Un italiano su due pronto ad arruolarsi?
Eppure i numeri riportati non tornano affatto...

Il 20 giugno 2025 Quotidiano Nazionale ha titolato:
Sondaggio: quasi un italiano su due pronto ad arruolarsi in caso di necessità. Cresce la fiducia in Crosetto
…un sondaggio commissionato all’Istituto Piepoli che ha lavorato in stretto contatto con Ucom Difesa, struttura organizzativa interna al Ministero che svolge funzioni di coordinamento e controllo delle operazioni militari, delle attività di intelligence e della sicurezza nazionale.
L’indagine è stata realizzata attraverso 500 interviste ad un campione rappresentativo della popolazione (maschi e femmine) dai 18 anni in su, distribuito per età e aree di appartenenza.
L’articolo è dietro paywall, ma ANSA ne riassume i numeri:
Il 75% degli intervistati dichiara infatti di essere molto legato al proprio Paese, anche se è un sentimento più diffuso tra i meno giovani (67% 18-34 anni; 70% 35-54 anni; 85% 55 anni e più). E la propensione a sacrificarsi per l’Italia? C’è, ma è decisamente più diffusa per disastri naturali (72%) e pandemie (65%) che per guerre (30%). I sacrifici a cui sono disponibili i nostri concittadini sono principalmente legati a un cambio di abitudini (67%), in pochi rinuncerebbero a parte del reddito (29%), ma buona parte (48%) è disposta ad abdicare temporaneamente alle libertà personali per necessità. Un altro sentimento registrato dal sondaggio è che il 75% dei cittadini avverte un solido legame con il proprio Paese: il 34% ‘molto’ e il 41% ‘abbastanza’.
Il che ci porta a dire che il titolo è completamente sbagliato, perché se su 500 persone intervistate solo il 30% è disposto a sacrificarsi per il Paese significa che sono 150 persone, non 250. Non ci è chiaro pertanto il titolo di QN o di ANSA, ma nemmeno quello di altre testate. AGI ad esempio dice che:
Il 44% degli italiani è pronto ad arruolarsi
Ma i dati che riportano sono gli stessi di prima: da dove viene quel 44% se l’analisi parla di un 30%? I numeri non sono opinioni. Purtroppo al momento sul sito dell’Istituto Piepoli non ci risulta essere stato pubblicato questo sondaggio, quindi dobbiamo rifarci ai numeri citati da QN che per primo pare aver dato la notizia. Se i numeri sono quelli, i titoli scelti sono sbagliati; se i numeri sono sbagliati allora sono gli articoli a necessitare di correzioni. Quello che è certo è che c’è un problema di fondo. Oltretutto, i dati ci raccontano che mentre l’80% darebbe la vita per la famiglia, solo il 29% lo farebbe per il Paese. Incongruenze, errori – magari dovuti a un comunicato stampa del Ministero scritto male – non sta a noi dirlo, non possiamo farlo, starebbe a Crosetto e al suo Ministero fare chiarezza, ma non resteremo col fiato sospeso in attesa. Hanno probabilmente altre cose da fare.
La domanda che ci sorge spontanea però è una: ma i giornalisti che hanno scritto gli articoli per queste testate non hanno notato le incongruenze? Perché non le hanno evidenziate? Perché hanno scelto tritoli trionfalistici invece che raccontare i numeri per come riportati?
Domande che come sempre resteranno senza risposta.
maicolengel at butac punto it
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