I bambini in Norvegia allontanati dai genitori

Quella che segue non è una sbufalata, non può esserlo visto che ad oggi le investigazioni degli assistenti sociali sulla vicenda sono ancora in corso. Ne parlo solo perché qualcuno ha già concluso le proprie di valutazioni, e credo sia il caso fare un po’ di chiarezza sulla vicenda.

MARIUS-ADINOLFIS

Sulla pagina di Mario Adinolfi gira un post che vi riporto:

Marius e Ruth sono cristiani, sono sposati, hanno 5 figli tra cui un neonato di pochi mesi. Sono norvegesi. Il 16 novembre su segnalazione della preside della scuola in cui andavano i figli più grandi i servizi sociali sono andati a prelevare i bambini, arrestando prima Ruth e poi Marius. Nell’esposto della preside si indicava l’accusa nei confronti dei genitori: “Troppo cristiani”. La stessa preside scrive che non si riscontravano comunque segni di violenza o maltrattamenti nei confronti dei bambini. A Marius e Ruth nulla viene contestato dopo gli interrogatori, vengono rilasciati. Ma i bambini vengono sparsi in varie casa famiglia, solo il 18 febbraio viene consentito ai due genitori di vedere i loro figli insieme, prima di dichiarare tutti e cinque i bambini “adottabili”. Questo è l’esito, ieri in tv l’ho detto: l’obiettivo è l’assalto a Cristo, alla Chiesa, ai cristiani.

Il “caro” Marione scrive, esterna, ci racconta fatti che lasciano atterriti, ma come? Un governo si permette di “rapire” dei bambini alla propria famiglia, e li ha considerati adottabili? Siamo sicuri che i fatti siano proprio come ci viene raccontato?

L’Adinolfi non ha una fonte, non la cita, e purtroppo questo è un errore grave che tanti politicanti degli ultimi anni fanno spesso, raccontare una storia senza specificare da dove l’abbiano ripresa. Sull’argomento esistono centinaia di pagine in lingua romena, qualcuna anche in inglese, pochissimo invece dalla fonte vera e propria, cioè le testate giornalistiche norvegesi. Questo è ovviamente un peccato, perché risulta più complesso per noi poter verificare alcunché.

Ma senza far troppa fatica ci basta quanto la stessa famiglia di Marius e Ruth raccontano sul web:

the principal of the school attended by Eliana and Naomi reported to Barnevernet that the girls had talked about being disciplined, that the family was “very Christian.” She also reported that, in Daniel’s words, “the grandmother has a strong faith that God punishes sin, which, in her opinion, creates a disability in children” and that the parents needed “help” in raising their children.
Barnevernet agents thereupon came to the school and questioned the girls, who described that they would not admit to doing some things for fear their parents would punish them by pulling their ears, or slapping them on the buttocks, although they stated that they were not afraid of their parents, Bodnariu wrote.
He wrote that the girls told Barnevernet workers that their father shook the baby “as a rag,” a statement Marius vigorously denies.
“What I would like to highlight is that you can easily manipulate a child to say something that is not true,” Bodnariu pointed out. “The law in Norway gives almost total credibility to the child and none to the parent.”

Quindi la storia non è propriamente qualcosa di campato per aria, il preside della scuola ha chiamato gli assistenti sociali dopo che i bambini più grandi hanno raccontato quelle che per il preside stesso sono violenze nei confronti dei ragazzi. Tra i racconti fatti i due più grandicelli avrebbero descritto una scena in cui il padre avrebbe scosso il fratellino più piccolo come un tappeto da stendere. Direi che sia giusto che a seguito di racconti del genere sia stata fatta intervenire lo stato, per verificare i fatti e mettere eventualmente in sicurezza i bambini. Certo che è corretto anche quanto riportato dopo da Marius, è facile manipolare i bambini a dire quel che si vuole. Ma che ragione avrebbe avuto il preside della scuola? La Norvegia è uno stato a predominanza cristiana, non musulmana, e non mi pare che stia cambiando nulla nel paese. Quindi non capisco che ragione avrebbe avuto un preside per manipolare i bambini nel dire cose non vere.

Ma al buon Mario interessa poco, evidentemente, verificare se la famiglia sia davvero violenta nell’insegnamento della religione (che sia chiaro è cristiana ma NON è cattolica, la famiglia segue gli insegnamenti della Chiesa Pentecostale di Philadelphia), no per lui l’unica cosa importante è che vengano restituiti alla famiglia, anche se subiscono abusi. Si sa, è molto più importante inculcare i dogmi della religione che verificare che nel farlo non si commettano soprusi su minori.

Io davvero non capisco, Mario sa bene che ad oggi il tribunale norvegese non si è espresso, sa bene che il fatto che siano due mesi che si investiga sulla cosa può voler dire che ci siano molti punti oscuri. Ma se ne infischia, lui sfrutta la cosa per fare campagna elettorale, per far credere ai suoi lettori che si tratti di qualcosa di scandaloso, che sia in atto una persecuzione religiosa contro i cristiani. Da papà di due bimbi, trovo il tutto preoccupante. I ragazzi hanno esposto i loro racconti, il preside ha esposto il suo, sta alla legge ora decidere come muoversi, e finché la legge (di una paese cristiano) non si pronuncia tutte le altre parole suonano a vuoto.

Io vorrei che Mario mi spiegasse una cosa, se tra un mese saltasse fuori che gli abusi erano veri e che i bambini stavano subendo tutto quanto ipotizzato, tu che farai? Scriverai un bel post dove ti scuserai con i tuoi lettori per aver portato avanti una campagna pro genitori abusivi? Indosserai un cilicio per punire la tua carne della fuffa che hai sparso?

Non comprendo.

Una testata norvegese ci spiega:

Do not use the word «persecution» lightly

Norwegian authorities do not take children from their parents just because they are Christians

The local newspaper Firda reported that the couple now risk six years in prison for violating the criminal law section covering «domestic abuse» for «threats, coercion, deprivation of liberty, violence or other violations». Even clearer: The parents are being charged for violence against their own children…
…there still is no indictment against the parents of the five children, and that the matter certainly could end with the family being reunited without anyone being prosecuted. The best possible outcome would be for all the claims being disproved.
But when someone cries «religious persecution» in a case where not even those in the media who tend to be concerned with issues like these can find any trace of it, it’s important to remember what happened to the boy who cried wolf: When the wolf actually appeared, no one came to rescue.

Io non sono qui a dirvi come stiano esattamente le cose, non posso saperlo, come non lo sa Adinolfi e non lo sanno le tante testate ProLife cristiane che la stanno spingendo sui social, ma è molto chiara una cosa, a tanti interessa poco come stiano i bambini, per loro sono solo un tramite per veicolare il proprio messaggio di fede politica. E questo è davvero triste.

Cercherò di tenervi aggiornati sulla situazione.

maicolengel at butac.it