Altre famiglie da difendere?

Il caso della famiglia nel bosco ha fatto emergere altri casi simili, strumentalizzati per parlare alla pancia dei propri ascoltatori

Era da tanto che non ci occupavamo di un servizio di Fuori dal Coro, ma la storia della famiglia del bosco ha portato alcune segnalazioni, tra cui un servizio di Raffaella Regoli che ci ha subito incuriosito.

La trama pare la stessa di Palmoli: una famiglia che come unica colpa avrebbe quella di voler vivere una vita diversa. Stavolta il nucleo familiare si trova a Caprese Michelangelo, in una casa decisamente più bella e ben messa di quella di Palmoli.

Il servizio comincia parlando con un parallelo – falso – con la famiglia nel bosco. Racconta infatti Regoli:

…e proprio come per la famiglia del bosco i bambini non erano in pericolo di vita ma il giudice del tribunale di Firenze li avrebbe tolti a mamma e papà…

E qui vediamo la prima bugia: i bambini della famiglia nel bosco non sono stati portati via perché “in pericolo di vita” ma per inadempienza delle leggi italiane su determinati temi, come riportavamo nel nostro articolo:

L’ordinanza del Tribunale elenca infatti la situazione:

  • acqua: assente
  • elettricità: assente
  • bagno: assente
  • riscaldamento: assente
  • condizioni igieniche: gravemente precarie
  • sicurezza statica: non garantita
  • sicurezza antincendio: assente

Questa non è più una “scelta alternativa”: queste condizioni sono una violazione delle leggi esistenti sull’agibilità. Una situazione del genere non può essere abitata, specie da minorenni.

Regoli omettendo queste cose sta facendo pura malinformazione. Questo tipo di paralleli buttati lì non servono a informare: servono a generare indignazione facile. Ma non è finita qui, perché subito dopo ci racconta il perché della decisione del Tribunale di Firenze che avrebbe tolto i bambini ai genitori (anche se riconosciamo che “mamma e papà” sia una scelta di parole ben più emotiva…):

..perché non frequentavano la scuola pubblica cioè facevano la scuola parentale a casa.

Ma questa è appunto un’altra bugia: l’educazione parentale in Italia non è reato, ma va fatta secondo determinate regole. Si tratta di un percorso di studi che prevede una dichiarazione annuale, da inviare al dirigente scolastico più vicino, che attesti le capacità dei genitori o di chi istruisce i bambini; inoltre, gli studenti devono superare con cadenza regolare esami di idoneità che certifichino il loro percorso formativo.

Tutte cose che non sono state fatte, e difatti si sente il padre raccontare che gli assistenti sociali visitavano la casa con regolarità chiedendo ai genitori che i figli venissero iscritti all’asilo e a scuola.

Sempre secondo l’ordinanza i bambini non erano stati vaccinati e non facevano controlli sanitari. Qui andiamo per un attimo oltre il consueto fact-checking, perché conosco la zona, ho conoscenti che ci vivono da più di una generazione. Ho chiesto loro se sapevano qualcosa della vicenda. La risposta è stata immediata: quello che racconta Regoli è disinformazione. Nella zona ci sono svariate famiglie che seguirebbero educazione parentale senza alcun problema. Famiglie che preferiscono istruire i figli a casa, ma che li hanno regolarmente iscritti a scuola e fanno quanto richiesto dalla legge italiana. La famiglia presa come caso da Fuori dal Coro, invece, era un caso noto anche al sindaco di Caprese Michelangelo, il quale ha raccontato ai giornalisti (almeno a quelli che hanno fatto la fatica di andare a sentire la sua versione) che:

L’operazione è stata disposta dal Tribunale dei minori di Firenze e coordinata con carabinieri e servizi sociali. Non conosco personalmente la famiglia; il padre venne una volta in Comune, ma ebbe un atteggiamento molto distaccato.

Anche il sindaco ci ha tenuto a evidenziare come la scuola parentale sia praticata da diverse famiglie, per la maggioranza straniere, che pur vivendo in casolari isolati, “procedono regolarmente con gli esami annuali. Mentre nel caso in esame i due bambini non risultavano iscritti a nessuna procedura di istruzione parentale e non avevano mai sostenuto le verifiche previste”.

Regoli e la redazione di Fuori dal Coro preferiscono parlare alle pance dei tanti disposti ad ascoltarli, ma non stanno facendo giornalismo, bensì puro clickbait emozionale.

Concludo aggiungendo che, nel caso che vi abbiamo appena raccontato, i due genitori facevano parte di un gruppo di cui qui su BUTAC abbiamo parlato spesso. Curioso che Regoli ometta anche questo dettaglio, forse la redazione delle Iene, suoi colleghi in Mediaset, potrebbero darle qualche ragguaglio. O magari la redazione di Far West che ne ha parlato a ottobre 2025. Sì, sto parlando di quella che non mi viene da definire se non come setta, gli OPPT di Noi è Io Sono, quelli che cercano ogni possibile scappatoia per non pagare le tasse italiane sostenendo che l’Italia non sia una repubblica e dichiarandosi “sovrani di sé stessi”. Come faccio a saperlo? Beh, perché Harald ha chiesto sostegno al gruppo:

Succede il giorno stesso dell’allontanamento dei figli e nel video lo sentiamo dire a qualcuno:

Aiuto Monica, aiuto mi stanno togliendo il cellulare

Ma la moglie si chiama Nadia, Monica era appunto la donna di Noi è Io Sono con cui stava facendo la solita chiamata Zoom d’aiuto al gruppo come ne abbiamo viste (purtroppo) altre in passato. A volte per sequestro di mezzi a volte per multe da pagare.

Credo sia molto interessante vedere questo video, che risale sempre al 16 ottobre, dove vediamo Harald interagire con i carabinieri:

Strano che Regoli non abbia fatto sentire i dialoghi calmi con i carabinieri, dove le cose vengono spiegate in assoluta tranquillità. Purtroppo non siamo stupiti.

Poi il 18 ottobre Harald e la moglie sono apparsi sul canale YouTube di Noi è Io Sono e il video, per chi volesse, è anch’esso pubblico:

Non credo di poter aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it