La disinformazione con le gambe corte e i dati ISTAT

Il 7 marzo sono finalmente usciti i dati ISTAT completi fino a dicembre 2022, purtroppo non ci sono ancora le tabelle relative alle cause di morte, ma si è in grado di tracciare una mappa della mortalità in eccesso in questi tre anni di pandemia.

L’ISTAT nel rilasciare le tabelle ha fatto un grande lavoro, pubblicando non solo i dati degli ultimi tre anni ma anche la media dei decessi tra il 2015 e il 2019, in modo da poter fare un confronto diretto mese per mese, anno per anno. Quello che risulta evidente è che la mortalità eccessiva c’è stata, tanti morti in più, che non hanno altra spiegazione, per ora, se non la pandemia.

Vediamoli nel dettaglio

Partiamo dalla media dei decessi totali ricavata dai dati tra il 2015 e il 2019. Nella tabella ISTAT esistono i dati suddivisi per regioni, e anche per macroaree geografiche, noi per il raffronto useremo solo il secondo dato e la media totale ma potete trovare i dati completi sul sito dell’ISTAT.

media 2015-19 2020 2021 2022
Nord 301885 376181 326534 333138
Centro 131647 141550 143024 143724
Mezzogiorno 212087 228415 239477 236637
totale 645620 746146 709035 713499

 

Quindi l’anno in cui abbiamo avuto più morti in eccesso è il primo della pandemia, il 2020, quando vaccini in circolazione non ce n’erano. 101mila morti in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Un po’ come se fosse svanita una città come Novara o Piacenza, del tutto. Nel 2021 e ’22 i morti in eccesso restano alti, ma siamo comunque più in basso che nel 2020. Senza che ISTAT ci fornisca dati sulle cause di morte è impossibile fare un vero raffronto tra morti improvvise precedenti il 2021 e morti improvvise successive.

Ma esistono altri dati da poter prendere in considerazione, ad esempio le tabelle ISTAT con i decessi suddivisi per classe di età. Non ci dicono nulla sulla causa di morte, ma possono essere usati per smentire le affermazioni di chi sostiene di avere visto un incremento di mortalità improvvisa tra i più giovani. Come ad esempio fanno il dottor Valerio Petterle dalle pagine de La Verità e il dottor Giuseppe Barbaro su Panorama. Sia chiaro, Petterle e Barbaro parlano della loro esperienza personale, ma sarebbe bastato aprire una delle tabelle ISTAT per rendersi conto che le loro affermazioni sui giovani non trovano riscontro nella realtà dei grandi numeri.

Qui su BUTAC spesso ci troviamo a ripetere una nozione importante:

Un analfabeta funzionale traduce il mondo confrontandolo esclusivamente con le sue esperienze personali

Quindi se, come medico, quest’anno ho visto due atleti giovani morire improvvisamente, quando sul tavolo dell’obitorio l’anno scorso ne era passato solo uno, posso tranquillamente dire che le morti improvvise per quanto mi riguarda sono raddoppiate. Il problema è che vanno visti i grandi numeri. E i grandi numeri non mostrano questo raddoppio.

Senza che la cosa dimostri alcunché (perché appunto bisogna guardare i grandi numeri) siamo andati a prendere i decessi di Vittorio Veneto dove risiede il dottor Valerio Petterle: la media dei decessi nella fascia d’età 0-44 era tra il 2011 e il 2019 di 2,33 decessi all’anno (con anni da cinque decessi e anni da zero), nel triennio 2020-22 la media è lievemente più alta, da 2,33 a 3,33, con 7 decessi nel 2021, 1 nel 2020 e 2 nel 2022. Un aumento dato appunto solo e unicamente da quel picco del 2021, sia nel 2022 che nel 2020 in quella fascia d’età a casa del dottor Petterle non ci sono stati picchi, anzi, c’è stata una mortalità nei numeri attesi. Se volete rifare i conti dovete scaricarvi gli Excel dal sito dell’ISTAT, cosa che avrebbe dovuto fare la giornalista Raffaella Regoli prima di mettersi al lavoro sull’articolo pubblicato da Panorama e sul servizio trasmesso da Fuori dal Coro (la stessa giornalista di cui abbiamo già parlato, tra l’altro, poche settimane fa proprio per un servizio a Fuori dal coro).

Oppure, sempre per sfatare la malinformazione che vediamo fare su giornali e TV, potreste leggervi lo studio pubblicato su Vaccine dicembre 2023. Studio italiano, di grande valore statistico, che riporta nelle conclusioni:

Nell’intera popolazione di una provincia italiana, seguita per una media di 14 mesi, gli individui che hanno ricevuto una o più dosi di vaccini COVID-19 non hanno mostrato un aumento del rischio di morte per qualsiasi causa, morte non correlata all’infezione da SARS-CoV-2, o uno qualsiasi degli eventi avversi gravi potenzialmente correlati ai vaccini selezionati che richiedono il ricovero in ospedale (infarto del miocardio, insufficienza cardiaca acuta, arresto cardiaco, ictus ischemico o emorragico, dissezione dell’arteria coronarica, aneurisma aortico o periferico, embolia polmonare, trombosi venosa profonda e miocardite, o pericardite).

Perché queste cose non le troviamo spiegate su Panorama – se non in un trafiletto in scarsa evidenza – o non sono state dette da Mario Giordano a Fuori dal Coro? O riportate su La Verità? La risposta è semplice: perché con la corretta informazione non si fanno grandi ascolti e guadagni, non si spaventa il proprio pubblico che ritornerà anche la settimana dopo, no, con la corretta informazione al massimo ci si espone agli attacchi di chi è talmente assuefatto da questi metodi da difenderli a spada tratta.

maicolengel at butac punto it

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