Viaggio nel magico mondo dell’argento


“Ma guardate l’idrogeno tacere nel mare
guardate l’ossigeno al suo fianco dormire:
soltanto una legge che io riesco a capire
ha potuto sposarli senza farli scoppiare.”
(Un chimico – 1971 Non al denaro non all’amore né al cielo…)

L’intero universo è “pieno” di chimica. Che si intreccia con la fisica, con la matematica, con la biologia, con qualsiasi materia scientifica vi venga in mente. Sono tutte interconnesse tra loro. È questo il bello delle materie scientifiche: ti aprono la mente, studi una cosa in fisica (la legge dei gas perfetti) e ti ritrovi ad applicarla in chimica; studi qualcosa in chimica (la pressione osmotica) e la ritrovi in fisiologia e si potrebbero portare numerosi altri esempi.

Leggendo l’ultimo articolo e i relativi commenti sull’argento colloidale ho deciso di approfondire l’argomento. Perché in effetti c’è molta confusione in merito. Argento colloidale? Ionico? Proteinato?

I cultori delle terapie alternative utilizzano sia la minaccia dell’antibioticoresistenza (problema reale e da non sottovalutare) sia il concetto di “naturale” e “senza effetti collaterali” per promuovere l’uso dell’argento come antibatterico. Sull’equazione naturale=senza effetti collaterali potremmo scrivere interi libri, tante sostanze sono naturali ma al tempo stesso mortali. Dall’altra parte della barricata abbiamo invece i medici che sono fortemente scettici e contrari all’uso dell’argento.

Prima di addentrarci nel magico mondo dell’argento colloidale, vi ricordo che questo prodotto non è autorizzato dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Non è quindi vendibile nelle farmacie italiane e nemmeno è prescrivibile dai medici. Girovagando su internet ho trovato una sola farmacia che lo vende, come prodotto galenico, dietro prescrizione di “medici all’avanguardia” che scommetto saranno tutti naturopati, omeopati, operatori olistici ecc. Non vi dirò di quale farmacia si tratta, se volete trovarla cercatela su Google. Sul sito dell’AIFA però si trovano dei farmaci a base di argento, di cui parleremo in seguito.

Gli innumerevoli prodotti a base di argento sono tutti venduti e pubblicizzati col nome di “argento colloidale”.

Ne esistono invece di tre tipi:

  1. Argento ionico in soluzione.
  2. Argento ionico con aggiunta di proteine a scopo stabilizzante.
  3. Argento colloidale vero e proprio, costituito quasi esclusivamente da nanoparticelle, di produzione industriale.

Per capire le differenze tra i tre tipi ci servono alcune nozioni base di chimica.

Che cos’è una soluzione? In chimica, si definisce soluzione una miscela omogenea in cui una o più sostanze sono contenute in una fase liquida o solida o gassosa; contiene particelle diverse mescolate e distribuite in modo uniforme nello spazio disponibile in modo che ogni volume di soluzione abbia la medesima composizione degli altri. In una soluzione quindi si avranno due fasi: la fase dispersa nota come soluto, è la sostanza in quantità minore, e la fase disperdente, nota come solvente che è la sostanza in quantità maggiore.

Un classico esempio di soluzione è dato da acqua e cloruro di sodio, il sale da cucina. Per spiegarvi il concetto di solubilità (la quantità massima di soluto che si può sciogliere in un dato solvente, funzione sia della struttura chimica delle due fasi sia della temperatura) vi suggerisco un breve e facile esperimento. Prendete un pentolino, versateci due bicchieri di acqua fredda e aggiungete un cucchiaio di sale grosso. Mescolate fino a completa dissoluzione del sale. Ripetete l’esperimento però prima di aggiungere il sale mettete il pentolino sul fornello e accendetelo. Vedrete che il sale si scioglierà più rapidamente. In entrambi i casi potrete continuare ad aggiungere sale. Noterete che a un certo punto il sale non si scioglierà più. Avete ottenuto così una soluzione satura, cioè che contiene la massima quantità di soluto che il solvente è in grado di sciogliere a quella temperatura; aggiungendo ad una soluzione satura ulteriore soluto, questo non si scioglie, ma si separa dalla soluzione; nel nostro caso rimarrà depositato sul fondo.

