Dissapore, vino, tè e declino cognitivo

Per l'ennesima volta a noi (come a molti altri) tocca ribadire che no, bere vino non apporta benefici per la salute che non possano essere apportati da alimenti che non presentino i rischi di tutti gli alcolici

Purtroppo tocca ancora una volta parlare di un argomento che in Italia è visto come un tabù, ma anche per merito di una serie di letture fatte ultimamente credo sia importante ribadire per l’ennesima volta il concetto.

Partiamo dall’inizio, su Dissapore il 2 dicembre 2022 è apparso un articolo, a firma Manuela Chimera, dal titolo:

Vino e tè: berli potrebbe rallentare il declino cognitivo, lo dice uno studio

Manuela Chimera non risulta iscritta all’Ordine dei Giornalisti, ma questo non è importante. L’articolo riporta subito il link allo studio di cui parla, pubblicato sulla rivista Neurology. La ricerca però non dice affatto quanto riportato nell’articolo.

Partiamo dal titolo dello studio, che è stato pubblicato il 22 novembre 2022:

Association of Dietary Intake of Flavonols With Changes in Global Cognition and Several Cognitive Abilities

Non “tè e vino”, ma “assunzione di flavonoli”. Flavonoli che sono ampiamente diffusi nel regno vegetale, ad esempio nella frutta li troviamo presenti in abbondanza in:

  • More
  • Mirtilli
  • Ciliegie
  • Lamponi
  • Arance
  • Pompelmi
  • Mandarini
  • Limoni
  • Lime

E non solo, li troviamo anche qui:

  • Cavolo rosso
  • Cipolle
  • Cavolo
  • Prezzemolo
  • Cioccolato fondente
  • Semi di soia

Inoltre li troviamo anche nel vino e nel tè. Qual è il problema? Che il vino fa male, sempre e comunque, come tutti gli alcolici. Quante volte dovremo ripeterlo? Gli articoli che esaltano elementi che possono avere effetti benefici sul corpo omettono praticamente sempre di specificare un piccolo dettaglio: da almeno un decennio, infatti, è noto che i benefici che può dare il vino sono ampiamente superati dai rischi dei danni che può fare al nostro corpo.

Purtroppo in Italia siamo in una situazione simile a quella che si vide negli USA quando uscirono gli studi sul tabacco, studi che affermavano con certezza che il tabacco faceva male, studi che per sessant’anni sono stati affossati dal quantitativo di disinformazione che veniva fatta circolare in difesa delle aziende produttrici. Ecco, in Italia su vino e bevande alcoliche stiamo vivendo attualmente la stessa identica cosa, con in più la possibilità di far circolare le informazioni in rete. Chiunque dica che il vino fa male viene ostracizzato, gli studi (pubblicati anche su testate importanti come il Lancet – qui un loro editoriale che andrebbe fattoi girare il più possibile) vengono regolarmente minimizzati. Sui giornali si preferisce esaltare il prodotto invece che raccontare i fatti.

Tutto questo è molto grave.

Se Dissapore avesse voluto fare un articolo corretto avrebbe dovuto spiegare quanto sopra, invece ha scelto di fare malinformazione, perché hanno consciamente aggiunto il riferimento al vino a un articolo scientifico che non faceva specifico riferimento alle bevande alcoliche, inserendolo addirittura nel titolo. Si sarebbe potuta citare la frutta e la verdura di cui sopra, ma si è preferito invece spingere al consumo di qualcosa che presenta seri rischi per la salute. Se è vero che nell’articolo viene spiegato che lo studio non invita a bere più vino, infatti, è altrettanto vero che molti, soprattutto sui social, vedranno passargli sotto il naso soltanto il titolo, e l’informazione che gli rimarrà impressa è che il vino – non la frutta e la verdura, non i flavonoli – potrebbe rallentare il declino cognitivo.

Nello stesso articolo inoltre viene ulteriormente esaltato il vino rispetto al tè del titolo, visto che ne parlano una seconda volta citando un altro articolo, sempre pubblicato da loro:

E a proposito di bere vino: un altro studio recente ha dimostrato che berne in quantità moderata pare riduca il rischio di ictus

Peccato che non sia così: lo studio sull’ictus pubblicato su Neurology si limita a osservare come un elevato consumo di alcol sia sicuramente collegato a un aumento del rischio di avere un ictus, mentre un consumo basso secondo lo studio non causa aumenti di rischio. Che è molto diverso dal sostenere che li riduca. Come riporta lo stesso epidemiologo citato da Dissapore:

Nel complesso, i nostri risultati indicano che un’assunzione elevata e moderata di alcol era associata a maggiori probabilità di ictus, mentre non abbiamo trovato alcun collegamento convincente tra un basso consumo e ictus.

Che non significa affatto quanto Dissapore vuole darci a intendere. E difatti poche righe dopo sull’Indipendent il Professor Smyth spiega che:

In questo studio abbiamo anche esaminato le differenze tra i tipi di alcol. Il consumo predominante di birra è stato collegato a un aumento del 21% del rischio di ictus; questo era significativamente più alto (73%) per l’emorragia intracerebrale. Il consumo predominante di vino non era collegato al rischio di ictus: non c’era né aumento né diminuzione. Ciò potrebbe riflettere una differenza di rischio per tipo di alcol o potrebbe riflettere differenze nel contesto sociale dei modelli di consumo.

La frase “il consumo predominante di vinonon deve trarvi in inganno: non sta sostenendo che il vino non aumenti il rischio ictus, ma che un basso consumo non lo faccia rispetto a un basso consumo di birra. Ma, come spiegato poco sopra, sono tantissimi gli studi che dimostrano come l’alcol, tutto, in qualsiasi misura, sia sempre e comunque più dannoso che benefico per il nostro corpo. L’idea che qui in Italia sia in atto una campagna disinformativa tale e quale a quella che all’epoca difendeva il tabacco e le sigarette si fa sempre più spazio in chi divulga scienza. Che a partecipare a questa battaglia disinformativa ci si mettano anche testate che si dovrebbero occupare di alimentazione dispiace tanto.

maicolengel at butac punto it

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