Gli 8 buoni fruttiferi postali e Giustitalia

Un affezionato lettore ci ha segnalato l’ennesimo caso di comunicato stampa che, grazie a scarse verifiche, ha trovato qualche testata pronta a regalare un po’ di pubblicità gratuita alla solita associazione di avvocati.

Titolava la Gazzetta di Modena il 23 giugno 2025:

Trova 8 buoni fruttiferi postali del 1939 di suo padre: «Possono valere 250mila euro, ecco come l’ho scoperto»

La pubblicità è perfetta, e la riportiamo anche noi per quanto è stata fatta bene questa volta:

I due pensionati però non si sono arresi, hanno aperto il loro computer e si sono messi a cercare informazioni nella rete approdando sul sito dell’associazione “Giustitalia”, un’organizzazione di consumatori e utenti, che ha per oggetto esclusivo quello di operare, in particolare sul territorio della Comunità Europea, nazionale, regionale e locale per informare, promuovere, assistere, tutelare, rappresentare e difendere i diritti e gli interessi individuali e collettivi dei cittadini e degli stranieri, nonché consumatori di beni e degli utenti di servizi.

Sembra veramente la scheda marketing copiata e incollata dal sito.

La cosa buffa è che se cercate Giustitalia su un browser anonimo noi siamo il terzo risultato di ricerca, con l’articolo del 16 maggio 2024 dal titolo:

Repubblica, il buono da mille lire e Giustitalia…

Intristisce notare che RaiNews, col TGR Molise, il 17 luglio 2024 titolava:

Titoli dormienti da riscuotere

C’è anche un molisano nel gruppo di venti cittadini che hanno ritrovato vecchi buoni fruttiferi postali. La vicenda finisce in Tribunale

Come riportiamo da anni tutte queste…

… sono NON notizie, in quanto le regole per i cambi di vecchi coni o di buoni postali o di altro genere sono chiare e sono le stesse per tutti, pubblicare articoli dando a intendere che così non sia e che qualche “associazione che difende i consumatori” possa far cambiare le regole è semplicemente disinformazione. Dopo dieci anni dalla sua scadenza il buono postale è caduto in prescrizione, come sancito dall’articolo 2946 del Codice Civile, una redazione giornalistica che si rispetti dovrebbe saperlo e spiegarlo ai propri lettori.

Continuare a vedere testate giornalistiche che pubblicano pezzi costruiti su comunicati stampa infarciti di parole chiave per attrarre click e promuovere studi legali travestiti da associazioni è, più che preoccupante, scoraggiante.

Non credo di poter aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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