Disforia di genere, Cass Review e medici inglesi
Il 17 settembre è apparso sul Fatto Quotidiano un articolo a firma Patrizia Gentilini, dedicato alla delicata tematica della disforia di genere e alle vicende che stanno coinvolgendo la British Medical Association.
Cerchiamo di fare chiarezza
Nell’aprile 2024, commissionato direttamente dall’NHS (National Health Service), The Cass Review ha pubblicato il Final report (a integrazione di quello del febbraio 2022, di cui parleremo tra poco) provvisto di raccomandazioni per lo stesso servizio sanitario nazionale inglese a tema di identità di genere per bambini e ragazzi. Coloro che volessero ripercorrere tutta la vicenda nei suoi tratti essenziali possono far riferimento alla relativa pagina Wikipedia. In questa sede, invece, ci interessa verificare la corrispondenza tra quanto scritto nella testata nostrana da una parte e quanto effettivamente riportato dalle fonti dall’altra.
E’ di questi giorni la notizia che centinaia di medici si stanno dimettendo dalla British Medical Association: il grande sindacato medico si era opposto al divieto del governo inglese di utilizzare bloccanti della pubertà e trattamenti chirurgici per adolescenti con “disforia di genere”.
Così si apre l’articolo del FQ, e già dalla prima riga sorge un problema. Premesso che la BMA è uno storico sindacato inglese le cui origini risalgono al 1832, e che gli attuali membri si aggirano sui 190.000, l’affermazione secondo cui “centinaia di medici” stanno abbandonando l’associazione è priva di fonte, per cui abbiamo dovuto perdere un po’ di tempo per cercarne una: ci teniamo a sottolineare che questa è una vera e propria scorrettezza nei confronti del lettore, che fin troppo spesso viene praticata anche da giornalisti professionisti su svariate testate italiane, mentre qui su BUTAC una redazione di volontari si impegna a fornirle per ogni singola affermazione. Inserire un link è facile – informare, per un giornalista, è doveroso.
Dunque, la fonte dicevamo. Un articolo del Guardian pubblicato il 7 settembre afferma:
The BMA’s position, decided at a council meeting on 17 July, has led to around 1,500 doctors, including former heads of medical royal colleges, signing a letter of protest and some longstanding members resigning.
Vale a dire che 1500 medici hanno firmato una lettera di protesta contro la BMA, mentre “alcuni” membri di lunga data hanno abbandonato l’associazione: come si fa a passare da alcuni a centinaia? Forse nel seguente modo:
Doctors resign from BMA over union’s opposition to Cass review.
Hundreds of members express dismay over organisation’s stance on puberty blockers findingsMedici si dimettono dal BMA in risposta all’opposizione dell’unione alla Cass Review.
Centinaia di membri esprimono sgomento verso la posizione dell’organizzazione sulle scoperte relative ai bloccanti della pubertà.
Così titola un articolo del Telegraph del 26 agosto scorso. Chiaro, no?
La Gentilini prosegue menzionando la “Tavistock”, più propriamente il Gender Identity Development Service, una clinica specializzata nel trattamento di minori affetti da disturbi legati all’identità di genere, tra cui la disforia. E qui ripiovono numeri:
ben 5.000 richieste nel 2021-22 rispetto alle 250 del decennio precedente.
La fonte non è specificata. Ancora una volta, la cara Wikipedia ci viene in soccorso:
In 2009–10, 97 patients were referred to GIDS. By 2015–16, this had increased fourteen-fold to 1,419 and in 2017–18 to 2,519.
Se i pazienti del periodo 2021-2022 siano stati 5.000 non possiamo dirlo con certezza, visto che la fonte di questo dato non viene riferita, ma sicuramente quelli del “decennio precedente” sono stati ben più di 250.
Continuiamo.
Una ispezione governativa sull’attività praticata nella clinica ha portato ad un rapporto in cui si denunciavano “forti criticità” ed un indiscriminato incoraggiamento alla transizione di genere per cui, nella primavera del 2023 la clinica Tavistock è stata chiusa.
Il link porta ad un report di The Cass Review del febbraio 2022 ed è lo stesso che compare nell’articolo del FQ. Visto che l’oggetto della denuncia è riportato tra virgolette, ci siamo sentiti in grado di utilizzare la comoda funzione “trova”, disponibile nella finestra a cascata che si apre cliccando i tre puntini in alto a destra, all’estremità della barra degli indirizzi, per cercare nel documento l’effettiva presenza della dicitura “forti criticità”: siamo stati larghi e abbiamo cercato “critic”. Scopriamo così che il termine “criticism” compare due volte, mentre “critical” tre. In nessuno dei casi essi sono riferibili alle “forti criticità” di cui sopra. Dell'”indiscriminato incoraggiamento”, ça va sans dire, non v’è traccia.
A pagina 45 dello stesso report si legge:
to achieve their desired intervention they need to engage with clinical services and receive a medical diagnosis of gender dysphoria. By the time they are seen in the GIDS clinic, they may feel very certain of their gender identity and be anxious to start hormone treatment as quickly as possible. However, they can then face a period of what can seem like intrusive, repetitive and unnecessary questioning
per ottenere l’intervento desiderato devono passare [i pazienti minorenni n.d.r.] attraverso i servizi della clinica e deve essere loro diagnosticata la disforia di genere. Al momento della visita presso la clinica del GIDS, possono già essere molto sicuri della loro identità di genere e molto ansiosi di iniziare il trattamento ormonale il più presto possibile. Ad ogni modo, potrebbero affrontare un periodo che potrebbe essere vissuto come un interrogatorio intrusivo, ripetitivo e inutile.