La misura della quantità di soluto rispetto alla quantità di soluzione è detta concentrazione e viene misurata sia tramite unità fisiche che tramite unità chimiche, e in particolare le più utilizzate sono:

  • percentuale in volume: quantità di soluto in ml per 100 ml di soluzione;
  • percentuale in peso: quantità di soluto in grammi per 100 g di soluzione;
  • percentuale mista: quantità in grammi di soluto per 100 ml di soluzione;

A questo punto vediamo di capire che cos’è un colloide.

Un colloide (o sistema colloidale) è una particolare miscela in cui una sostanza si trova in uno stato finemente disperso, intermedio tra la soluzione e la dispersione. Questo stato “eterogeneo“ consiste di due fasi: una fase costituita da una sostanza di dimensioni microscopiche, (diametro da qualche nm a 1 μm) e una fase continua disperdente, in questo caso avremo la fase “dispersa” rappresentata dall’argento e la fase disperdente rappresentata dall’acqua deionizzata.
In base alla dimensione delle particelle abbiamo 3 casi:

Dimensione particella: < 10−9 m  abbiamo una soluzione
Dimensione particella: 10−9 – 10−6 m  abbiamo un colloide
Dimensione particella: > 10−6 m abbiamo una dispersione

La differenza tra il colloide e le soluzioni consiste nel fatto che queste ultime sono sistemi omogenei contenenti ioni o molecole di soluto disperse in un solvente libere di muoversi le une rispetto alle altre; le soluzioni risultano inoltre limpide, sottostanno alle leggi dell’ebullioscopia e della crioscopia, e hanno tensione di vapore e pressione osmotica regolari. I sistemi colloidali, invece, sono sistemi eterogenei, che si presentano torbidi, non seguono le precedenti leggi e presentano tensioni di vapore e pressione osmotica non regolari. (Vi risparmio le varie definizioni, vi metto però i link a wikipedia nel caso foste interessati ad approfondire l’argomento.)

Molte sostanze a noi familiari sono colloidi, come per esempio il latte, il burro, la maionese, l’asfalto, la colla, la nebbia e il fumo.

Quindi il nostro argento colloidale è un sistema colloidale in cui particelle di argento hanno un diametro compreso tra 1 nm e 1 μm si trovano finemente disperse in una fase disperdente (di solito acqua distillata).

L’argento colloidale è costituito quasi esclusivamente da particelle di argento di dimensioni inferiori al micron, in sospensione in acqua; in teoria, onde evitare che eventuali ioni argento presenti reagiscano con le impurità dell’acqua si dovrebbe utilizzare solo acqua per soluzioni iniettabili. Il contenuto di argento totale è espresso sotto forma di parti per milione (ppm) equivalenti a milligrammi di argento per litro (mg/L). I veri colloidi di argento non contengono altri “ingredienti” oltre a questi. Ma perché l’argento colloidale sarebbe meglio (e sottolineo, evidenzio, grassetto il condizionale) dell’argento in soluzione ionica? Addentriamoci nella chimica dell’argento.

Cercando su internet mi sono imbattuta in questo articolo di cui vi riporto alcuni pezzi:

Like all other metals, silver is an electron-positive element with the Ag cation showing a profound ability to interact with and bind proteins and anions in a medium. Additionally Ag cation binds receptor groups on the surfaces of adjacent cells, bacteria and fungi/yeasts. Silver metal and the majority of silver compounds ionize in the presence of water, body fluids and tissue exudates to some extent to release Ag+ or other ‘biologically active silver ions’ for antibiotic action or absorption into adjacent human tissues. The chemistry of silver is not well documented, and accurate data on relative ionization rates for the compounds commonly used in medical devices are not available (table 1). […] The ionizing capacity of the silver metal or silver compound is critical in comparing their antimicrobial activities and in predicting the possible toxicity or health risk. To be effective in killing pathogenic organisms, each silver source should release silver ions. […]The silver cation binds strongly to electron donor groups of biological molecules containing sulphur (SH), oxygen and nitrogen. Metallic silver has been used in wound care products over many years even though it ionizes slowly. The development of nanochemistry has facilitated the production of microfine silver particles (20 nm diameter) with greatly increased ‘solubility’ and release of silver ions (70–100 ppm). Ionization of silver metal is proportional to the surface area of the particle exposed. Ionization of silver or silver compounds is enhanced also by electric currents which are increasingly used in medical devices for orthopaedic surgery and wound care therapies .

