La dieta vegana per i cani è più sicura e sana?

La relatività delle ricerche...

Un* veterinari* ci segnala questo articolo apparso su Vanity Fair:

Altro che bocconcini e crocchette a base di carne! Secondo una nuova ricerca condotta dalla Università di Winchester, gli alimenti vegani sarebbero i più sani e i più sicuri per i cani. I ricercatori britannici sono giunti a questa (inaspettata) conclusione dopo avere esaminato un campione di ben 2500 cani. Questi animali sono stati seguiti nell’arco di un anno.

Risultato: i cani che sono stati nutriti dai loro padroni con alimenti esclusivamente vegani hanno avuto meno necessità di essere portati dal veterinario per disturbi vari, oltre a dover assumere meno farmaci di routine nel corso dei 12 mesi. Diverso il discorso per i cani alimentati con diete convenzionali, dunque con netta prevalenza di cibi preparati con carne: più farmaci e più controlli in clinica veterinaria.

Il professore Andrew Knight dell’Università di Winchester, autore dello studio, ha confermato che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i risultati e soprattutto per comprendere gli esiti della dieta vegana per cani sul lungo termine. Quel che conta, come per noi essere umani, è evitare il fai da te e procedere a un piano alimentare con la consulenza del veterinario, onde evitare carenze nutrizionali. Sicuramente l’interesse di molti proprietari di cani per diete vegane è un tema di stretta attualità. Già nel 2020 l’agenzia di mercato Mintel pubblicava un report nel quale si evidenziava il boom di alimenti plant-based per i cani. Un trend che continua a crescere, complice il desiderio di sempre più persone di ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi.

Innanzitutto vorrei ringraziare chi ha fatto questa segnalazione perché ci ha anche fornito direttamente il link alla ricerca dell’Università di Winchester, risparmiandomi un bel po’ di lavoro e di tempo, dato che i due link messi da Vanity Fair sono molto “generici”.

Partiamo da una piccola frase che viene riportata, giustamente, nella ricerca dell’Università di Winchester:

Funding: This research and its publication open access was funded by food awareness organisation ProVeg International (https://proveg.com). AK received this award ID: Oct2019- 0000000286. However, this funder played no role in study conceptualisation, design, data collection and analysis, preparation of the resultant manuscript nor decisions relating to publication. We are grateful for their financial support.

Finanziamento: questa ricerca e la sua pubblicazione ad accesso aperto sono state finanziate dall’organizzazione di sensibilizzazione alimentare ProVeg International ( https://proveg.com ). AK ha ricevuto questo premio ID: Oct2019- 0000000286. Tuttavia, questo finanziatore non ha svolto alcun ruolo nella concettualizzazione dello studio, nella progettazione, nella raccolta e analisi dei dati, nella preparazione del manoscritto risultante né nelle decisioni relative alla pubblicazione. Siamo grati per il loro supporto finanziario.

Concordo in pieno con il commento di chi ci ha fatto la segnalazione:

Quanto meno indicativo che sia finanziato da una organizzazione vegana. Magari dagli scopi lodevoli di per sé, non discuto, ma… Prima di scrivere bei titoloni su rendere vegane delle specie carnivore come i cani (nulla da eccepire sugli umani vegani, anche per non scoperchiare un vaso di pandora di polemiche) sarebbe bene leggere meglio le fonti, credo.

Spesso la ricerca scientifica viene finanziata dai privati, che si tratti da organizzazioni come ProVeg International o industrie alimentari poco importa, la divulgazione dei risultati ottenuti che verrà fatta dai vari uffici “marketing e comunicazione” li farà sembrare da leggermente a molto positivi, quasi miracolosi. Nonostante sia passato ormai quasi un lustro dall’articolo di Dottore ma è vero che… sui benefici del cioccolato possiamo tranquillamente citarlo come estremamente attuale:

Attenzione: è un “classico” della ricerca scientifica che gli studi finanziati da un’azienda portino più probabilmente a risultati positivi e accade anche per quanto riguarda le ricerche nutrizionali […]

Un consiglio di ordine generale: facciamo sempre attenzione quando leggiamo o ascoltiamo notizie sui benefici o sui rischi di qualche alimento. Purtroppo, la ricerca in campo nutrizionale è condizionata da molti fattori, in primo luogo dalla difficoltà di condurre studi privi di distorsioni: quasi sempre si tratta di studi osservazionali, molte volte affidati alla compilazione di questionari da parte dei partecipanti. Esposti, dunque, a molti condizionamenti che ne limitano l’affidabilità.

