Gioia Locati, la malattia x e le elezioni europee

Il nostro Paese sembra non essersi reso ancora conto di quanto la disinformazione venga usata per manipolare le intenzioni di voto

Il 27 marzo 2024 il blog di Gioia Locati, ospitato tutt’ora da Il Giornale, titolava:

Le mire dell’Oms: gestire la salute globale

L’articolo comincia con queste parole:

Perché parliamo già di una nuova pandemia, la X?

E perché dovrebbe dare avvisaglie a breve, la X, se in passato – quando non ci si lavava le mani e si dormiva con le galline – si presentava una pandemia ogni cento anni?

E perché alcuni professori (Ilaria Capua o Fabrizio Pregliasco per citarne due) sono certi del suo imminente arrivo ma non sanno ancora dirci se la X verrà provocata da una zanzara, da una mucca o da un virus respiratorio?

Inframezza con il complotto dell’OMS:

Qui non si tratta di pensar male o immaginare complotti ma di guardarsi intorno. Davanti, per cominciare.

Il 27 maggio l’Oms chiederà a 194 Paesi di votare un Trattato pandemico cui sta lavorando da anni. Qui.

Voteranno i governi, per noi il ministro Orazio Schillaci. Se un Paese dirà no, all’interno del territorio non varranno i diktat dell’Oms. Diktat? Sì perché con l’approvazione del nuovo Trattato, l’Organizzazione mondiale della Sanità diventerebbe a tutti gli effetti un organo governativo, non più solo consultivo. In materia di sanità, vorrebbe decidere in toto, perlomeno questo chiedono i finanziatori privati, Bill Gates in testa.

E conclude con questa considerazione:

Una riflessione: le votazioni europee saranno a giugno perciò sarà più facile per noi elettori “premiare” quei candidati che si saranno pronunciati  sul tema. Insomma, chi chiede il nostro voto per entrare al parlamento europeo, e sarà chiamato a votare gli emendamenti nei prossimi mesi, deve assicurarci almeno la tutela degli italiani. E una pandemia X senza obblighi e lockdown.

Noi abbiamo già trattato sia il tema della pandemia X che quello delle “mire dell’OMS” ma crediamo sia interessante riportare quanto abbiamo già in parte spiegato, perlomeno per confutare l’ennesimo articolo di Gioia Locati.

Andiamo con ordine.

La pandemia X

O meglio la malattia X: pensate il nostro primo articolo che ne parla risale a marzo 2018, ovvero due anni  prima dello scoppio della pandemia da coronavirus. Quindi dare a intendere, come fa Locati, che si tratti di qualcosa che è venuto fuori ora è una sciocchezza. Oltretutto sul sito dell’OMS, fin dal 2018, veniva spiegato chiaramente che con “malattia X” si intende solo un segnaposto, un nome che serve per parlare di un pericolo riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale, comunità di cui Locati a quanto pare non fa parte e di cui non si fida.

La malattia X rappresenta la consapevolezza che una grave epidemia internazionale potrebbe essere causata da un agente patogeno, di cui al momento non si è consapevoli che possa causare malattie umane; pertanto il Progetto di ricerca e sviluppo mira esplicitamente a consentire una preparazione trasversale che sia il più possibile rilevante anche per una “malattia X” sconosciuta.

Il trattato pandemico

Procediamo smentendo anche l’affermazione secondo cui l’OMS vorrebbe diventare l’unico gestore della salute globale decidendo in toto in materia di sanità. Come riportavamo a settembre 2023 infatti l’OMS stessa aveva messo a disposizione tutte le informazioni:

Lo Zero Draft (la bozza iniziale, ndmaicolengel) presentato dall’INB Bureau, sulla base dei progressi compiuti e dei contributi ricevuti durante la terza riunione dell’Organo di negoziazione intergovernativo (INB), fa riferimento a una serie di potenziali principi guida e diritti per il nuovo accordo, compresa l’importanza dei diritti sovrani nazionali e pieno rispetto della dignità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone.

Come con tutti gli strumenti internazionali, qualsiasi nuovo accordo, se e quando raggiunto dagli Stati membri, sarà determinato dagli stessi governi, che intraprenderanno qualsiasi azione tenendo conto delle proprie leggi e regolamenti nazionali.

Gli Stati membri decideranno i termini dell’accordo, compreso se una qualsiasi delle sue disposizioni sarà giuridicamente vincolante per gli Stati membri come questione di diritto internazionale.

Si prevede che tale accordo miri a contribuire a prevenire che future epidemie di malattie che possano compromettere la libertà delle persone di viaggiare, lavorare, cercare istruzione e, soprattutto, condurre una vita sana e priva di malattie evitabili, come richiesto da un altro accordo globale, il Costituzione dell’OMS.

Le elezioni europee

Qui non c’è nulla da smentire ma solo qualcosa da mettere in evidenza. Le elezioni di quest’anno sono molto importanti, al punto che durante l’inverno siamo stati intervistati da ben due gruppi di studenti stranieri sul tema. Studenti a cui i professori avevano dato come compito studiare la disinformazione in Europa e la manipolazione delle intenzioni di voto. Studenti che dovevano cercare siti indipendenti, meglio se fuori dailoro confini, che si occupassero di information disorder, per capire come la disinformazione si stesse facendo strada nelle teste dei cittadini europei alla vigilia delle elezioni. Non abbiamo visto nemmeno un decimo dello stesso impegno in Italia, anche se speriamo che sia solo una nostra personale impressione. Nel nostro Paese in compenso l’inquinamento dei fatti e delle notizie, il costante avvelenamento del pozzo sono ormai pratiche consolidate e abituali, spesso in salsa antieuropeista. Questo, alla vigilia di elezioni così importanti, non può lasciarci indifferenti. Che in Italia esistano tante testate giornalistiche che lasciano spazio a disinformazione di vario genere è un dato di fatto. Per rendersene conto basta sfogliare le pagine del nostro blog per notare quanto giornalismo legato a doppio filo alla disinformazione si faccia in Italia. Come riportiamo in ogni incontro pubblico che facciamo l’information disorder ha un forte impatto su di noi. Come? Ad esempio:

  • Confusione – l’information disorder, causando confusione nel cittadino, rende più difficile prendere decisioni informate.
  • Sfiducia – grazie a questa confusione fatichiamo a fidarci, anche delle istituzioni, a cui in teoria avremmo delegato l’amministrazione della cosa pubblica. La perdita di fiducia nelle istituzioni può causare gravi danni alla cosa pubblica.
  • Polarizzazione – L’information disorder contribuisce alla polarizzazione delle masse, che si mettono sempre più spesso su fronti opposti del dibattito, agguerriti come nemiche, quando invece – specie quando si parla di decisioni che riguardano tutti – il dibattito andrebbe condotto in maniera più pacata e riflessiva.

maicolengel at butac punto it

Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!
Un altro modo per sostenerci è acquistare uno dei libri consigliati sulla nostra pagina Amazon, la trovi qui.

BUTAC vi aspetta anche su Telegram con il canale con tutti gli aggiornamenti e il gruppo di discussione, segnalazione e quattro chiacchiere con la nostra community.