Il covid manager…

...figura mitologica!

Nelle ultime settimane sono sempre di più le testate che hanno parlato di una nuova professione, il “covid manager”. Professione – a quanto pare leggendo i tantissimi articoli pubblicati in merito – necessaria in quest’era pandemica. In realtà già ieri notte Maria Stella Gelmini, ministra degli affari regionali, a Domenica In ha spiegato che in realtà trattasi di figura mitologica di cui hanno parlato solo i giornali. Così riporta infatti Adnkronos:

“Il weeding sembra un settore minoritario ma non lo è, un milione di persone lavorano attorno a questi eventi. Dal 15 giugno ci si può sposare e si può festeggiare. Si voleva anticipare ulteriormente, ma questo non è stato possibile. Si potranno fare cerimonie con il green pass, non ci sarà il covid manager

La prima cosa che vorrei dire è che trovo vergognoso che non ci sia una pagina intera sul sito del parlamento che spiega che TUTTI i giornali italiani hanno pubblicato una bufala. Avessimo il coraggio di smentirli così e non con un’intervista a Domenica In forse le testate (tutte) imparerebbero qualcosa dai loro errori. Perché vedete, è molto probabile che la notizia sia arrivata da un comunicato stampa, lo stesso arrivato a tutti, che nessuno abbia fatto la benché minima verifica e che tutti abbiano somaramente pubblicato il contenuto della comunicazione.

Il comunicato, però, è evidente che sia arrivato da una fonte evidentemente poco affidabile che andrebbe in qualche modo denunciata per la sua scarsa affidabilità. Perché vedete, non c’è nessuna richiesta di un covid manager, è una figura in più, o meglio è una figura già esistente da ben prima della pandemia. Sì, perché la figura a cui si sta facendo riferimento non è altro che il datore di lavoro, o un soggetto identificato dallo stesso datore, che funziona come referente unico per il rispetto delle misure di sicurezza e la coordinazione dei lavoratori, una figura già prevista dal decreto legislativo del 9 aprile 2008.

I primi a contribuire all’errore sono stati gli amministratori della Regione Veneto nello stendere il testo, pubblicato ad aprile 2020, per la riapertura in sicurezza delle attività lavorative. È li che compare per la prima volta la figura del covid manager. ma almeno all’epoca era specificato abbastanza bene che non si trattava di una figura aggiuntiva:

Premesso che anche per l’attuazione delle misure di prevenzione dal contagio da SARS-CoV-2 negli ambienti di lavoro rimangono confermati ruoli e responsabilità previsti dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, per ogni azienda potrà essere individuato dal datore di lavoro un referente unico (“COVID Manager”), con funzioni di coordinatore per l’attuazione delle misure di prevenzione e controllo e con funzioni di punto di contatto per le strutture del Sistema Sanitario Regionale. Tale referente deve essere individuato tra i soggetti componenti la rete aziendale della prevenzione ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, verosimilmente nella figura del Datore di Lavoro stesso (soprattutto per le micro- e piccole aziende) o del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), o comunque tra i soggetti aventi poteri organizzativi e direzionali. Rimane confermata in capo a dirigenti e preposti di ciascuna organizzazione aziendale, in sinergia con il comitato previsto dal protocollo nazionale di regolamentazione, la vigilanza e la sorveglianza dell’attuazione delle misure di prevenzione, sulla base dei compiti e delle attribuzioni di ciascuno come ripartiti dal datore di lavoro.

La regione Veneto nel definire il soggetto “covid manager” spiegava che ogni azienda può dotarsi di un referente unico, non che ogni azienda deve dotarsene.

Ovviamente nel Paese dei furbetti le agenzie di formazione hanno cavalcato la cosa proponendo corsi di formazione per “covid manager”, perché figuriamoci se nel nostro paese qualcuno perde l’occasione di monetizzare. Ma sono corsi assolutamente inutili, come già spiegava la ministra, quella del tunnel tra il Gran Sasso e il Cern…

La cosa però più interessante la si scopre leggendo alcuni articoli, come quello del Sole 24 Ore che citava il covid manager:

Con la ripartenza del settore wedding il 15 giugno, il Comitato Tecnico Scientifico si pronuncerà a breve sui nuovi protocolli per il settore, anche alla luce dell’entrata in vigore del ‘green pass‘ obbligatorio per l’accesso al locale. Fermo restando l’utilizzo di mascherine e il distanziamento tra le persone e tra i tavoli, l’ipotesi più probabile sarà quella di non limitare il numero degli invitati nei ricevimenti all’aperto e di stabilire una quota massima solo per i locali al chiuso. Al vaglio del Cts anche il documento delle organizzazioni del settore che propongono, tra l’altro, l’istituzione di un ‘covid manager’ ogni 50 ospiti, l’esenzione dalla mascherina quando c’è il distanziamento e nuove modalità di servizio, con buffet a monoporzione.

Quindi, secondo il Sole sarebbero le stesse organizzazioni del settore wedding ad aver pensato a questa ulteriore figura, eccerto, tanto pagano gli sposi.

Io davvero mi vergogno ogni giorno di più di vivere in questa repubblica delle banane.

Non credo di dover aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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