Non è mia intenzione iniziare un trattato su cosa c’è dentro una crocchetta o un bocconcino o un paté, o come vengono prodotti, ne verrebbe fuori un articolo lunghetto, troppo lunghetto e non voglio nemmeno scendere nel dettaglio dell’analisi dei risultati ottenuti, sempre per lo stesso motivo; quindi passo direttamente a ciò che reputo particolarmente interessante della ricerca in questione.

Questa ricerca è uno studio osservazionale, affidata alla compilazione di questionari da parte dei partecipanti:

We designed a survey for dog or cat guardians using the ‘Online surveys’ platform

Ovviamente non poteva essere che così, visto che è l’unico modo per avere una ricerca 100% cruelty free e che, allo stesso tempo, coinvolga un numero così elevato di animali. In realtà esistono analisi cruelty free, tipo gli esami di urine e feci, basta chiedere al proprietario dell’animale un piccolo sforzo per raccoglierle in idonei contenitori (non solo dal marciapiede, quello non è uno sforzo, è buona educazione). Ma esistono anche società che fanno test cruelty free sugli animali, anche se non hanno sicuramente 2500 e rotti animali a disposizione. Non vi metto nessun link, non voglio fare pubblicità a nessuno, però fidatevi ci sono e vi assicuro che lì gli animali vivono una vita bellissima come se fossero “in casa”, anzi per certi versi forse anche meglio. Certo i parametri che si possono valutare con queste analisi non sono infiniti e magari non sono del tutto utili a stabilire se una dieta vegana è migliore o meno per un animale tendenzialmente carnivoro.

Una parte davvero molto interessante in questa ricerca è quella relativa ai limiti stessi della ricerca (ve la riporto già automaticamente tradotta, quindi in un italiano un po’ così, dove ad esempio i tutori/guardiani sono i proprietari):

Limiti dello studio

Nel segnalare le diete alimentate, ai proprietari è stato chiesto di “considerare gli ingredienti principali all’interno della normale dieta del tuo animale domestico”. Queste diete di solito non erano alimentate esclusivamente. Dei 2.536 cani nei tre gruppi dietetici principali, il 76% ha ricevuto uno snack almeno una volta al giorno e al 37% sono stati anche offerti regolarmente integratori alimentari. Di conseguenza, i nostri risultati indicano risultati sulla salute quando i cani vengono nutriti con i tre principali tipi di dieta [carnivora, vegetariana, vegana, NdThunderstruck] all’interno di famiglie normali, con normali regimi di alimentazione, piuttosto che quando i cani vengono alimentati esclusivamente con ciascuno dei tre principali tipi di dieta, come potrebbe accadere all’interno di uno studio controllato in una ricerca istituto.

Inoltre, il nostro studio si basava su informazioni quantitative e opinioni fornite dai proprietari. Gli studi medici più affidabili sono studi prospettici su larga scala, che utilizzano valutazioni relativamente obiettive di dati non ambigui. Gli esami clinici veterinari e le valutazioni veterinarie dello stato di salute degli animali sarebbero normalmente più affidabili delle sole opinioni dei tutori e i risultati di laboratorio di parametri fisiologici come esami del sangue e delle urine possono fornire dati particolarmente obiettivi. Tuttavia, quando sono coinvolti grandi numeri di animali, come è necessario per la validità statistica dei risultati, tali studi diventano costosi. Sfortunatamente, tali studi erano ben al di sopra del nostro budget limitato per la ricerca.[…]

Riconosciamo che fare affidamento sui tutori limita l’affidabilità dei risultati, ad esempio a causa di vuoti di memoria. I nostri tutori più a rischio di ciò sono stati quel 5% (119/2536) i cui animali sono passati successivamente a una dieta terapeutica, dopo il mantenimento iniziale di una delle tre diete principali studiate ( Tabella 7). A questi tutori è stato chiesto di “rispondere a tutte le domande sul tuo animale e sulla loro dieta, utilizzando i 12 mesi precedenti l’inizio della loro dieta terapeutica o su prescrizione (cioè medica)”. Quindi, a questi guardiani è stato chiesto di ricordare dettagli di natura più storica. Tuttavia, queste istruzioni chiave sono state evidenziate all’interno del sondaggio e agli intervistati è stato anche detto: “Se non riesci a ricordare i dettagli, fornisci le tue migliori stime o rispondi ‘incerto’ ecc. a seconda dei casi”.

