I droni russi e la disinformazione
Come vediamo succedere spesso, "non possiamo escludere che" quando fa comodo diventa "e quindi è sicuro in contrario" (anche se non lo è affatto)

Ci avete segnalato un articolo di inizio dicembre, o meglio una nota su Substack di Specchio Riflesso. Substack aperto qualche mese fa, che si presenta così ai propri lettori:
Specchio Riflesso offre ai lettori strumenti critici per decifrare la realtà oltre la propaganda mediatica, smascherando narrazioni univoche e manipolative attraverso analisi approfondite, fonti verificate e prospettive trasversali
La nota s’intitola:
La bufala dei droni russi sull’Europa smascherata dal quotidiano olandese Trouw
Il Substack non è altro che l’estensione del profilo X nominato Vladimir Volcic @veritasillusio, nome che avevamo già incrociato su queste pagine sempre nell’ambito della propaganda filorussa. Una nota positiva: non se lo fila nessuno. E difatti a noi non interessa trattare Volcic e la nota su Sbustack (firmata Aurelio Tarquini), ma come sempre cerchiamo di andare alla fonte dei fatti, Tarquini dice che la bufala è stata smascherata da Trouw, noi andiamo a verificare su Trouw.
L’articolo si trova qui, dietro paywall purtroppo, ma è stato pubblicato anche su DroneWatch.eu il giorno dopo, dove è fruibile senza pagare abbonamento alcuno. Ed è qui che iniziano i problemi per la narrazione proposta da Tarquini.
L’analisi di Trouw e DroneWatch è infatti molto più sobria di come viene raccontata su Substack (e su FaroDiRoma, altra testata che ospita gli stessi contenuti e che avevamo già incontrato in precedenza). Non parla di “bufala smascherata”, né di complotti mediatici, né tantomeno di montature orchestrate. Si tratta semplicemente di un’analisi dei presunti avvistamenti di droni avvenuti tra settembre e novembre 2025, basata su notizie di stampa e comunicazioni ufficiali.
I dati sono questi:
- 61 segnalazioni totali in 11 Paesi europei
- In 41 casi non esiste alcuna prova che si trattasse davvero di droni. Di conseguenza, ovviamente, non esiste alcuna prova della loro origine.
- In 14 casi è stato accertato che non si trattava di droni.
Il caso più emblematico è quello dell’aeroporto di Bruxelles-Zaventem, dove l’oggetto filmato e presentato come drone si è rivelato essere un elicottero della polizia in servizio. Tra i casi più curiosi rientrano quelli di Billund (Danimarca) e del sud del Limburgo, dove i presunti droni erano in realtà il pianeta Venere.
Restano poi tre casi certificati come droni russi, tutti in Paesi dell’Europa orientale direttamente coinvolti o confinanti con il conflitto: Polonia, Romania e Moldova. Nessun caso confermato in Europa occidentale.
Il punto chiave, che Tarquini omette o distorce – tipico della malinformazione – è che quei 41 casi non identificati non possono essere usati come prova del contrario. Trouw e DroneWatch non dicono che non erano droni, ma semplicemente che non ci sono elementi sufficienti per stabilire cosa fossero. E questo vale tanto per l’ipotesi russa quanto per qualsiasi altra.
Alla luce di questi dati, il titolo scelto da Tarquini rivela una faziosità molto precisa. Non si tratta di una bufala smascherata: i casi certi di errore esistono, ma sono una minoranza, e quelli confermati come droni russi esistono davvero, seppur limitati all’Europa orientale.
Un titolo corretto, aderente ai fatti, avrebbe potuto essere ad esempio:
Allarmismo ingiustificato in 14 casi di avvistamento droni
Così facendo avrebbero avuto sicuramente ragione. Ma è evidente che lo scopo dell’articolo di Tarquini non era informare, bensì avvelenare il pozzo.
Non credo di poter aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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