Disarmare le forze dell’ordine

 


ImolaOggi riporta:

De Petris (LeU): disarmare le Forze dell’Ordine e iscriverle a corsi di non violenza

Il titolo in realtà è l’unica cosa originale dell’articolo che pubblicano il 18 aprile 2018, il testo è copiato pari pari da Libero Quotidiano, che titolava:

Liberi e uguali, non esistono e fanno solo danni. Come vogliono ridurre i poliziotti Boldrini&Co

L’articolo copia e incolla inizia così:

Celerino, posa il manganello e assumi la classica posizione di meditazione vipassana. Vedrai che così sconfiggerai il crimine. Con la sola forza del pensiero. O almeno questa è l’ idea della senatrice Loredana De Petris, di Liberi e uguali. Che ideona: disarmare gli agenti e iscriverli a corsi di formazione sulla pratica della nonviolenza. Il tutto è contenuto in un disegno di legge appena depositato nell’ archivio del Senato della Repubblica. Funziona – assicura De Petris – in altri Paesi già succede.

Disarmare gli agenti e iscriverli a corsi di formazione sulla pratica della nonviolenza

Di tutto l’articolo questa è l’accusa da analizzare. Davvero Loredana De Petris ha fatto questa proposta di legge? Cercare dati sul Disegno di Legge presentato è un’operazione che impegna qualche secondo, ma il comunicato della senatrice è decisamente chiaro:

DISEGNO DI LEGGE
d’iniziativa della senatrice DE PETRIS
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 23 MARZO 2018

Norme per l’inclusione della conoscenza e dell’addestramento all’uso delle risorse della nonviolenza nell’ambito dei percorsi didattici per l’istruzione, la formazione e l’aggiornamento del personale delle forze di polizia

Da nessuna parte si parla di disarmare le forze dell’ordine, si parla di aggiungere alla formazione anche risorse non violente. Basta leggere tutto il testo della presentazione per capire che non si fa alcun riferimento al disarmo, qui la parte importante:

…si pone in modo forte e urgente la necessità di dotare le forze dell’ordine delle cognizioni e degli strumenti che l’ormai vasto campo di ricerche e di esperienze della nonviolenza mette a disposizione, poiché in situazioni critiche ciò può «fare la differenza» e finanche contribuire a salvare delle vite. Il presente disegno di legge non ha altro intento che quello di mettere a disposizione degli operatori delle forze dell’ordine, che ne trarrebbero grande utilità, le risorse che la nonviolenza appronta per gestire situazioni critiche, complesse e conflittuali; per aver piena e costante contezza del dovere del rispetto della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani, e particolarmente dei più fragili, esposti e indifesi; per conoscere e saper utilizzare modalità comunicative e relazionali adeguate alla concreta situazione in cui si interviene.
Con le proposte che qui avanziamo, intendiamo includere tra le attività formative e di addestramento delle forze di polizia attività che forniscano utili risorse ermeneutiche ed operative alle forze dell’ordine, con opportune strumentazioni teorico-pratiche per il rispetto della dignità e dell’incolumità di tutti i cittadini, elementi conoscitivi ed addestrativi che favoriscono la corretta percezione, comprensione e gestione delle modalità comunicative e relazionali in situazioni conflittuali, miglior adeguazione delle prassi d’intervento al dettato costituzionale ed al principio di legalità e di responsabilità, ulteriori garanzie di trasparenza e democrazia in un’attività delicatissima in situazioni complesse e critiche.

Nessuno vuole disarmare i poliziotti, ma solo insegnare come comportarsi in casi in cui prima di arrivare all’uso della violenza si possano provare altre vie. Gli esempi di casi in cui un uso diverso della forza avrebbe, forse, fatto la differenza sono fatti dalla stessa senatrice:

 …casi eclatanti di Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, Carlo Saturno, solo per rimanere a quelli che hanno avuto una maggior risonanza mediatica.

…Più recentemente il movimento NO TAV è quello che più di tutti ha dovuto far i conti con la violenza delle forze dell’ordine in diverse occasioni, ma non solo a loro è toccato tastare con mano la brutalità istituzionale: molti lavoratori e studenti scesi in piazza a manifestare contro la crisi hanno dovuto subire violenti pestaggi e cariche inusitate.

La violenza a mio avviso deve essere sempre l’ultima risorsa. Anche questa è evoluzione. Gli scudi, gli elmetti probabilmente devono esserci, sono un deterrente. Un sistema di difesa necessario. Le armi sono necessarie solo in una piccola parte delle operazioni.  Conoscere altri modi per affrontare situazioni di rischio è un bonus aggiuntivo.

Libero sostiene che con gli strumenti “non violenti” De Petris voglia fare precisi riferimenti:

Che cosa significa polizia nonviolenta? Mahatma Gandhi voleva abolire l’ esercito, ma, bontà sua, riteneva necessaria la presenza di poliziotti per mantenere l’ ordine pubblico. Muniti di divise, sì, ma non di pistole. Le armi, secondo questa teoria, devono essere l’ eccezione assoluta. I disordini di piazza o le minacce dei malintenzionati vanno sedati a mani nude. Con la “collaborazione”.

Nelle parole di De Petris questo riferimento non c’è. Certo che la senatrice intende far riferimento al tipo di addestramento che viene fatto ad esempio dalla polizia britannica.

Cercare facile indignazione a mio avviso non è giornalismo ma politica, di quella un po’ becera. Ma possiamo farci poco. Ci sarà sempre un pubblico per quel modo di fare informazione.

maicolengel at butac punto it
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