Il divieto di coltivare il proprio cibo

Davvero il World Economic Forum sta pensando di vietare la carne e gli orti domestici? Siamo andati a verificare

Su alcuni siti di controinformazione stanno circolando articoli che suonano tanto 2013. All’epoca si sosteneva che l’Unione Europea volesse vietare gli orti per favorire le sementi di produzione Monsanto. Oggi invece partiamo da una segnalazione di tipo diverso, segnalazione che onestamente ci ha preoccupato, vista la premessa.

Ve la riportiamo per intero:

Ho sentito da un mio professore che stanno facendo passare in parlamento una legge che vieta di coltivare il proprio cibo. E anche che la proliferazione di grandi centri commerciali, sono una tattica per toglierci i terreni coltivabili e renderci tutti schiavi delle grandi industrie. Ho provato a cercare la notizia in rete ma non ho trovato molto, tranne dei riferimenti alla carne coltivata del 2023. Se è vero è gravissimo. Potreste dare, per favore una controllata voi? grazie.

Chi ci ha scritto ha ragione ad essere preoccupato, ma non per la fantomatica proposta di legge citata dal suo professore, bensì per il fatto di avere un professore che casca nella disinformazione seriale.

La notizia la si trova su siti di controinformazione come Il Miglio Verde, che qualche giorno fa titolava:

WEF e naziambientalisti: “Vietare gli orti e la carne per combattere il cambiamento climatico”

Condivisa su profili Twitter con mattoncini che ci hanno preventivamente bloccato:

Ma si tratta di sciocchezze, disinformazione ad hoc per chi ama coltivare il proprio orticello e che sentendo questa notizia vedrà i membri del World Economic Forum come nemici da combattere. Il tutto nasce da uno studio dell’Università del Michigan che ha calcolato che frutta e verdura coltivate in maniera casalinga generano un’impronta di carbonio molto superiore (sei volte) a quella generata quando gli stessi prodotti sono coltivati in maniera intensiva. Lo studio stesso però evidenzia come, in alcuni casi, quest’impronta possa essere inferiore a quella dell’agricoltura intensiva.

Ma questo è quanto. Lo studio non è stato commissionato dal WEF, dello studio non si parla nei rapporti del WEF degli ultimi mesi, e il WEF non è tra i finanziatori dell’Università del Michigan. In pratica, basandosi su uno studio e null’altro, qualcuno ha deciso di costruire una non notizia, che nel corso dell’ultimo mese è riuscita a trovare spazio su vari siti di controinformazione globale, diventando un fatto per coloro che di quei siti si fidano.

La fonte originale della notizia è un noto sito di disinformazione americana, The People’s Voice, da anni impegnato nella diffusione di ogni tipo di populismo possa catturare l’attenzione di chi non è dotato di spirito critico sufficiente da distinguere tra vero e falso, tra informazione e malinformazione.

Speriamo che il professore sia prossimo alla pensione e smetta di fare danni alle menti dei suoi studenti.

maicolengel at butac punto it

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