Izium: menare il complotto per l’aia

Destruttrurare la retorica contro-informativa fine a sé stessa: uno sguardo critico alla versione russa dei fatti, e alle sue falle

Riassunto a punti per chi “eh ma tutto sto articolo per dire alla fine che è una balla”:

  • Secondo l’Antidiplomatico (articolo a firma Marinella Mondaini) la foto pubblicata da A. B. Yermak, capo dell’ufficio di Zelensky, che mostra le tombe della famiglia Stolpakov uccisa dai russi dimostrerebbe in realtà che le sepolture di massa ad Izium, come già quelle ritrovate a Bucha, siano in realtà un falso: il 9 marzo, quando quella famiglia fu sterminata, i russi secondo la nostra autrice non erano ancora ad Izium.
  • In realtà, la didascalia alla foto non parla affatto di “torture”, ma solo di una famiglia uccisa dai Russi, senza fornire ulteriori specifiche.
  • I Russi hanno iniziato a bombardare Izium fin dalle prime settimane, e i bombardamenti sono stati particolarmente pesanti proprio nelle prime settimane di marzo, quando Amnesty International ha pubblicato un lungo reportage sulla drammatica situazione nella cittadina. I sopravvissuti, ormai fuggiti, raccontano di edifici civili colpiti, persone intrappolate nelle cantine e nelle case, assenza di acqua, luce e copertura telefonica.
  • Sono poi le stesse fonti russe a contraddire la versione dell’Antidiplomatico, che per il resto ripropone la versione ufficiale già avanzata dal Cremlino: i media vicini a Mosca annunciavano trionfalmente che Izium era già caduta nelle mani russe il 7 marzo, quando invece i “bugiardi” Ucraini dicevano che non era vero.
  • Sia Yermak che l’Antidiplomatico giocano sulla voluta ambiguità della foto, l’uno per far intendere che quella famiglia sia stata uccisa a sangue freddo, l’altro – evitando di tradurre il testo che accompagna l’immagine – ne approfitta per parlare di una montatura.
  • La famiglia probabilmente morì in seguito a un bombardamento, e infatti la sepoltura appare frettolosa ma curata, con tanto di croci e di targhe commemorative.
  • Le altre croci, quelle delle fosse comuni, sono semplici pezzi di legno. Le foto satellitari Maxxar mostrano chiaramente che, ai margini di un cimitero più vecchio, siano state scavate tombe in maniera frettolosa durante il periodo di occupazione russo.
  • In definitiva, l’articolo dell’Antidiplomatico non offre nessuna prova valida a sostegno che le sepolture di massa a Izium siano una montatura. Nel disperato tentativo di confondere le acque, il giornale finisce anzi per mostrare le bufale della propaganda ufficiale russa.

Lo sproloquio, quello lungo, per temerari ed appassionati

L’Antidiplomatico non è tendenzioso. Sarà pure fatto coi piedi, prevedibile, mal scritto e tendenzioso, ma di certo non arriva mai in ritardo. Il pezzo a firma di Marinella Mondaini si dimostra fin da subito un esercizio di retorica piuttosto banale e senza nessun elemento di originalità. Il tono è triviale, a tratti infantile, come emerge fin dal titolo: Izium. La “Bucha” 2 e la gaffe del capo ufficio di Zelensky.

E’ da giovedì sera che i politicanti e i mass media ucraini e occidentali stanno attivamente promuovendo la “Bucha -2”, operazione mediatica costruita sulle “fosse comuni delle vittime dell’occupazione russa” che il governo ucraino avrebbe scoperto a Izjum.

I servizi segreti britannici e statunitensi, che guidano il governo di Kiev, agiscono secondo lo stesso manuale: chiamano i giornalisti ‘giusti’ e le telecamere occidentali che sono pronte a coprire un’altra invenzione secondo lo scenario dei neonazisti.

