500 milioni alle scuole private

L’Unione degli Studenti si lamenta a gran voce dei 500 milioni destinati alle scuole private. L’attacco è diretto contro il ministro Fedeli, come si può evincere dall’immagine della campagna che mostra Fedeli e la scritta:

500 milioni alle scuole private
E io pago

Sia chiaro, non c’è nulla di inesatto nell’accusa dell’Unione degli Studenti. I contributi alle scuole paritarie sono circa 500 milioni di euro per l’anno 2018/19. Ed è corretto dire che hanno accesso anche ai fondi PON. Ma vedete, nel comunicato dell’Unione degli Studenti manca un’informazione importante.

Il contributo alle scuole paritarie è circa lo stesso da oltre 10 anni. Per comodità vi linko un PDF della Federazione Lavoratori della Conoscenza, relativo ai contributi 2008/2013. Più o meno con lievi variazioni i contributi sono stati sempre gli stessi, circa 500 milioni all’anno.

Comprendo la critica dell’UdS, e siamo tutti d’accordo che la scuola pubblica italiana dovrebbe ricevere più fondi (e magari controllare che gli stessi vengano spesi al meglio). Ma come spiegava il sottosegretario Toccafondi in occasione delle stesse identiche polemiche dell’anno scorso:

“Le scuole paritarie non sono private tout-court. Con la Legge 62/2000 si è assodato che esiste un unico sistema nazionale, che è diviso in scuole statali e non statali. Le non statali sono le paritarie, scuole private che devono sottostare a un sistema di controlli e verifiche per essere equiparate alle statali. La scuola pubblica statale conta 8 milioni e mezzo d’iscritti, la scuola pubblica non statale ne conta 1 milione. Se improvvisamente chiudessero tutte queste scuole, bisognerebbe spendere diversi miliardi in più all’anno per garantire una scolarizzazione a tutti questi bambini e ragazzi”.

Che tradotto in parole ancora più semplici significa che senza le scuole private non avremmo sufficienti fondi per pagare strutture e insegnanti per un milione di nuovi alunni.


AGGIORNAMENTO:

Next Quotidiano ha pubblicato un lungo articolo che analizza la questione in maniera più approfondita, e riporta il parere della Fondazione Agnelli sulle parole del sottosegretario Toccafondi. Credo sia importante riportare sia l’intro di Next Quotidiano sia le parole della Fondazione:

C’è poi un altro tema: quello del fantomatico risparmio di sei miliardi di euro per lo Stato grazie all’esistenza delle scuole paritarie. La cifra è il risultato della moltiplicazione del milione di studenti che frequenta oggi le scuole paritarie al costo medio di seimila euro l’anno che costa ogni alunno agli istituti pubblici. Ma secondo la Fondazione Agnelli non è così:

Infatti da questo conto bisogna togliere le scuole dell’infanzia comunali già a carico della Repubblica, perché in questo milione di ragazzi delle paritarie sono inclusi anche circa 200 mila bambini delle scuole dell’infanzia comunali, sostenute quindi dalle amministrazioni locali: formalmente non sono costi a carico del Ministero, ma a carico della Repubblica certamente sì. Solo questo ridurrebbe la cifra di 6 miliardi a 4,8 miliardi.
Ma non finisce qui, secondo la Fondazione Agnelli. Infatti per la stima della spesa complessiva non è corretto utilizzare come fattore il costo «medio» per allievo: bisognerebbe utilizzare invece quello che gli economisti chiamano «costo marginale».
«Se anche “per assurdo” tutte le scuole paritarie chiudessero e lo Stato dovesse riassorbirne gli allievi – spiega Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli – il costo aggiuntivo che lo Stato dovrebbe affrontare sarebbe molto modesto. Infatti per accomodare i circa 400 mila studenti di scuola primaria e secondaria in più provenienti dalle paritarie non sarebbe necessario un significativo incremento di aule e insegnanti; basterebbe aumentare di poco più di un’unità la composizione media di ciascuna classe, con qualche variazione territoriale». In pratica basterebbe aggiungere una sedia e un banco per classe. «Per chiarire il concetto – conclude Andrea Gavosto – se ho degli invitati a cena e ne arriva uno inatteso, quasi mai è necessario comprare un nuovo tavolo. Spesso basta aggiungere una sedia. E così si dovrebbe ragionare anche per i costi per lo Stato della scuola paritaria». Per quanto riguarda invece la scuola dell’infanzia, va notato che il 70% delle scuole paritarie dell’infanzia è al Nord e quindi non aiuterebbe a soddisfare il bisogno dove esso è più forte e cioè al Sud.

Quello che posso aggiungere è che non tutte le paritarie sono cattoliche, ma la stragrande maggioranza lo è.


Sia chiaro, sarebbe bellissimo vivere in un mondo perfetto con un sistema scolastico efficiente da nord a sud. Ma purtroppo non succede. Onestamente non lavorando nel settore non so come funzionino le cose, ma vedo scuole modello come quella del “candidato ministro dell’Istruzione” del Movimento 5 stelle.

Non parliamo di una scuola nel ricco nord, ma di una scuola a Brindisi. Perché non vedo mille progetti simili in giro per il Paese? Si tratta di sistemi intelligenti che a fronte di una spesa iniziale portano grandi risparmi per le famiglie. E nuovi metodi di apprendimento per i ragazzi.

Non credo sia necessario aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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