L’indipendente e le sanzioni europee alla Russia

Il rapporto pubblicato sul sito della Banca d'Italia non ha come scopo il certificare l'effetto delle sanzioni, dare a intendere diversamente è sbagliato

ARTICOLO AGGIORNATO CON ALCUNE CORREZIONI

Dopo la pubblicazione dell’articolo che segue sono state fatte alcune osservazioni allo stesso, osservazioni che sono state viste e prese in considerazione dall’autore del pezzo che ci ha inviato due aggiunte che abbiamo messo a fine articolo.


Quanto segue non è farina del nostro sacco, ma di uno dei nostri lettori, che con questo post scriptum ci ha inviato l’articolo che leggete qui di seguito:

PER LA REDAZIONE DI BUTAC: grazie del lavoro che fate, ho scritto questo articolo per facilitare il vostro già pesante lavoro, sentitevi comunque liberi, ovviamente (e questo “ovviamente” è serio) di modificare qualsiasi parte riteniate problematica o non esaustiva, come anche di non pubblicarlo.

Noi ci siamo limitati a verificare quanto diceva, e a piccole modifiche che non cambiano il senso di quanto riportato. Ringraziamo di cuore RC per l’aiuto, avere lettori così è sempre una grandissima gioia.


Il 20 novembre scorso è stato pubblicato un articolo su L’Indipendente a firma di Giorgia Audiello.

La tesi sostenuta l’abbiamo sentita fin troppe volte: le sanzioni hanno danneggiato più l’UE che la Russia.
Nell’articolo si parla di uno “studio di Banca d’Italia” che al secondo paragrafo diventa magicamente “Bankitalia”, probabilmente perché lo studio in questione è scritto in inglese ed è plausibile pensare, per così dire, a un copia e incolla finito male.
Aprendo il link fornito dalla giornalista (che perlomeno lo ha inserito, facilitando la verifica di quanto scrivo) si può leggere, nella pagina precedente all’Abstract:
“The papers published in the Temi di discussione series describe preliminary results and are made available to the public to encourage discussion and elicit comments.
The views expressed in the articles are those of the authors and do not involve the responsibility of the Bank
Visitando la pagina Temi di discussione si legge alle prime righe che i cosiddetti “working papers“, come lo è quello citato da L’Indipendente, hanno lo scopo di:
  “contribuire al dibattito scientifico… nella prospettiva di un’eventuale pubblicazione in riviste accademiche.”
Si sta quindi parlando di uno studio che, pur essendo pubblico – vale a dire accessibile a tutti – non è però stato pubblicato in alcuna rivista di settore. Il suo solo scopo è piuttosto quello di “incoraggiare la discussione accademica“. Per quanto riguarda la seconda frase sopra citata, credo di poter dire (ma questo è soltanto un mio parere) che essa sia di agevole interpretazione anche per chi di inglese non si intende, ma inserisco comunque la traduzione:
  “Le posizioni espresse nell’articolo sono quelle degli autori e non comportano la responsabilità della Banca.”
Quindi la giornalista prosegue aggiungendo che:
  “le sanzioni non hanno sortito gli effetti per i quali erano state pensate – ossia fermare la guerra e far fallire l’economia russa – e dati per certi dai politici e dai media europei”

Qui siamo di fronte alla più spudorata applicazione della tecnica dell’ “argomento fantoccio”, una fallacia logica che consiste nel confutare un argomento proponendone una rappresentazione errata o distorta. Da notare  che lo studio citato dalla giornalista non propone mai un bilancio delle perdite europee e di quelle russe. L’obiettivo che i suoi autori, Piergiorgio Alessandri e Andrea Gazzani, si sono proposti è ben sintetizzato nella domanda:

“How do shifts in the supply of natural gas affect output and inflation?”

“In che modo le variazioni nella fornitura di gas naturale influenzano la produzione e l’inflazione?”

Questo è il quesito che i due economisti pongono fin dalla prima riga dell’Abstract (piuttosto facile da individuare visivamente, oltre che da comprendere). La risposta alla quale giungono non serve peraltro a mettere la parola fine all’argomento trattato, ma, come scrivono loro stessi,

“to encourage discussion and elicit comments”

“a incoraggiare la discussione e stimolare commenti”