I virgolettati e i dispregiativi mostrano subito che l’autrice è decisa non a offrire una seria disamina sulla faccenda, ma piuttosto a offrire ai suoi lettori e lettrici uno sfottò fine a se stesso. Il linguaggio è pensato per essere “virale”, facilmente riproducibile da chiunque.

Il tutto riprende, in maniera banale e un po’ goffa, la propaganda del Cremlino. Un video di France 24 del 22 settembre risponde in effetti alle medesime accuse che troviamo su l’Antidiplomatico, segno che o la contro-informazione ricicla le stesse idee di volta in volta, o che qualcuno, da qualche parte, fornisce un’imbeccata a riguardo. Non sia mai che gli spiriti critici inizino a pensare troppo con la loro testa, poi sì che si fanno pasticci!

Poco importa che siano già stati spesi fiumi di inchiostro per dire che no, non c’è nessuna lunga mano americana dietro Kiev, o che, sebbene l’estrema destra in Ucraina sia problematicamente forte, non c’è assolutamente un governo “neonazista” a Kiev. L’Inghilterra viene aggiunta come un bonus fedeltà, come nelle promozioni al supermercato, senza un motivo ben preciso. Forse perché James Bond era una spia per sua maestà, forse perché la morte della regina ha riportato Londra al centro dei notiziari nazionali.

Queste affermazioni gravissime non sono ovviamente supportate da nessuna prova e di nuovo l’autrice confida che chi legge abbia sentito o letto qua e là voci simili. Non mancherà chi, ad esempio, finirà per menzionare nei commenti i terribilissimi (e inesistenti) laboratori americani per la guerra batteriologica in Ucraina, la famosissima (ed ampiamente incompresa) telefonata della Nuland durante i fatti di Euromaidan (riferendosi ai fatti come al “colpo di stato”) e magari, perché tutto fa brodo, i (questi sì temibili) legami tra politica e milizie neonaziste. Milizie che però, come dicevamo anche qui, hanno tra i propri ispiratori e ideologhi personalità legate alla Russia di Putin e non certo a Washington. Questi castelli di bufale, solidi solo per chi vuole crederci, tradiscono intenti propagandistici precisi, e anche in questo caso la regia è ben chiara: la Russia, che in realtà è un non provocato aggressore in questo conflitto, sta in realtà battendosi contro l’intera NATO e i suoi ordini di poteri occulti non per la libertà dei russi, ma per quella di noi tutti.

L’attacco più importante riguarda in effetti “i media occidentali”, accusati in generale di essere imparziali, stupidi o apertamente corrotti e proni a una linea politica da seguire. Inutile dire che nulla di tutto ciò esiste: non esiste un’autorità capace di imporre un controllo simile sui “media del mondo occidentale”, la stampa rimane fondamentalmente libera e competitiva. La statistica sulla libertà di stampa in Italia (quella offerta da RSF che ci vede ad un tristissimo 55esimo posto nel 2022) viene spesso citata come prova del fatto che la stampa da noi non è libera. Ma è questo “noi” che stupisce, perché la Francia è al 26esimo posto, i Paesi scandinavi (Svezia, Danimarca, Norvegia) dominano il podio, la Germania è al 16esimo, l’Inghilterra al 24esimo e gli Stati Uniti al 42esimo. (E dopotutto basta andare a indagare le motivazioni date da RSF per scoprire che le minacce ai giornalisti da parte della criminalità organizzata sono un elemento fondamentale per comprendere la nostra posizione in quella classifica.) Non è raro trovare giornali che seguano linee completamente differenti negli Stati occidentali, media impegnati in una feroce competizione per gli scoop. Del resto, L’Antidiplomatico è una testata regolarmente riconosciuta, e nessuno impedisce a L’Antidiplomatico di “lavorare”. La Russia troneggia fieramente al 155esimo posto della classifica di RSF, praticamente in fondo (l’ultimo posto è il 180esimo). I pochi giornali indipendenti e ostili alla linea governativa hanno chiuso o, come Meduza, hanno spostato altrove la propria sede. Ma Marinella Mondaini, come altri contro informatori, non ha davvero nessun vantaggio ad argomentare le pesanti accuse, perché è assai più efficace e semplice rivolgersi direttamente a quel pubblico che è già arroccato sulle sue posizioni e pregiudizi.