Come tutti gli altri metalli, l’argento è un elemento elettropositivo con il catione Ag che mostra una profonda capacità di interagire e legare proteine e anioni in un mezzo. Inoltre il catione Ag si lega ai gruppi di recettori sulle superfici di cellule adiacenti, batteri e funghi / lieviti. L’argento metallico e la maggior parte dei composti dell’argento si ionizzano in presenza di acqua, fluidi corporei e essudati tissutali in una certa misura per rilasciare Ag o altri ioni d’argento biologicamente attivi per l’azione antibiotica o l’assorbimento in tessuti umani adiacenti. La chimica dell’argento non è ben documentata e non sono disponibili dati accurati sulle percentuali relative di ionizzazione per i composti comunemente usati nei dispositivi medici (tabella 1). […] La capacità ionizzante del metallo argento o del composto d’argento è fondamentale nel confrontare le loro attività antimicrobiche e nel predire la possibile tossicità o rischio per la salute. Per essere efficace nell’uccidere organismi patogeni, ogni fonte d’argento dovrebbe rilasciare ioni argento. Il catione d’argento si lega fortemente ai gruppi di donatori di elettroni di molecole biologiche contenenti zolfo (SH), ossigeno e azoto. L’argento metallico è stato usato nei prodotti per la cura delle ferite per molti anni anche se ionizza lentamente. Lo sviluppo della nanochimica ha facilitato la produzione di particelle di argento microfine (diametro 20 nm) con “solubilità“ e rilascio di ioni argento notevolmente aumentati (70-100 ppm). La ionizzazione del metallo argentato è proporzionale alla superficie della particella esposta. La ionizzazione dei composti dell’argento o dell’argento è aumentata anche dalle correnti elettriche che sono sempre più utilizzate nei dispositivi medici per la chirurgia ortopedica e le terapie per la cura delle ferite

In effetti l’argento ha delle proprietà antibatteriche. Le proprietà antibatteriche non sono però dell’argento in forma di elemento, quindi a carica neutra, ma sono dell’argento ionico. Da quanto mi pare di capire, sarebbe fondamentale l’utilizzo di una sospensione colloidale di argento, perché se lo assumiamo già in forma ionica potrebbe reagire con altri eventuali composti presenti nella soluzione e perdere le sue proprietà. Dico “mi pare di capire“ perché tutti i siti che parlano di argento colloidale che ho trovato sono molto fumosi; i siti che hanno una certa competenza in materia di chimica non parlano di argento colloidale. Chissà perché… Anche il mercurio ha delle proprietà antibatteriche, ricorderete tutti il mercurocromo, ma non vuol dire che il mercurio “faccia bene”.

Ma andiamo alle conclusioni, dove possiamo trovare alcuni passaggi interessanti:

Metallic silver and silver compounds are used widely in medical devices and health care products to provide antibacterial and antifungal action. Experience has shown that they are generally safe in use and effective in controlling pathogenic organisms. They do not achieve a ‘germ-free’ state in wounds, device-related infections or biofilm formation however. Biofilms are silver resistant, and silver-resistant bacteria have been isolated from burn wounds, chronic ulcers and nosocomial isolates. It is expected that where silver has been unsuccessful in limiting infections, much of the free silver ion released for antimicrobial purposes has been mopped up by albumins, globulins, free anions and protein residues on cell membranes. At the moment, we do not know the minimal levels of silver ion necessary in any situation to clear infections, although recent research suggests that concentrations of free ion
equivalent to 0.5–1.0 M silver nitrate will be adequate.

I composti metallici dell’argento e argento sono ampiamente usati nei dispositivi medici e nei prodotti sanitari per fornire un’azione antibatterica e antimicotica. L’esperienza ha dimostrato che sono generalmente sicuri ed efficaci nel controllare gli organismi patogeni. Tuttavia, non ottengono uno stato “privo di germi” in ferite, infezioni legate ai dispositivi o formazione di biofilm. I biofilm sono resistenti all’argento e i batteri resistenti all’argento sono stati isolati da ferite da ustioni, ulcere croniche e isolati nosocomiali. Si prevede che laddove l’argento non ha avuto successo nel limitare le infezioni, gran parte dello ione d’argento libero rilasciato per scopi antimicrobici è stato assorbito da albumine, globuline, anioni liberi e residui di proteine sulle membrane cellulari. Al momento, non conosciamo i livelli minimi di ioni d’argento necessari in ogni situazione per eliminare le infezioni, sebbene recenti ricerche suggeriscano che le concentrazioni di ioni liberi equivalenti a 0,5-1,0 M di nitrato d’argento saranno adeguate.

