Gli ovetti della Kinder e il lavoro minorile
Premessa, partire con articoli incavolati, denunce e boicottaggi basandosi su un articolo del Sun, tabloid inglese che fine a qualche anno fa era famoso solo ed unicamente per il suo paginone con donnina in topless, è qualcosa di ridicolo per un giornalista serio. Ancor peggio se a sfruttare i suoi “dossier” sono attivisti che così facendo finiscono per disinformare pesantemente.
OVETTI KINDER: DIETRO LE SORPRESE SI NASCONDONO SFRUTTAMENTO E SCHIAVITÙ (FOTO)
Tutta la storia, cavalcata da più testate italiane, si basa sulla denuncia di un non ben definito informatore, che attacca non la Kinder, ma un’azienda esterna a essa, la Prolegis, un sub appaltatore della Romexa SA che fornisce gli ovetti in plastica e le sorpresine da metterci dentro. Le foto del servizio del Sun riprese anche dalle testate italiane ci mostrano una famiglia con dei ciotoloni metallici pieni di pezzi di plastica (elementi delle sorpresine) e i classici ovetti gialli che abbiamo ben conosciuto tutti da bambini (e qualcuno anche da adulto).
Io non so se in UK esistano gli annunci con i “facili lavoretti di assemblaggio da casa”, annunci che nascondono spesso questo genere di sorprese (che siano collanine o sorpresine poco cambia), ma in Italia so con certezza che ce ne sono a centinaia su ogni rivista dedicata al lavoro.
Non c’è nulla di illecito, chiunque può richiedere i kit di montaggio, di solito viene chiesta una piccola cifra iniziale per pagare il kit (in caso che poi uno invece che lavorare si dia alla macchia), si viene pagati una cicca o poco più, ma sono lavori che quasi chiunque può fare, perché non necessitano di conoscenze specifiche. Io ho avuto una fidanzata che quando studiava all’università arrotondava così, la pagavano una cicca, ma alla fine per 4/5 sere alla settimana di lavoro davanti alla TV portava a casa a sufficienza per pagarsi due o tre uscite a cena e qualche extra. Certo che se poi una volta che arriva il kit a casa al lavoro ci metto i miei bimbi il lavoro lo fanno loro, e sicuramente possiamo parlare di sfruttamento, ma da parte dei genitori. Non della Prolegis, o della Romexa SA, tantomeno della Kinder.
Far girare la storia con l’enfasi che ho visto su alcune testate italiane è sciocco, si attacca un’azienda (italiana oltretutto) di grande successo, che dà lavoro a tante persone in Italia e nel mondo. Se ci sono le basi serie per un attacco nulla da eccepire, ma in questo caso siamo nelle sabbie mobili della disinformazione.
Oltretutto su una testata rumena in inglese, Romania Journal, è già uscita una smentita dei fatti da parte della famiglia intervistata dal Sun:
The mother has told the Romanian media that everything is a frame-up. The mother denied the whole story. Timea Jurj said she did not understand everything in English and that the kids do not work 13 hours a day.
She said that many of their answers were changed by the journalists with ‘The Sun’ and that they have promised her husband a job in England. She claims she is very scared and is thinking about possible consequences.
Timea Jurj claims the journalists told her they want to promote the Kinder Eggs and want to find out how they are produced and she fell into their trap. “Nothing is true. It was a frame-up, they told the children to stay in certain positions, they were told to have a photo together with me. You can see in the picture the children are smiling. In no way they worked on the Kinder Eggs or in no way I exploited them. They told me they want to promote the Kinder Eggs, as they are expensive in England and want to find out how they are produced from the beginning to the very end. I fell into their trap.”
Non vi traduco tutto, sarebbe il caso imparaste l’inglese, ma il succo è: il Sun ha teso un tranello alla famiglia rumena dell’articolo. Come spiega la mamma, la richiesta era di fare delle foto in posa che mostrassero come vengono assemblate le sorpresine, nell’ottica di un articolo per un lancio degli ovetti Kinder in UK; i giornalisti avrebbero promesso un lavoro in UK al marito della signora, e avrebbero chiesto che i bambini stessero in quelle esatte pose. Non è vero che lavorano 13 ore al giorno, i bambini non sono schiavi di nessuno.
La Kinder nel frattempo si è mobilitata per le dovute verifiche, ma l’attacca mediatico è comunque partito. Peccato.
maicolengel at butac punto it
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