L’autrice è però una vecchia conoscenza di BUTAC, che già ne parlava a marzo, e sfoggia un profilo apertamente filo-russo e intriso per una manifesta nostalgia per l’Unione Sovietica. Insomma, non esattamente super partes.

Finite le necessarie premesse, si arriva finalmente all’argomentazione vera e propria.

Al pubblico occidentale presentano queste “fosse comuni” come tombe segrete di persone che gli “invasori russi” avrebbero portato da qualche parte nella foresta, torturato e fucilato, e poi le avrebbero seppellite nella natura selvaggia in modo che nessuno le trovasse .Ma in realtà, tutte questo si è svolto sotto le telecamere di fotografi ucraini in un vecchio cimitero alla periferia nord-occidentale di Izjum, o, per essere precisi, vicino al quartiere di Peski. (…). Questo cimitero si è sempre potuto visitare, non è certo un luogo segreto “nel bosco di fosse comuni”, come cercano di far passare.

Non è chiaro chi abbia cercato di far passare il posto come “segreto”. Nessuno dei giornali italiani che ho letto (Il Post, Repubblica, Il Corriere, Il Giornale, Fanpage) parla di luogo segreto. «Era normale scegliessero il bosco», dice un uomo con la maglietta della Marina russa, che ha perso la moglie: qualche metro in là c’è il cimitero del paese, indica, e i morti d’Izyum si sono sempre messi qua. – scrivono ne “Il Corriere”. Il luogo sembra essere noto come “cimitero della foresta”, o “Pishanke“, o ancora “cimitero Shakespeare” perché è alla fine di una via dedicata al famoso bardo inglese. Nessuno ha quindi mai detto si trovasse in un luogo segreto, né che accolga unicamente vittime del conflitto.

(…) è talmente vecchio che vi sono sepolti pure due piloti sovietici, morti in questi posti nel 1942.

Non si capisce bene quale sia il senso di questa frase, sembra quasi intendere che ci siano solo sepolture “vecchie”. Per quanto sia possibile che lì si trovino soldati morti durante la Seconda Guerra Mondiale, non ho trovato informazioni a riguardo. Sembra tuttavia un aneddoto inteso a confermare che la regione appartenga al popolo russo, che già qui aveva sparso sangue per fermare i nazisti nel XX secolo.

E ora arriviamo al punto centrale della “argomentazione”:

Come prova del “ritrovamento delle fosse comuni” a Izjum, il capo dell’ufficio del presidente dell’Ucraina, Andrej Ermak, ha pubblicato due fotografie, che ritraggono le tombe della famiglia Stolpakov, “torturata e uccisa dai terroristi russi”. Ma la sfortuna vuole che a giudicare dalla data di morte scritta, la famiglia sarebbe deceduta il 9 marzo 2022, cioè quando Izjum era controllata dagli ucraini! La Russia ha preso il controllo di questa città il 1 aprile, quindi questi abitanti di Izjum si suppone, non conoscendo le reali cause della loro morte, che siano stati “torturati e uccisi” dagli ucraini, non dagli “occupanti russi”!

La contro-informata Mondaini qua pasticcia, distorce e finge di non sapere, o di non capire. Cerchiamo di ricostruire noi, allora. L’articolo è corredato da uno screenshot volutamente non tradotto di un tweet di Ermak (o Yermak) in cui il capo dell’ufficio di Zelensky condivide la foto di tre croci che indicano dove una famiglia, sterminata interamente il 9 marzo, è stata seppellita. E questo dovrebbe smascherare il terribile complotto, ci dice l’autrice, perché città fu presa dai russi solo il primo aprile, e se ne deduce quindi che questa tomba nasconda in realtà una famiglia giustiziata dagli ucraini stessi.

