Coldiretti e gli allarmi sul vino in etichetta

Le informazioni che non piace far sapere ai consumatori e la strenua difesa del fatturato

Ci avete segnalato un articolo apparso sul blog di Coldiretti, un articolo di quelli che, in nome della corretta informazione, faticano a piacerci.

Titolo:

Vino: con l’ok gli allarmi in etichetta 14 mld a rischio

Sorvoliamo sul fatto che in italiano la frase messa così è incomprensibile. Per fortuna poche righe dopo il concetto espresso viene esteso e chiarito:

Il via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino è un attacco diretto all’Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà all’estero.

È vero che siamo i principali produttori, come esportatori pare che siamo dietro la Spagna, ma non è questo il punto. Il punto è la salute dei consumatori. Salute dei consumatori che secondo Coldiretti dovrebbe passare in secondo piano rispetto al fatturato dei produttori.

Ma davvero l’Unione Europea attacca l’Italia?

Ovviamente no, perché, se è vero che siamo i principali produttori di vino, è anche vero che l’Unione Europea non ha dato l’ok a etichette che riguardano solo il vino, bensì più in generale tutte le bevande alcoliche. La Cina ad esempio è la maggiore produttrice di birra, seguita dagli Stati Uniti, mentre l’Italia non rientra nelle prime dieci. Se parliamo di whisky invece in cima alla classifica dei produttori sono Scozia, Stati Uniti, Canada e Irlanda.

Irlanda che è anche il Paese dove entrerà in vigore l’etichetta a cui fa riferimento Coldiretti, come ci spiegano direttamente loro:

autorizzazione Ue concessa all’Irlanda che potrà adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità, come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati” nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati Ue.

Potremmo andare avanti a lungo a sciorinare bevande alcoliche e Paesi produttori che possono risentire della decisione dell’Unione Europea, il succo è che farne una questione di “attacco all’Italia” è un sistema populista per metterci gli uni contro gli altri. Ma è sbagliato, perché sbagliata è la premessa. Vedete, Coldiretti insiste nel parlare di “quantità” omettendo di raccontare che il 4 gennaio 2023 l’Organizzazione Mondiale della Salute – per l’ennesima volta – titolava:

No level of alcohol consumption is safe for our health

Omettere completamente un’informazione del genere è malinformazione. Sia chiaro, capiamo bene che l’idea è quella di difendere un settore che dà lavoro a tanti nel nostro Paese, ma farlo a discapito delle informazioni sulla salute è, a nostro avviso, grave.

Quando la scienza certifica che non esiste livello di consumo di alcol che si possa definire “sicuro per la salute”, esattamente come succede con le sigarette, non vedo perché privare il consumatore di quell’informazione, che gli serve perché possa fare le sue scelte con consapevolezza. Non è che si vuole mettere quell’etichetta per attaccare la produzione italiana, basta guardare da dove importano il loro vino gli irlandesi – l’Italia è al quinto posto, dietro Cile, Spagna, Australia e Francia. Il danno di quelle etichette è decisamente limitato. Invece il danno di continuare a fare finta di non sapere che la scienza ha certificato il rischio per la salute di tutte le bevande alcoliche, in qualsiasi quantità, è grossissimo. Chi si comporta così non ha a cuore gli interessi dei consumatori, ma solo quelli dei produttori.

redazione at butac punto it

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