PRECISAZIONI: La petizione per un secondo referendum su Brexit
Stanno circolando varie voci che vogliono porre l’attenzione sulla “falsa” petizione britannica fatta per indire un secondo referendum sull’uscita dall’Unione Europea dei britannici. In realtà la petizione esiste eccome, quindi ho pensato di aggiungere qualche precisazione per chi non ha le idee chiare al riguardo.
Ho già scritto un lungo articolo su BUTACmag, pubblicato giusto ieri, dove ho cercato di spiegare la situazione Brexit/Bregrets al mio meglio, parlo anche della petizione, ma forse è il caso di spiegarvela per bene anche qui su BUTAC.
Il governo inglese da qualche anno ha aperto un sito che si chiama petition.parliament.uk. Il sito è ufficiale, si presenta così all’utente:
Il sito permette di raccogliere firme su argomenti di pubblico interesse, lo fa in maniera ufficiale, rivolgendosi ai sudditi del Regno Unito. E spiega chiaramente la finalità del sito:
If a petition gets 10,000 signatures, the government will respond
Tra le varie petizioni quella di cui si parla è quella che sta raccogliendo in assoluto più firme, la trovate qui. Al momento (ore 23:17 del 26 giugno 2016) sono lievemente sopra i tre milioni e mezzo di adesioni. Mentre leggete saranno probabilmente aumentate.
Questi numeri hanno fatto sì che non solo il Governo dovrà rispondere alla richiesta, in qualche maniera perlomeno, ma verrà preso in considerazione di trattare l’argomento in Parlamento.
Parliament will consider this for a debate
Parliament considers all petitions that get more than 100,000 signatures for a debate
Waiting for 2 days for a debate date
Government will respond
Government responds to all petitions that get more than 10,000 signatures
Waiting for 2 days for a government response
Non esistono “goal” in più, superate le centomila firme si è raggiunto l’obiettivo, mentre qui la raccolta sembra non avere fine.
Come spiegano i vari complottisti chiunque in teoria può firmarla, l’unica cosa richiesta è una conferma via mail, nessun numero di passaporto, nessun certificato di nascita, chiunque può aderire, anche se solo le firme dei britannici hanno valore. Purtroppo il non aver inserito nessun sistema di controllo ha fatto sì che qualche genio si sia messo a firmare anche senza esser cittadino britannico, la cosa è risultata presto evidente al governo inglese, e difatti già nel pomeriggio di domenica è stata rilasciata una dichiarazione dalla House of Commons in merito alla regolarità delle firme:
The House of Commons petitions committee is investigating allegations of fraud in connection with a petition calling for a second EU referendum.
Its inquiry is focused on the possibility that some names could be fraudulent –77,000 signatures have already been removed.
Settantasettemila finora sono state rilevate come non autorizzate al voto e cancellate, settantasettemila su oltre tre milioni e mezzo sarebbe una bazzecola, ma credo che sia necessario spiegare qualcosa di più.
Innanzitutto le firme false sembra che provengano per lo più da un bot creato da 4chan che sta firmando ripetutamente la petizione con nomi falsi ed improbabili. Perché farlo? Ma perché i troll alla fine si divertono anche così, fa parte delle regole del gioco, e ha fatto malissimo il governo britannico a non prevedere che uno strumento come quello potesse esser facilmente vittima di attacchi di questo genere. Onestamente la cosa mi crea particolare fastidio, ritengo che vandalizzare un servizio pubblico del genere sia comunque grave, visto che si crea danno ai cittadini e non al governo stesso che si voleva trollare. O forse si volevano prendere per i fondelli proprio i cittadini. Non sempre mi è chiaro questa forma di vandalismo.
Ma anche al di fuori della petizione in atto ritengo che online circoli davvero molta disinformazione. Pur avendone parlato a lungo su BUTACmag ritengo che sia necessaria qualche precisazione anche qui.