Il tweet di Yermak con le tombe della famiglia Stolpakov uccisa dai russi

L’autrice ci ha detto più volte che il luogo non era assolutamente segreto, quindi perché gli ucraini avrebbero dovuto prendersi la briga di uccidere dei loro civili per poi seppellirli in piena vista, con tanto di date che li accusano, in un luogo noto a tutti? Non ci è dato saperlo. Inoltre, i russi vantavano di aver conquistato la città già il 7 marzo attraverso i soliti media particolarmente vicini al regime, tanto da titolare “Presa di Izyum: cosa dà alla Russia il controllo di questa importante città ucraina”. “L’esercito russo ha ottenuto una vittoria molto importante nell’Ucraina orientale. Izyum, tenuta dall’81ª Brigata d’assalto aviotrasportata indipendente delle Forze armate ucraine, è stata presa. Le unità ucraine sono state sconfitte e l’insediamento stesso è stato quasi sgomberato” chiosava lo stesso articolo.

Mondaini ci offre un convincente esempio di debunking inconsapevole: bisogna ammettere o che la splendida vittoria russa di inizio marzo fosse una panzana bella e buona, o che i soldati russi erano già in grado di commettere le loro atrocità le prime settimane del mese.

Tutto questo scricchiolante impianto argomentativo si basa però su una mala traduzione del tweet di Yermak, tweet che è accuratamente proposto come screenshot in modo che non sia facile da tradurre (ho dovuto in effetti chiedere aiuto a Tatiana, che ringrazio, una collega ucraina venuta a lavorare nella mia stessa università prima che la guerra scoppiasse).

Yermak non dice che la famiglia Stolpakov è stata “torturata”, ma solo uccisa. Possiamo ammettere che il capo dell’ufficio di Zelensky qua abbia a sua volta giocato con i detti e i non detti, facendo intendere cose che non sono. La foto è stata scelta chiaramente per il suo impatto emotivo e perché, pur risultando psicologicamente forte, non mostra cadaveri e mutilazioni che potrebbero impedirne la diffusione sui canali social.

Si noti anche che le tombe scavate nel bosco sono marcate solo da numeri, non indicano i nomi e l’età di chi vi giace, come invece in questo caso. La famiglia Stolpakov è molto probabilmente morta sotto i bombardamenti che l’esercito russo ha scatenato sulla città fin da inizio marzo.

Croci della famiglia Stolpakov con la data di morte messa in evidenza

I giornali evidenziano spesso il punto, e del resto sia l’OSCE (qua il documento con i crimini di guerra documentati prima dell’estate: i bombardamenti sui civili ad Izium sono menzionati in riferimento al reportage di Amnesty International) che Amnesty International (qua il reportage circa i bombardamenti russi sui civili ad Izium) avevano raccontato dei pesanti bombardamenti su Izium già a marzo 2022, descrivendo uno schema strategico che ricorre spesso in questa guerra e sottolineando le condizioni critiche delle popolazione. Rimane il fatto che le prove delle atrocità russe a Izium sono altre, non i tweet di Yermak. I primi a confermare l’esistenza delle sepolture di massa sono stati dei giornalisti dell’Associated Press, chiamati proprio ad accertare quanto affermato dal governo ucraino.

Sono arrivati poi altri giornalisti. L’evoluzione dei titoli di Reuters in questo caso è interessante: al 16 settembre i titoli erano sulla linea del “l’Ucraina dice che sono state ritrovate sepolture di massa”, “sono state viste 200 croci vicino ad Izium”, ed è solo circa una settimana dopo che le Nazioni Unite iniziano ufficialmente ad investigare su Izium e, allo stesso tempo, confermano che la Russia ha fino a ora compiuto molteplici crimini di guerra, anche se bisogna per correttezza sottolineare che le fosse scoperte ad Izium non rientrano nel rapporto stilato, essendo le indagini ancora in corso.