Per chiudere, dopo aver definito la Germania come lo “Stato teutonico” (ancora non riesco a smettere di ridere, scusate), Audiello ci informa che l’economia russa è ad oggi in buona salute,
…non solo, infatti, i principali indici economici russi segnano risultati positivi, ma proprio oggi il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha affermato che nonostante «il peso senza precedenti delle sanzioni», la Russia è riuscita a stabilizzare la situazione e raggiungere «persino una traiettoria di crescita» grazie alla mobilitazione di risorse, alle sagge decisioni della dirigenza politica e al lavoro del governo…
La frase si commenta da sé, soprattutto in chiusura. Voglio comunque far notare come Audiello proceda ad un vero e proprio elogio delle “sagge decisioni” di quella “dirigenza politica” che ha proceduto alla “mobilitazione di risorse” umane portando alla morte di circa 50’000 cittadini russi (senza contare i feriti) in un anno e mezzo di guerra, ma soprattutto, il link a quei “principali indici economici russi” reindirizza addirittura ad un altro articolo della stessa testata giornalistica. A pagamento.
Riassumendo: uno studio, poi rapporto, di Bankitalia, cioè di Banca d’Italia, pubblico ma non pubblicato e che rispecchia le posizioni solo dei suoi autori, e non di quelle della Banca centrale, credeva di aver analizzato il solo shock energetico legato all’aumento del prezzo del gas naturale, arrivando invece, secondo l’articolista, a dimostrare come le sanzioni abbiano danneggiato l’Europa e mancato il loro principale (se non unico) obiettivo: fermare la guerra in Ucraina. A supporto di questa argomentazione, vedasi da una parte i principali indici economici russi (fonti tanto attendibili quanto Bankitalia), appoggiandosi per comodità a un precedente articolo gentilmente pubblicato sulla stessa testata L’Indipendente (che però non si può leggere se non si è acquistato l’abbonamento alla testata) e dall’altra le parole dell’autorevole Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino.
Per fornire un breve commento dell’articolo credo di poter concludere citando una frase della stessa Audiello:
“Oltre al danno, dunque, la beffa.”
PS: ogni tanto andate a scorrere le immagini di Peskov su Google, soprattutto se vi sentite un po’ giù. Personalmente, dopo pochi secondi di perplessità non so come ma scoppio a ridere.
RC

1. Grazie a chi mi ha fatto notare che in diverse testate giornalistiche la Banca d’Italia è denominata “Bankitalia”, mea culpa. Grazie in particolare a chi me lo ha fatto notare con cortesia. Ha pienamente ragione chi mi ha criticato sostenendo che sarebbero bastati tre secondi per verificare, per cui credo che valga la pena darne ragione. Il ragionamento (sbagliato) che ho fatto è stato il seguente: ho di fronte a me un articolo che cita uno studio che studio non è e che parla delle decisioni prese dal governo russo osannandole come prodezze, dunque, data la palese scarsa affidabilità di chi l’ha scritto, posso dedurre che anche il termine “Bankitalia” sia uno strafalcione dell’articolista. Il ragionamento si è rivelato errato. Da questo posso trarre un insegnamento importante tanto per me quanto per chiunque altro: quando ho davanti qualcuno che in 99 casi sbaglia, non è detto che sbagli anche nel 100esimo; allo stesso modo, quando ho davanti qualcuno che in 99 casi ci azzecca, non è detto che al 100esimo non fallisca. In breve: lo “sforzo della verifica dei fatti” va fatto costantemente, soprattutto verso quelle cose che si danno per scontate.

2. Alla parte nella quale parlo della «più spudorata applicazione della tecnica dell’“argomento fantoccio”» mi si contesta il fatto che, in sostanza, l’argomento fantoccio non sia tale. Eppure, «Le sanzioni economiche mirano a provocare gravi conseguenze per la Russia a causa delle sue azioni e a ostacolare efficacemente le capacità russe di proseguire l’aggressione», e non a «fermare la guerra e far fallire l’economia russa», come messo per iscritto nell’articolo de L’Indipendente: tra “fermare la guerra” e “ostacolare efficacemente le capacità russe di proseguire l’aggressione”, così come tra “far fallire l’economia russa” e “provocare gravi conseguenze per la Russia”, ci sono delle profonde differenze. Per chi ancora non avesse capito il messaggio: il punto non è mai stato ridurre la Russia alla fame (operazione impossibile quando confini con un paese di circa un miliardo e mezzo di persone, seconda economia mondiale, che non adotta quelle stesse sanzioni), ma di indebolire per quanto possibile il paese aggressore. Il fatto che l’UE ci sia riuscita o meno non è argomento trattato da questo articolo, né ci interessa, in questa sede, affrontare l’argomento. Ciò che ci interessa è ribadire e sottolineare che quello de L’Indipendente era e rimane un argomento fantoccio.


Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!
Un altro modo per sostenerci è acquistare uno dei libri consigliati sulla nostra pagina Amazon, la trovi qui.