L’UK è fuori dall’Unione?
In realtà no, il referendum non è vincolante, serve ad avere il parere del paese, non a abrogare trattati o altro. Quindi ora il governo sa che il 52% degli elettori che ha espresso il proprio voto vorrebbe lasciare l’Unione. Ma come ci spiega la BBC, lo stesso Farage si era espresso qualche settimana fa in termini abbastanza chiari:
There could be unstoppable demand for a re-run of the EU referendum if Remain wins by a narrow margin on 23 June, UKIP leader Nigel Farage has said.
Mr Farage said he believed the Leave campaign were on course for victory.
But he said there would be resentment, particularly in the Conservative Party, if not, with claims the referendum will not have been a fair contest.
If we were to lose narrowly, there’d be a large section, particularly in the Conservative Party, who’d feel the prime minister is not playing fair, that the Remain side is using way more money than the Leave side and there would be a resentment that would build up if that was to be the result
Oddio, lui vedeva la situazione ribaltata, e parlava di un secondo referendum in caso avesse vinto il Remain per un piccolo margine, ma i numeri sono gli stessi che abbia vinto l’una o l’altra parte. Cameron all’epoca, convinto di una vittoria schiacciante del Remain, aveva commentato così:
“Once in a generation, once in a lifetime” decision, saying the UK had “referendums not Neverendums”.
A spiegare che lui sarebbe stato contrario all’ipotesi di un secondo referendum nel caso vittoria risicata.
“Una volta in una generazione, una volta nella vita, referendum, non storie infinite.”
Si farà un secondo referendum?
Cameron dice di no, Farage, prima di sapere della vittoria, l’aveva ipotizzato, ma io francamente non credo ci sarà un secondo referendum, so che i britannici, precisi come sono, faranno quanto promesso, discuteranno in Parlamento della questione e daranno una risposta ai propri cittadini. E non è detto al 100% che usciranno dall’Unione: come spiegato prima il referendum non ha alcun valore se non quello di esprimere il parere del Paese, un Paese oggi diviso.
È curioso però andare a scoprire chi ha aperto la petizione e quando l’ha fatto, perché si ricollega perfettamente alle dichiarazioni di Farage. Sì, perché come spiega sempre l’ottima BBC questa petizione è stata aperta il 24 maggio, da tal William Oliver Healey, la petizione terminerà di raccogliere firme il 25 novembre di quest’anno. Il motivo dell’apertura? Ignoto, ma molti sospettano che fosse proprio a causa del dubbio che il Remain vincesse per poco, esattamente come teorizzato dal leader dell’UKIP.
Oggi sono tanti i membri del partito dei labour a far finta che non sia stato dichiarato nulla prima del referendum, e a spiegare chiaramente che non se ne farà un secondo, e la penso così anche io, uno è bastato e avanzato, ora sta ai politici fare per davvero il proprio lavoro. Rimettersi alla risicata maggioranza di popolo? O studiare accordi che possano salvare capra e cavoli? L’Unione Europa sembra decisamente averne piene le scatole, ed è stato chiesto che il processo avvenga nel modo più veloce possibile. Ma come cercavo di spiegare su BUTACmag non è detto che le cose possano esser più di tanto veloci.
Sempre per curiosità nel frattempo è spuntata una seconda petizione, che ha raccolto quasi duecentomila adesioni, stavolta è su Change, ed ovviamente vale solo a scopo di sensibilizzazione, ma fa sorridere. La proposta?
Declare London independent from the UK and apply to join the EU.
Che dire, non credo volesse esser umoristica, ma a me un sorriso l’ha strappato.
Beati gli uTonti che non si rendono conto del momento difficile che stiamo attraversando.
Per altri approfondimenti sull’argomento vi rimando ancora una volta al lungo articolo su BUTAcmag.
Michelangelo Coltelli
maicolengel at butac punto it
https://www.youtube.com/watch?v=P3DrLiEJi30