Il Corriere e l’origine della disinformazione

Nuovi indizi tornano a puntare sulla fuga dal laboratorio di Wuhan? Non proprio.

Virus

Il 1 novembre 2022 sul Corriere della Sera, a firma Massimo Gaggi, è apparso un articolo dal titolo:

L’origine del Covid e i nuovi indizi che tornano a puntare sulla fuga dal laboratorio di Wuhan

Il sottotitolo riporta:

L’ipotesi di un virus manipolato nei laboratori e sfuggito per carenza dalle procedure di sicurezza era già circolata nel 2020 (ed era subito stata scartata come illazione), ma è tornata a far discutere nelle ultime settimane

E nelle prime righe dell’articolo stesso rinnova lo stesso mantra:

Il pendolo della ricerca delle cause della diffusione dell’epidemia da coronavirus si muove con sempre più forza verso l’ipotesi della fuga da un laboratorio cinese – con ogni probabilità il Wuhan Institute of Virology – dove si facevano esperimenti di manipolazione dei ceppi virali.

Il grassetto è nostro. Serve a sottolineare l’opinione dell’autore del Corriere. Autore che nel suo articolo spiega che quella forza di cui parla è data da tre elementi:

  1. Il rapporto “intermedio” della componente repubblicana della Commissione Sanità e Istruzione del Senato.
  2. Un saggio di 40 pagine frutto delle ricerche di un’equipe di giornalisti di Vanity Fair e di ProPublica.
  3. Uno studio scientifico pubblicato da tre scienziati – un genetista del Montana, un farmacologo della Duke University e un ginecologo tedesco – secondo i quali la dimostrazione dell’origine non naturale del virus del Covid-19 va ricercata nel mondo in cui sono attaccati i vari segmenti del genoma.

Dei tre punti, solo di uno Gaggi ci fornisce link alla fonte, l’analisi di Vanity Fair. Questo per noi che scriviamo di fact-checking è male, le fonti andrebbero sempre linkate se si vuole aiutare il lettore ad approfondire.

Lo facciamo noi per lui.

Richard Barr (no è Burr)

Ma lo facciamo con un sorriso, perché nel verificare il primo dei tre riferimenti ci siamo accorti che Corriere e Giornale hanno evidentemente copiato dalle stesse fonti, visto che entrambi parlano di Richard Barr, membro repubblicano della Commissione Sanità e Istruzione del Senato degli Stati Uniti. Peccato che si chiami Richard Burr, non Barr, e lo stesso errore fatto da entrambi è molto curioso, sarà un problema di pronuncia, chissà…

Il report di Burr lo trovate qui, ne ha parlato molto chiaramente il New York Times usando questo titolo:

Ovvero: Il rapporto sulle origini del Covid suggerisce che sia sfuggito al laboratorio, ma offre poche nuove prove. Onestamente non c’è altro da aggiungere, Burr è dal 2021 che sostiene la fuga dal laboratorio, senza però aver mai presentato prove sufficienti a sostegno della sua tesi.

Vanity Fair e Pro Publica

Questo dei tre era l’unico già linkato da Gaggi, ed è un rapporto che si basa completamente su traduzioni e analisi fatte da Toy Reid, analista americano che ha sostenuto che il linguaggio burocratico cinese sia pane per i suoi denti. Peccato che subito dopo la pubblicazione del rapporto su Vanity Fair siano piovute le critiche, che hanno esposto quanto invece le traduzioni fatte da Reid presentino problemi, specie di localizzazione temporale: in pratica Reid avrebbe sbagliato i tempi verbali. Questo è stato spiegato bene da Jane Qiu, giornalista divulgatrice pluripemiata, che ha fatto un thread su Twitter spiegando nel dettaglio alcuni degli errori. Ed esiste un articolo del Los Angeles Times che analizza il testo criticandolo ampiamente, questo il titolo:

Column: ProPublica and Vanity Fair are pushing the COVID lab-leak theory, but their exposé is a train wreck

Per chi avesse problemi con l’inglese: il Los Angeles Times definisce il rapporto di Vanity Fair un disastro totale (train wreck)…

Lo studio scientifico

E arriviamo all’unico dei tre punti che perlomeno dovrebbe avere della basi scientifiche, lo potete trovare qui, e la prima cosa di cui vi accorgerete è che si tratta di un pre print, e, come ci ricorda il sito su cui è stato pubblicato:

bioRxiv pubblica molti articoli relativi al COVID19. Un promemoria: non sono stati formalmente sottoposti a revisione paritaria e non dovrebbero guidare il comportamento relativo alla salute o essere riportati dalla stampa come conclusivi.

Curioso che Gaggi non dica mai che si tratta di un pre print che non ha passato finora alcuna verifica dei pari. Onestamente sono mesi che siamo giunti alla conclusione che i pre print non andrebbero presi in considerazione e che sarebbe meglio evitare di fare demistificazione di articoli che citano pre print. In questo caso, per completezza, faremo un’eccezione, ma basandoci su quanto scritto da altri. Gaggi lo cita per ultimo ma il primo firmatario è il ginecologo tedesco, Valentin Bruttel. Su Medical Express esiste un’analisi completa del pre print, fatta da soggetti titolati, analisi che smonta praticamente ogni punto dello studio di Bruttel. L’articolo di Medical Express conclude così (grassetti nostri):

Nelì loro pre print, gli autori presentano analisi statistiche della sequenza del genoma di SARS-CoV-2 da cui concludono un’origine sintetica di SARS-CoV-2. Il preprint è preparato con cura e soddisfa i requisiti scientifici di base, in particolare per quanto riguarda una presentazione solida e trasparente della metodologia utilizzata.

Tuttavia, le analisi presentate nel pre print mostrano notevoli debolezze metodologiche. Di conseguenza, le principali conclusioni degli autori non reggono al controllo scientifico o derivano da un’interpretazione eccessiva delle loro analisi. Contrariamente alle affermazioni formulate nel pre print, il modello dei siti di restrizione trovati nel genoma di SARS-CoV-2 non suggerisce una manipolazione genetica con la probabilità dichiarata.

In sintesi, le analisi presentate nello studio non forniscono prove sufficienti per la conclusione degli autori che SARS-CoV-2 sia di origine sintetica. L’origine di SARS-CoV-2 rimane quindi irrisolta.

Vi riportiamo solo le conclusioni di Medical Express, ma volendo potete leggere tutto quanto da loro scritto a questo link.

Concludendo

L’articolo del Corriere non racconta fatti, ma opinioni, basate, come avete appena letto, su altre opinioni non supportate da dati scientifici sufficienti a dimostrare alcunché. Perché il tutto debba esser presentato dando a intendere al lettore che l’ipotesi sull’origine sintetica del virus si sia rafforzata, sulla base di tre testi che non riportano nulla che la possa rafforzare, ci risulta incomprensibile. Questo modo di fare giornalismo è lo stesso che ha portato gli italiani a diffidare dell’OMS grazie ad articoli, sempre del Corriere, che raccontavano cose che non erano. Perché non si veda una levata di scudi contro questo sistema di informare i lettori è qualcosa che ci risulta davvero incomprensibile.

maicolengel at butac punto it

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