E si parla di argento utilizzato in dispositivi medici, quali cateteri, garze, dispositivi ortopedici. Insomma, presidi per uso topico. Non solo l’azione antisettica è blanda ma esistono anche batteri resistenti.

Ma oltre a questo abbiamo visto che esistono altri due tipi di prodotti a base di argento.
Gli ioni argento non sono la stessa cosa delle particelle di argento e i due termini non sono intercambiabili.
Uno ione in chimica viene definito come

an atomic or molecular particle having a net electric charge.

In pratica, quando un atomo cede o acquista uno o più elettroni si trasforma in uno ione. Se l’atomo ha acquistato uno o più elettroni, assumendo quindi una carica negativa si chiama anione mentre se ha ceduto uno o più elettroni, assumendo una carica positiva si chiama catione. L’argento ha la tendenza a cedere un elettrone acquistando di conseguenza carica positiva e si indica con Ag+.

Nel caso di composti ionici, il meccanismo della dissoluzione è il seguente: le molecole (polari) del solvente circondano i cristalli del sale, e possono anche diffondere all’interno del reticolo cristallino; in questa maniera sono indebolite le forze di attrazione tra gli ioni di carica opposta che costituiscono il cristallo, i quali ioni si trasferiranno nel solvente sotto forma di ioni solvatati.

Quindi l’argento ionico in soluzione o l’argento ionico con aggiunta di proteine (argento proteinato o metellinato) sono ben diversi dall’argento colloidale.

Sul sito AIFA ho trovato ben 20 farmaci a base di argento ma di questi soltanto 7 sono autorizzati. Si tratta di farmaci per uso esterno (gocce nasali/auricolari per lo più), tutti a base di argento proteinato, cioè argento ionico legato a proteine per stabilizzarlo; ne esistono diverse composizioni, per bambini a concentrazioni molto basse (di solito 0,5 g di Ag per 100 mL di soluzione) e per adulti, a concentrazioni più elevate. Vi ho messo il link a uno dei 7, sono tutti uguali, cambiano solo gli eccipienti. Sono utilizzati come decongestionante e antisettico della mucosa nasale e antisettico del condotto auricolare cioè in caso di “naso chiuso” anche detto raffreddore. Per le otiti sarebbe meglio affidarsi ad un buon antibiotico, come per altre patologie dell’apparato respiratorio. È sconsigliato l’uso  nei bambini sotto ai 3 anni.

Alla voce Argotone compaiono due farmaci, uno solo autorizzato. Vediamo di capire di cosa si tratta.
L’argotone contiene argento vitellinato responsabile dell’azione antisettica, ed efedrina cloridrato, responsabile dell’azione decongestionante nasale, e appartiene al gruppo dei medicinali decongestionanti nasali per uso topico (locale). Anche qui in caso di patologie diverse dal raffreddore meglio affidarsi a un buon medico e a farmaci migliori. Non si può usare nei bambini di età inferiore ai 12 anni.

Visto e considerato che in entrambi i casi gli effetti sono nulli o dovuti all’efedrina mi pare poco sensato utilizzare questi preparati, che hanno spiacevoli e irreversibili effetti collaterali anche se utilizzati per uso topico/esterno. Figuriamoci quanto mi possa apparire sensato utilizzare l’argento (colloidale o ionico) per uso interno e per “curare” qualsiasi cosa. Tanto vale usare il Vetrix…

Vi lascio con una considerazione trovata su UPPA:

Di fatto ormai si usano nei bambini solo soluzioni saline e blandi disinfettanti, qualunque sia il nome commerciale che hanno, la composizione è sempre quella: il loro effetto terapeutico non è molto superiore a quello di una buona soffiata di naso, ma più di questo non si può avere. Per fortuna però il raffreddore passa lo stesso in pochi giorni, anche senza mettere nulla nel naso di grandi e piccini.

Thunderstruck @ butac punto it