di un testo scritto appunto nel 2019, anni dopo che la stessa Russia ha scelto autonomamente di intromettersi nelle questioni interne di uno Stato confinante, l’Ucraina, sostenendo la minoranza russa del Donbass nel suo desiderio di indipendenza.

Quanto segue non è un fact-checking dell’articolo di Dinucci, non serve farlo, poiché l’articolo riporta una verità – il documento della RAND – e delle opinioni.

Quanto segue sono le mie considerazioni, insaporite con un pizzico di spirito critico.

RAND Corporation è un think tank statunitense nato nel 1948, e si occupa da allora di analisi geopolitiche che possano servire alla risoluzioni di problemi che vedono coinvolto l’esercito americano. Le loro analisi mirano a trovare le soluzioni ottimali per evitare perdite economiche e in termini di vite umane. Istituti come la RAND Corporation esistono in tutto il mondo, anche in Italia abbiamo istituti di analisi geopolitiche simili (io stesso sono stato relatore in due eventi per conto di organizzazioni simili). Ovviamente la RAND ha un’influenza proporzionale a quella del Paese in cui ha sede, e quindi di maggior peso nelle questioni internazionali rispetto a quella di Paesi come il nostro.

Nel 2019 la RAND ha pubblicato il documento dal titolo:

Overextending and Unbalancing Russia

Dove in 12 pagine viene spiegato quello che secondo i firmatari del testo è il sistema per, appunto, sbilanciare il potere della Russia. Il testo comincia con queste parole:

Questo documento riassume un rapporto che esamina in modo completo le opzioni non violente e costose che gli Stati Uniti e i loro alleati potrebbero perseguire in aree economiche, politiche e militari per stressare – sovraccaricare e sbilanciare – l’economia e le forze armate russe e la posizione politica del regime in patria e all’estero.

Se si legge con attenzione il testo ci si accorge che tratta di tutti i possibili tipi d’intervento, ed è abbastanza ovvio che tra questi siano prese in considerazione anche opzioni che riguardano l’Ucraina, come anche la Siria, e altre possibili strategie. Tutte cose che qualsiasi analista del settore avrebbe potuto spiegare. La RAND non ha fatto altro che elencarle, ed esplicarle al meglio possibile.

Vedere come queste informazioni, pubbliche e disponibili a tutti (russi inclusi) dal 2019 vengano invece raccontate da Dinucci e dai tanti suoi lettori e sostenitori come la prova provata di un “complotto contro la Russia” è assolutamente ridicolo. L’unica cosa che dimostra l’articolo di Dinucci è che tanti credono ciecamente a quanto leggono, evitando costantemente di accendere lo spirito critico.

Sì, è vero, la RAND Corporation aveva previsto pubblicamente molte delle cose che stanno avvenendo, ma scrivere:

La Rand Corp. si vanta di aver contribuito a elaborare la strategia che permise agli Stati uniti di uscire vincitori dalla guerra fredda, costringendo l’Unione Sovietica a consumare le proprie risorse nell’estenuante confronto militare. A questo modello si è ispirato il nuovo piano elaborato nel 2019: «Over-extending and Un-balancing Russia», ossia costringere l’avversario a estendersi eccessivamente per sbilanciarlo e abbatterlo.

Dando a intendere ai propri lettori che la Russia sia questo gigante che fino a ieri dormiva e che non abbia a sua volta analisti che fanno le stesse identiche stime della RAND Corporation – con la differenza che evitano di renderle disponibili pubblicamente – è prendere in giro i propri lettori.

Abbiamo avuto svariati utenti che ci hanno chiesto se era vero questo “piano americano della Russia”, convinti di aver scoperto chissà quale complotto. Ma siamo ben lontani dall’avere scoperto alcunché. Ripeto, tutto era di dominio pubblico, ovviamente i russi – come anche Dinucci – avranno letto quanto riportato dalla RAND, con la differenza che loro l’hanno letto e probabilmente analizzato il giorno stesso che è stato pubblicato, e non a distanza di tre anni, cadendo dalle nuvole.


Cosa che aveva fatto anche Dinucci nel 2019, con il suo articolo tutt’ora presente sul sito de Il manifesto. Articolo che però ripubblicato a marzo 2022 era stato bloccato in quanto, come riporta Tommaso di Francesco sulle pagine dello stesso quotidiano:

La sua ultima rubrica – che ha ripreso una rubrica sempre sulla Rand del 2019 – dal titolo “Ucraina, era tutto scritto nel piano della Rand Corporation” è stata considerata impropria e sbagliata – non c’è un giallo: è uscita online perché il servizio online ha pensato di passarlo come d’abitudine, mentre l’articolo invece era bloccato.

Il giudizio negativo sull’articolo è stato formulato all’autore, al quale è stato spiegato che la prima parte del ragionamento era come da tradizione rigorosa e informativa, cioè che la Rand Corporation aveva previsto ogni mossa della guerra in corso in Ucraina, ma che farne discendere allora l’oggettiva reazione dei bombardamenti di Putin “alle installazioni Nato in Ucraina” – questi giorni ci dicono che la mira è a dir poco sbagliata – assumeva la caratteristica di una legittimazione oggettiva della guerra russa.

Per questo giornale, per la sua storia e il suo presente, la guerra della Russia di Putin – che sembra dunque impegnato a recitare il copione della Rand – è una aggressione. Spiegarne le origini e le complicità, oltre che le responsabilità occidentali, è per noi impegno di ogni giorno, ma questo non può voler dire giustificarla.


Anche tra i contatti di gente che segue BUTAC molti si sono sorpresi del fatto che Dinucci abbia fatto i rotti con una delle testate più antiche con cui collaborava, Il Manifesto: a quelli vorrei far presente che è almeno dal 2020 che Dinucci pubblica video con ByoBlu.

Credo che non si possa aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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