Proseguendo la lettura del report da queste righe in avanti, si noteranno tutta una serie di ulteriori rilevazioni che non solo non suonano affatto come un “indiscriminato incoraggiamento”, ma sembrano descrivere una situazione esattamente opposta.
A questo punto ci teniamo a sottolineare una cosa: l’uso di una certa terminologia, atta solo a far penetrare nel lettore (magari emotivamente coinvolto) una visione del mondo che è esclusivamente di chi scrive, non è certo definibile informazione. Quando poi questa creazione di fantasia viene spacciata come causa della reale chiusura di una clinica specializzata, si sta deliberatamente scegliendo di disinformare il lettore.
Come troviamo scritto sul sito dell’NHS,
The Cass Review was commissioned to ensure that children and young people are able to access the best possible support from the NHS […] It will gather evidence to determine how the NHS can provide sustainable models and pathways of care into the future.
The Cass Review è stata commissionata per assicurare a bambini e giovani l’accesso al miglior supporto possibile dall’NHS […] Essa raccoglierà evidenze per determinare come l’NHS può fornire modelli sostenibili e percorsi di cura nel futuro.
Che cosa ha portato alla chiusura della clinica nel maggio scorso, dunque?
Although the clinical team attempt to manage risk on the waiting list by engaging with local services, there is limited capacity and/or capability to respond appropriately to the needs of this group in primary and secondary care. The Review has already referred to this issue as the most pressing priority in its letter to NHS England (Appendix 2), alongside potential risks relating to safeguarding and/or mental health issues, and diagnostic overshadowing.
Nonostante il tentativo del team della clinica di gestire il rischio legato alla lista d’attesa [nel documento si parla di un periodo che può arrivare a due anni n.d.r.] appoggiandosi ai servizi locali, c’è un limite di capacità di risposta appropriato ai bisogni di questi gruppi in cure primaria e secondaria. The Review ha già descritto questo problema come la più pressante delle priorità nella sua lettere all’NHS, accanto ai potenziali rischi correlati alla tutela e/o ai problemi di salute mentale e alla diagnostic overshadowing.
Preso atto delle criticità – quelle reali – descritte nel rapporto, l’NHS ha scritto una lettera alla dottoressa Hilary Cass, a capo del team della Cass Review che da lei prende il nome:
Since receiving your interim report and advice in 2022, the NHS has made considerable progress:
- carefully bringing about the managed closure of the Gender Identity Development Service at the Tavistock and Portman NHS Foundation Trust on 31 March 2024
- establishing two new children and young people’s gender services- the first of up to eight regional centres, based within specialist children’s hospitals, to be commissioned over the next two years.
Dal ricevimento dei suoi report e consigli nel 2022, l’NHS ha fatto notevoli progressi:
- gestione attenta della chiusura del Gender Identity Development Service alla Tavistock and Portman NHS Foundation Trust il 31 marzo 2024
- apertura di due nuovi servizi di genere per bambini e giovani – il primo di otto centri regionali, allocato in un ospedale specialistico per bambini, che saranno commissionati nei prossimi due anni.
Chi volesse leggere la lettera nella sua interezza troverebbe ulteriori progressi oltre ai due qui elencati, assieme a sette obiettivi che l’NHS si propone di raggiungere nel prossimo futuro. Niente di tutto questo viene riportato da Gentilini. Eppure il fatto che per un ospedale attualmente chiuso ne vengano aperti otto in due anni non ci sembra esattamente un dettaglio.
Aggiungiamo un passaggio a pagina 48 del report 2022 particolarmente significativo, in considerazione soprattutto di quanto finora detto in riferimento all’articolo del FQ:
Speaking to current and ex-GIDS staff, we have heard about the pressure on GIDS clinicians, many of whom feel overwhelmed by the numbers of children and young people being referred and who are demoralised by the media coverage of their service.
Parlando con l’attuale ed ex personale GIDS, abbiamo sentito della pressione che gravava sui medici, molti dei quali erano sommersi dai numeri dei bambini e giovani e demoralizzati dalla copertura mediatica riservata ai servizi da loro forniti.
Il grassetto è ovviamente nostro e non crediamo abbia bisogno di chiarimenti.
A questo punto, tenuto conto di quanto già scritto sopra e di quanto sia prezioso il nostro tempo, scegliamo di ignorare criticamente le righe in cui l’OMS viene accusata di “frettolosità”, uso di “linguaggio già preordinato” e di un panel adibito ad affrontare il tema della disforia di genere di “anomala composizione” perché oltre un terzo composto da membri di WPATH: d’altronde, se parliamo di pane, perché mai dovremmo interpellare un fornaio?
Confusione? Irritazione? Carenza di fonti? Prova col benaltrismo:
Con tutti problemi [sic] che affliggono la popolazione infantile, a cominciare dalle stragi in corso, c’è da chiedersi se davvero la transizione di genere rappresenti una priorità.
Ah, giusto, quasi dimenticavo: l’ideologia gender! Perché sì, compare anche lei nell’articolo. Abbiamo scritto così tanto sul tema che potete trovare su BUTAC un’intera categoria a essa dedicata.
Patrizia Gentilini, medico oncologo ed ematologo (a proposito di pane e fornai), conclude il suo articolo parafrasando Publio Cornelio Tacito. Ecco, dato che la fonte non viene indicata, sia mai che uno possa andare a verificarla, e considerato che non siamo riusciti a risalirvi nonostante qualche ricerca specifica, essa si candida ad entrare tra le citazioni e leggende urbane di BUTAC.
RC
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