Un’altra fonte di potenziale errore, quando si fa affidamento sulle risposte del tutore, è il pregiudizio inconscio. Ciò potrebbe verificarsi se un tutore che utilizza una dieta per animali da compagnia convenzionale o non convenzionale si aspettasse di conseguenza un migliore risultato per la salute e se questa aspettativa esercitasse un effetto inconscio sulle sue risposte sugli indicatori di salute degli animali domestici. Il nostro studio ha incluso più vegani di quanto riportato in altri studi […]

Fare affidamento sulle risposte segnalate dal tutore è vulnerabile all’errore. Abbiamo cercato di ridurre al minimo l’impatto di questa inevitabile limitazione, chiedendo anche ai tutori di segnalare ulteriormente la valutazione dei loro veterinari, in merito alla salute dei loro animali. Per aumentare l’affidabilità di tali valutazioni veterinarie riportate, abbiamo incluso solo quei tutori i cui animali avevano visto un veterinario almeno una volta nell’anno precedente e che erano certi della valutazione del loro veterinario. [io non ho partecipato a questa ricerca ma posso dirvi che sarei stata un dato sbagliato, nel bene o nel male perché nel 2019 il mio cane ha avuto la “fortuna” di andare due volte dal veterinario ma i problemi vi assicuro non erano legati all’alimentazione: una volta si è rotta un unghietta e una volta ha preso la tenia che i cani non prendono mangiando carne di maiale cruda, NdThunderstruck]

Il nostro sondaggio è stato reso disponibile da maggio a dicembre 2020, durante la pandemia globale di coronavirus (COVID-19). I successivi lockdown potrebbero aver ridotto la frequenza delle visite veterinarie in alcune regioni e, potenzialmente, l’uso di farmaci o diete terapeutiche prescritte dai veterinari. Ad esempio, il 71% degli intervistati ha dichiarato di provenire dal Regno Unito e nel 2020 i lockdown del Regno Unito si sono verificati durante tutto o parte di marzo, aprile, luglio e da settembre a dicembre […]. E sebbene la maggior parte delle età fosse ben rappresentata, gli uomini non lo erano, rappresentando solo il 7% degli intervistati [le “mamme pancine” non hanno solo figli… NdThunderstruck] . La maggior parte dei nostri partecipanti si trovava anche nel Regno Unito (71%) o in Europa (15%). Tuttavia, non riteniamo che queste anomalie avrebbero influito in modo significativo sui dati riportati o sulle opinioni sullo stato di salute di questi animali. [e certo, perché non conoscono il mercato del Far East, Cina e Giappone in cima alla lista, un delirio a dir poco NdThunderstruck]

Ora, tralasciando l’articolo di Vanity Fair, che almeno consiglia di farsi seguire da un veterinario nutrizionista onde evitare carenze nutrizionali anche gravi, e tralasciando anche l’analisi dei risultati della ricerca, vi rendete conto che si basa tutto su un sondaggio online? Vi rendete conto che se una ricerca simile (in soldoni, per tirare acqua al proprio mulino) fosse stata commissionata da una multinazionale degli alimenti per cani e gatti magari ne sarebbe venuto fuori, a livello mediatico, un putiferio di proporzioni gigantesche, ne avrebbe parlato quasi sicuramente anche Report. Ripeto… vi rendete conto che si basa tutto su un sondaggio online? Online. Un sondaggio.

Quando leggete un articolo scientifico, una ricerca o qualsiasi cosa non sia un buon libro, oltre a cercare le fonti e valutarne l’affidabilità guardate anche i finanziatori di eventuali studi, la metodologia e i limiti. Non limitatevi all’abstract e alle conclusioni, nel mezzo c’è un mondo!

Credo non ci sia altro da aggiungere.

Thunderstruck @ butac punto it

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