Il tumore inoperabile della piccola Daniela

E la terapia di 40 anni fa che in realtà è uno studio

Sul Gazzettino il 23 dicembre 2022 è apparso un articolo dal titolo:

Nasce con un tumore inoperabile, pediatra salva Daniela in pochi mesi con una terapia di 40 anni fa

Per un mese e mezzo la bambina ha preso 2 millilitri di sciroppo: alle nove del mattino e alle nove di sera. Cinque mesi dopo, non c’era più traccia del tumore

L’articolo racconta una notizia vecchia, la racconta perché su El País e altre testate spagnole viene ripresa sotto Natale, visto che proprio in questo periodo altri neonati hanno potuto accedere alla stessa cura di questa bimba, che oggi ha tre anni.

Sia chiaro, l’articolo de Il Gazzettino non riporta cose inesatte, e spiega che la notizia è vecchia, il problema è che come sempre le cose vengono spiegate – in parte e non tutte – solo a fine articolo, lasciando la maggior parte dei lettori convinti che uno sciroppo di quarant’anni fa possa essere una cura per questo genere di tumori.

Vediamo di fare chiarezza. La piccola Daniela è nata con un tumore di dieci centimetri chiamato fibrosarcoma congenito, tumore che normalmente si cura con un’operazione chirurgica, o con la chemioterapia. Nel caso di Daniela queste opzioni non erano sfruttabili.

La terapia non risale a quarant’anni fa, quello che risale a quarant’anni fa è lo studio che ha permesso di capire come mai fosse nata con quel tumore. Grazie a queste informazioni è stato possibile cercare un farmaco già esistente che fosse efficace contro quel tipo di mutazione, reperendo un farmaco sperimentale che poteva fare al caso loro. Il farmaco, che è tutt’ora sperimentale, è stato usato su Daniela e altri quattro bambini fino ad oggi. Quindi abbiamo un farmaco attuale, che è in fase di sperimentazione, e uno studio, che invece risale a quarant’anni fa. Raccontare la vicenda coi toni usati nei primi paragrafi da Il Gazzettino faceva sembrare che avessimo scoperto una cura per questi tumori quarant’anni fa, e che nessuno ne avesse parlato.

Come spiegato in altre occasioni, quando si parla di medicina occorre sempre fare attenzione a cosa si racconta e con che toni, perché basta pochissimo perché gli ospedali si ritrovino coi centralini intasati da persone che chiedono a gran voce la cura miracolosa. Purtroppo sappiamo bene che ai giornalisti importa poco cosa succeda una volta pubblicato l’articolo, a noi, invece – che giornalisti non siamo – interessa fare il più possibile chiarezza. Lo stesso articolo, con gli stessi toni, è uscito anche su Il Messaggero e su Leggo, a quanto ci risulta.

maicolengel at butac punto it

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