No, Didier Raoult non è il miglior virologo al mondo

Sembra che PLOS, editore scientifico di rilievo, sia preoccupato per le violazioni etiche in numerosi studi pubblicati da quello che i suoi sostenitori chiamano "il virologo numero 1 al mondo" e "uno scienziato di tutto rispetto"

Nei commenti ai nostri articoli su pandemia, vaccini e cure domiciliari spesso viene citato o linkato Didier Raoult, medico e microbiologo francese specializzato in malattie infettive.

Nel citarlo spesso ci vengono linkati articoli o video dove Raoult viene indicato come miglior virologo al mondo, ad esempio nella descrizione di una sua intervista su YouTube la redazione di Radio Radio lo introduce con queste parole:

Didier #Raoult è tra i più importanti virologi esistenti – le sue pubblicazioni hanno il più alto numero di citazioni al mondo – e In questo periodo ha fatto spesso parlare di sé a causa di posizioni fortemente contrarie alla strategia adottata per fronteggiare il #Covid-19.

Oppure Scenari Economici lo cita così:

Didier Raoult è un noto virologo e microbiologo francese, dalle innumerevoli pubblicazioni e ricerche e dall’indice H, che viene a sottolineare la qualità delle pubblicazioni accademiche, pari a 183, quindi elevatissima. 

Su Il Giornale:

Un vero e proprio esperto, visto che ha all’attivo centinaia di studi scientifici pubblicati, e un H-index pari a 147. Questo valore quantifica l’impatto dell’attività scientifica di uno studioso considerando il numero di pubblicazioni e le citazioni da parte della comunità scientifica. Insomma, uno scienziato di tutto rispetto.

E cercando trovate toni simili su tantissime altre testate e siti, perché Raoult con le sue teorie – criticate dalla comunità scientifica internazionale e smentite dai dati – è stato preso da tanti come punto di riferimento. La sua fama di medico che andava contro il parere della comunità scientifica, non a caso spesso sottolineata dai media che lo promuovono, gli è valsa il soprannome di ribelle, come se la cosa dovesse esser positiva, e tutt’ora c’è una nicchia di persone convinta che sia veramente un luminare.

Perché ne parliamo oggi?

Ne parliamo perché un nostro affezionato lettore ci ha fatto notare che ci sono delle novità su Raoult, novità su cui – state sereni – nessuno dei tanti che l’ha lodato fino a oggi darà un qualsivoglia aggiornamento che vada a mettere in dubbio quanto sbandierato finora sull’essere “tra i più importanti virologi esistenti” o “uno scienziato di tutto rispetto”. La novità è che su 100 articoli a firma Raoult quarantanove sono oggetto di “expression of concern” da parte della redazione di PLOS, testata scientifica open access.

Cosa significa “expression of concern”?

Quando viene usata questa dicitura su un articolo scientifico si vuole sensibilizzare i lettori sul fatto che quell’articolo potrebbe essere inaffidabile. Non significa che è stata conclusa un’indagine sullo studio, ma che è in corso un’indagine, non ancora completata, durante la quale sono già emersi dei dati che hanno appunto sollevato preoccupazione sull’affidabilità dello studio. Che questo avvenga su 49 articoli sui 100 presi in esame è grave.

La cosa che ci fa un po’ sorridere è che tra i motivi delle preoccupazioni sulla scarsa affidabilità di quegli studi ci sono possibili conflitti d’interesse con case farmaceutiche, conflitti che non sono stati evidenziati negli studi come invece andrebbe regolarmente fatto. Tra gli studi a cui si fa riferimento ci sono anche quelli che vedevano l’idrossiclorochina come cura per la COVID-19. Perché, anche se qualcuno sembra esserselo dimenticato, Big Pharma non vende solo vaccini. Ma almeno di quelli è stato dimostrata l’utilità…

Prima di concludere vogliamo anche ricordare che la prima ad esprimere dubbi sugli studi del medico francese fu Elisabeth Bik, che in risposta ricevette minacce di vario genere dal luminare di malattie infettive. Sia chiaro, se uno si sente denigrato da qualcun altro ci sta che decida di agire per vie legali, ma gli attacchi via social network mossi da Raoult verso Bik sono stati qualcosa che non ci si aspetterebbe nemmeno dai bambini dell’asilo – ma sono stranamente molto simili a quelli che vediamo tutti i giorni da parte dei suoi sostenitori.

Qui potete trovare il parere di Retraction Watch su Raoult e le expression of concern che lo riguardano.

Per concludere, ricordiamo che non esistono patentini di “miglior scienziato al mondo” (perfino il Premio Nobel viene assegnato per una specifica scoperta e non per una carriera) e incolliamo – per l’ennesima volta – quanto scritto dall’amico (e scienziato) Elia Marin qui su BUTAC qualche tempo fa, utile soprattutto a chi continua a citare l’h-index come indicatore del valore professionale di uno scienziato:

L’h-index non è un parametro di valutazione ma un indice puramente bibliometrico. Premia l’età accademica, premia specifici settori scientifici, premia la capacità di farsi mettere nella lista degli autori, anche se magari sono venti nomi e l’articolo è di tre pagine. Non tiene conto delle capacità individuali se non marginalmente.

Consigliamo comunque di leggere tutto l’articolo del prof. Marin a chi vuole approfondire, magari può essere utile anche ai redattori di Scenari Economici, del Giornale e di chissà quanti altri giornalisti nostrani.

maicolengel at butac punto it

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