Foreign Policy offre un report più dettagliato rispetto ad altre testate. Come sottolineato da Il Giornale nella sua rubrica Inside Over (che in altri casi ha dato ampio credito alle posizioni dei separatisti, articolo questo che meriterebbe un approfondimento, perché la versione di Micalessin non corrisponde perfettamente a quanto noto da altre fonti, dagli studi dell’ISW, dalle inchieste di Meduza, all’uso consapevole di artiglieria su obiettivi civili), non è sempre chiaro nei media quale sia la reale situazione: non si tratta in effetti di una gigantesca, unica, enorme fossa comune, ma di centinaia di sepolture individuali e di una fossa che accoglie circa 17 corpi. Persino Il Giornale appunto, una testata che non si affretta particolarmente ad allinearsi con le posizioni di un atlantismo intransigente, deve ammettere, in toni piuttosto duri, quanto successo ad Izium.

Come già nel caso di Bucha, le foto satellitari, messe a disposizione dalla Maxar, non confermano la tesi proposta dal Cremlino: nelle due foto pubblicate il 17 settembre si nota chiaramente come la superficie del cimitero Pishenke sia stata modificata nei mesi dell’occupazione russa, con molte tombe scavate di fresco.

Foto satellitari del “Cimitero della Foresta” ad Izium messe a disposizione da Maxar : Marzo 2022 e Agosto 2022.
Le tombe scavate nel periodo di occupazione russa sono particolarmente evidenti.

Dopo non aver dimostrato assolutamente nulla, la parte finale torna sulla retorica più basica:

Kiev ha comunque continuato a bombardare Izjum, sicché in questo cimitero hanno continuato a seppellire i civili, che morivano sotto gli attacchi dei provocatori ucraini. E lì hanno sepolto i soldati dell’esercito ucraino, rimasti uccisi in battaglia e anche un pilota ucraino, il maggiore Kovalenko, il cui aereo è stato abbattuto il 10 aprile (…) l’Occidente incolpa la Russia di aver dato degna sepoltura ai nemici! Ma avrebbero dovuto fare come gli ucraini fanno con i propri soldati, che li lasciano nei fossi in balia dei cani?

Come prima, la retorica elementare serve proprio ad aizzare lo sdegno e a distrarre, perché lascia intendere che la situazione sul campo sia molto più drammatica per gli ucraini, quando invece è ormai chiaro che è l’esercito russo a perdere terreno, tanto da costringere la Federazione a richiamare i riservisti.

Alcune delle sepolture accolgono i corpi di militari ucraini, questo è vero, ma non sono (solo) soldati uccisi in azione: appaiono in certi casi con le mani legate, giustiziati e seppelliti frettolosamente. Come già in altre sedi fu necessario ricordare, si invita a leggere il testo integrale della Convenzione di Ginevra: uccidere un prigioniero non è mai permesso, costituisce sempre una violazione di quei codici che la Russia stessa ha sottoscritto.

Ed ecco, per finire, come Mondaini spiega questo ennesimo complotto (come se ce ne fosse davvero bisogno):

Ma per l’Occidente, la telenovela delle “atrocità russe” deve servire in questo momento a “riscaldare” gli europei che già sentono il freddo, a distogliere la loro attenzione dagli enormi problemi che i politici occidentali hanno causato da soli e per mascherare i propri errori usano lo spauracchio del nemico perenne: la Russia.

Non ci si poteva aspettare qualcosa di nuovo sul finale considerando che l’intero articolo non brilla certo per originalità. Tornano i temi che abbiamo già visto ed il linguaggio da sfottò infantile. Ancora una volta, le accuse sono vaghe, non circostanziate, sbagliate e non argomentate, ma servono a Marinella Mondaini per continuare la narrazione proposta dal Cremlino.

Lorenzo F. G. Boragno

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