Giustitalia, gli affitti razzisti e omofobi e il giornalismo
Una notizia virale proveniente da una fonte senza nessuna attendibilità
L’estate, come ripetiamo da anni, è quel momento dell’anno in cui le redazioni vanno in vacanza lasciando a presidiare il forte solo qualche manichino. Ma non è che il FQ Magazine durante il resto dell’anno brilli per verifica dei fatti e profondità degli argomenti.
L’articolo che ci avete segnalato, però, oltre a mancare del benché minimo fact-checking, viene da una fonte che avrebbe dovuto allarmare fin da subito anche l’ultimo dei giornalisti.
Ma partiamo dall’inizio. Il titolo dell’articolo:
“Ampia stanza, 500 euro mensili, solo uomini, non omosessuali, non stranieri”: il cartello di affitto omofobo e razzista indigna il Web e non solo
Fa discutere l’annuncio di affitto esposto a Roma nel quartiere Talenti: uno studio legale chiederà azioni e provvedimenti immediati
La stessa notizia viene ripresa da Salvo Sottile su Facebook, da La Repubblica edizione romana, il Corriere edizione di Roma, RTL 102.5 e chissà da quanti altri.
Tutti riportano la notizia con le stesse identiche parole o quasi, a eccezione di pochissime modifiche:
«Ampia stanza, uso esclusivo, 500 euro mensili, solo referenziati, solo uomini, non omosessuali, non stranieri, non cani (sì gatti)»: è il testo di un cartello giallo d’affitto comparso qualche giorno fa in via Luigi Capuana 3, nella zona Talenti di Roma. Allo sdegno dei residenti, si aggiunge ora la segnalazione dello studio di avvocati Giustitalia, che riferisce quanto accaduto a un assistito.
Un mese di trattative
«Claudio, 40 anni di professione massaggiatore, attratto anche dal prezzo, buono per la zona, si è rivolto a noi perché dopo un mese di trattative la casa gli è stata rifiutata quando si è dichiarato gay. Non aveva considerato il diniego espresso nel cartello, e, a contratto quasi fatto, ha abbandonato il precedente domicilio per entrare nella nuova casa. L’accordo è sfumato però quando il locatore, a domanda precisa, ha ottenuto la risposta che non si aspettava: “Sì, sono omosessuale». I legali, che si occupano altre al resto anche di altre fasce vittime spesso di discriminazione, come appunto gay e extracomunitari, annunciano azioni immediate: la rimozione immediata dell’avviso e una richiesta di danno pre-contrattuale, visto che il loro assistito è ora privo di una casa.
Un branco di incapaci della verifica a caccia solo della notizia che genererà più like e click. Perché questo ormai è il giornalismo italiano. Davvero l’unica parola che mi viene da dire è incapaci, perché basterebbe cercare Giustitalia per scoprire che sono noti da anni per questi comunicati stampa – eppure nessuno lo fa.
Perché non è il fatto a cui sono interessati, ma solo la viralità dello stesso. E noi che denunciamo questa gente abbiamo sempre meno visibilità, perché siamo scomodi sia alle testate che un tempo ci linkavano sia alle piattaforme che campano di questa viralità.
Triste, davvero triste quanto il giornalismo italiano sia andato in vacca negli ultimi anni. Anche le testate che parevano nate proprio per arginare il problema della disinformazione ci stanno cascando sempre più spesso. Perché la fuffa paga, i fatti no. Ed è la stessa ragione per cui di associazioni come Giustitalia parliamo quasi solo noi, perché siamo gli unici che se ne infischiano di pestare i piedi alle testate blasonate, non avendo un’agenda da seguire o degli sponsor a cui rispondere.
Se vi domandate perché la notizia non andava data la risposta è semplice: è il comunicato stampa di un’associazione nota per diffondere bufale, e riguarda una notizia che – se fosse vera – non avrebbe un singolo testimone ma centinaia, e arriverebbero non tutti da una singola fonte.
Sarebbe bello vedervi linkare il nostro articoletto sotto ai post dei diffusori di viralità, ma abbiamo la quasi certezza che se ne infischierebbero, come hanno già fatto in passato.
redazione at butac punto it
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