I migranti scomparsi della Diciotti

Forse è il caso di fare un po’ di chiarezza, perché continuo a vedere tanta disinformazione passata su pagine social e giornali. Gira la storia che dei migranti della Diciotti ne siano spariti svariati (qualche testata parla di 40 persone, altre di 50).

Poco importa il numero esatto, quello che importa sono i fatti.

I migranti che erano nel centro d’accoglienza in attesa di venire smistati alle Caritas sul territorio non sono in stato d’arresto, e neppure di fermo giudiziario. Si tratta di soggetti che sono stati identificati, e che erano solo in attesa di recarsi alle strutture d’assegnazione. Strutture in cui avrebbe proseguito nel suo iter la richiesta d’asilo. Nessuna di queste persone ha divieto di circolazione sul territorio e quello che è successo non è altro che la normalità. Buona parte di chi arriva nel nostro Paese sui barconi lo fa per proseguire il viaggio verso altri lidi, dove magari altri familiari sono già arrivati. Spesso non hanno intenzione di chiedere asilo in Italia e una volta identificati cercano di proseguire il loro viaggio.

Chi sfrutta tutto ciò per dare a intendere che si tratti di pericolosi criminali che cercano di eludere la legge, onestamente, fa parte di quella categoria di soggetti che definiamo avvelenatori di pozzi, poco importa che siano editori, giornalisti o semplici utenti dei social. Mi lascia un filo più inquietato quando ad atteggiarsi così sono politici con cariche istituzionali, che dovrebbero rappresentare tutti i cittadini e non solo le vedute del proprio partito, ma evidentemente in Italia la politica è una cosa da bambini dell’asilo.

Il 7 settembre, 16 di questi migranti sono stati fermati mentre si trovavano da Baobab, associazione romana che si occupa per l’appunto di migranti. Sulla pagina Facebook dell’associazione è stato pubblicato un lungo comunicato di cui vi riporto la prima parte:

OPERAZIONE DI POLIZIA AL PRESIDIO DI PIAZZALE MASLAX: BLINDATI E DIGOS ALLA RICERCA DI DONNE, UOMINI E BAMBINI CHE ERANO SULLA #DICIOTTI

Poco fa, mentre seguivamo le notizie provenienti dallo sgombero di via Raffaele Costi, 4 blindati, un bus e sette macchine della digos, sono arrivate al nostro presidio.

Agenti in tenuta antisommossa hanno caricato di forza 16 ragazzi sul bus mentre questi erano in fila per essere visitati dallo staff sanitario di Medici Senza Frontiere.
La polizia ha confermato di essere alla ricerca dei migranti sbarcati dalla nave Diciotti.
I sedici ragazzi ora sono all’ufficio immigrazione di via Patini insieme ad operatori legali e avvocati che impediranno l’operazione illegale che si vuole mettere in atto: costringerli a tornare al centro di Rocca di Papa.

In tutto questo, ancora non si sa se questi ragazzi erano effettivamente sulla nave, in quanto la polizia ha costretto a far salire sul bus le prime persone che si è trovata davanti.

Sì: donne, uomini, bambini e minori non accompagnati migranti della nave Diciotti sono passati in questi giorni dal campo informale di Baobab Experience.
Non abbiamo niente da nascondere e, come ci ricorda la Caritas, non stiamo parlando né di fuggitivi né di ricercati.
Come i migranti della Diciotti e i tanti salvati in mare, come quelli delle imbarcazioni di fortuna che riescono ad arrivare sulle nostre coste, ne abbiamo incontrati a decine di migliaia negli ultimi tre anni.
Sono migranti “in transito”, l’Italia non è la loro meta ma una tappa del loro viaggio verso il ricongiungimento con parenti e la speranza di una vita migliore. Scappano da guerre, dittature, terrorismo, cambiamenti climatici, fame e povertà; partono a malincuore, sapendo di dover affrontare un viaggio rischioso, fatto di violenza, privazioni, torture e spesso morte.

Sarebbe interessante conoscere le motivazioni del fermo di queste persone, visto appunto che non si tratta di clandestini, ma di persone che sono già state identificate e che sono libere di circolare sul territorio.

Si parla tanto del fatto che non vogliamo che i migranti restino nel nostro Paese: è noto come tanti sbarchino qui solo perché è l’approdo più facile e vicino, ma che è nel loro interesse proseguire il viaggio verso il Nord Europa, perché trattenerli? Perché ostacolare il loro cammino? Se non avranno documenti in regola verranno comunque fermati alla dogana per passare il confine. Ma se riescono a varcarlo non saranno più un problema italiano. Sia chiaro, ritengo che se le cose nel nostro Paese avessero funzionato bene fin dall’inizio oggi non ci troveremmo in questa situazione. Tanti migranti, che magari hanno sentito voci di corridoio su come funzionano le cose in Italia, temono di venire dislocati in centri d’accoglienza lontani da tutto, da cui potranno allontanarsi solo dopo aver sbrigato pratiche burocratiche di una lentezza assurda, quindi pochi hanno il desiderio di rimanere ad aspettare il loro destino. E se vogliono andarsene, e hanno i loro documenti, chi siamo noi per impedirglielo?

Su Il Giornale spiegava padre Francesco Soddu, responsabile della CARITAS:

«Si scappa da uno stato di detenzione e non è questo il caso – spiega – nessuno vuole rimanere in Italia». Per padre Soddu i fuggiaschi «potranno chiedere asilo in Italia o all’estero ricominciando quella procedura che era stata avviata nelle nostre strutture».

Nello stesso articolo vengono riportate, purtroppo, le parole dei sottosegretari al Ministero dell’Interno:

«Si sono già dileguati 50 dei 144 immigrati maggiorenni affidati alla Cei. Tutti così disperati – sottolineano i sottosegretari all’Interno Stefano Candiani e Nicola Molteni – che hanno preferito rinunciare a vitto e alloggio garantiti per andare chissà dove. È l’ennesima prova che chi sbarca in Italia non sempre scappa dalla fame e dalla guerra, nonostante le bugie della sinistra e di chi usa gli immigrati per fare business».

Dico purtroppo perché evidentemente non c’è alcun interesse nel raccontare i fatti, ma solo voglia di fare polemica politica. Il fatto che non siano rimasti nelle strutture affidatarie non dimostra affatto quanto sostengono i due soggetti, dimostrano semmai il desiderio di non restare in Italia, Paese in cui evidentemente si sentono poco graditi – anche grazie a dichiarazioni come quella qui sopra – e che ha ben poco da offrire a chi vuole rifarsi una vita. Magari sono proprio quelli che non vogliono rimanere sulle panchine a non fare niente, pesando sulle casse dello Stato italiano mentre aspettano che qualcuno sbrighi le pratiche per loro, ma vogliono al più presto trovarsi un lavoro e mettersi in regola. Ma evidentemente a chi sostiene tutto e il contrario di tutto non sta bene nemmeno questo, l’importante è riuscire a dare addosso al proprio bersaglio.

Detto ciò nessuno ha mai sostenuto che si scappi solo dalla fame e dalla guerra, più volte anche qui su BUTAC abbiamo spiegato che si scappa da casa propria per mille motivi, ma sicuramente non si intraprende un viaggio pericoloso come quello via mare senza motivazioni sufficienti a rischiare la vita e l’arresto. Non capirlo a mio avviso è grave, specie se rivesti un ruolo istituzionale, pagato dalle tasse di tutti i cittadini, non solo quelli del tuo partito di appartenenza.

Non credo sia necessario aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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